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La bufala della settimana: l’inesistente morte di Max Giusti

La nuova, deprecabile moda dei titoli ambigui

In un recente articolo stigmatizzavamo alcune mode linguistiche affermatesi negli ultimi tempi. Additavamo l’ormai scomparso petaloso (nipote dell’attimino), e soprattutto l’uso della locuzione piuttosto che con valore disgiuntivo anziché avversativo.

Scelte che fanno arrabbiare chi conosce e ama la nostra meravigliosa lingua, ma che altro non sono se non brutte abitudini da non seguire.

Ultimamente su tanti, e qualitativamente tutti discutibili, siti Internet, sta allignando un’altra consuetudine linguistica, una furberia acchiappaclic ai limiti della legalità.

E diciamo proprio ai limiti, perché i titoli in questione non esplicitano mai del tutto ciò che dovrebbero sottintendere, dando così modo al direttore di turno di difendersi da eventuali segnalazioni o denunce.

Ma di certo, al di là degli aspetti squisitamente legali, ci sono quelli etici. Anzi, per meglio dire, gli aspetti etici si sono ormai polverizzati da questa moda né più né meno deprecabile. Scopriamo di cosa si tratta, e vediamo in che modo – in questi ultimi giorni – un simile escamotage è stato adoperato ai danni del povero Max Giusti, che sarebbe stato considerato morto, o meglio scomparso, o meglio…

Ma prima facciamo un passo indietro.

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“Italia ripescata ai Mondiali. Ora c’è la certezza”

L’estensore di questo articolo, nel corso delle ultime settimane, ha letto decine di titoli come quello di questo paragrafo.

Pur non essendo un tifoso troppo acceso della Nazionale di calcio di Roberto Mancini, era a conoscenza del fatto che fosse stata ventilata la pallida ipotesi per cui gli Azzurri avrebbero potuto, appunto, essere ripescati per il prossimo Campionato mondiale. Il motivo? Un ricorso (poi respinto) della Nazionale cilena, nei dettagli del quale non è il caso di entrare.

Un titolo così, insomma, è in modo inequivocabile riferito al fatto che l’Italia sarà certamente ripescata per i prossimi Mondiali, giusto?

Invece, aprendo l’articolo, dopo una premessa sensazionalistica e di lunghezza chilometrica (“finalmente la notizia che tutti aspettavano…”, “ora tutto il mondo lo sa…” eccetera), ecco la doccia fredda. Il titolo si riferiva all’esatto contrario di quanto ogni lettore si era immaginato. Adesso, voleva intendere il titolo, si ha la certezza che la Nazionale di Roberto Mancini non sarà ripescata per il prossimo Campionato mondiale.

Il trucco linguistico

Il subdolo espediente linguistico è chiaro. Consiste nel costruire il titolo che tutti si attendono, così da acchiappare più clic possibile. Poi il titolo medesimo, ricollocato all’interno dell’articolo, viene circostanziato, e il senso finale può apparire anche l’opposto di quello che tutti intendevano.

Voi capite, cari lettori, che così si può sparare qualunque scoop. Facciamo un esempio? Titolo: “Morta la Regina Elisabetta”. Salvo poi leggere, nell’articolo: “Ecco cosa si augurano gli inglesi più avversi alla monarchia”.

E in effetti, se gli articoli sul presunto ripescaggio dell’Italia del calcio sono un po’ di cattivo gusto e nulla più, quelli che giocano sulla vita di alcuni personaggi sono davvero indigeribili.

È il caso di Max Giusti, dato per morto (ma mai in maniera esplicita) nei giorni scorsi.

Vediamo in che modo.

Max Giusti morto?

La morte, si sa, fa così paura da essere quasi impronunciabile. E allora, quando si vuole indicare la fine dell’esistenza di qualcuno, spesso si ricorre a eufemizzazioni come “è scomparso”, “se n’è andato”, “è mancato”, “non ce l’ha fatta” eccetera.

Adoperando questa gamma di espressioni, una serie di testate desiderose di aumentare le visualizzazioni hanno preso di mira Max Giusti, attore, doppiatore e conduttore. Creando una serie di pezzi ambigui, i cui titoli avrebbero fatto pensare a qualunque lettore di buon senso che Max Giusti fosse morto.

Un esempio

Uno dei titoli (di una testata che non citiamo, per evitare di darle ulteriore audience) recitava: “Addio Max Giusti. Purtroppo non lo vedremo più. Un duro colpo.”

E nell’articolo, che riprende per sommi capi la carriera artistica di Giusti, appare in più punti l’accenno a una “brutta notizia”.

Ed eccola, nel finale del pezzo, questa fantomatica brutta notizia finalmente esplicitata: “Il conduttore ha spiegato che il suo show è stato sospeso per testare un nuovo programma, per la precisione Celebrity Chef di Alessandro Borghese.”

Quindi Max Giusti non è affatto morto: alla peggio il suo programma Boss in incognito non è andato come previsto. Ma il problema è un altro.

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Clickbait ed etica

Il mondo del clickbait, ovvero l’insieme dei mezzucci acchiappaclic, dovrebbe essere normato, perché ha ormai ampiamente travalicato i limiti del buon gusto.

Sarebbe auspicabile una regola che vietasse titoli palesemente ingannevoli o che giochino, in modo più o meno velato, con la salute delle persone chiamate in causa.

E assieme alla legittima indignazione verso i produttori di fake news via social, sarebbe bene coltivare anche quella nei confronti di chi, più subdolamente, diffonde bufale in veste di giornalista.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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