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Chi è Frances Haugen, l’ex-dipendente che ha svelato i segreti di Facebook

Dopo aver consegnato dati interni all'azienda al Wall Street Journal e alle autorità, si racconta su 60 Minutes

La “whistleblower” che ha denunciato Facebook, condividendo dei dati segreti dell’azienda con la stampa e con il Congresso degli Stati Uniti, ha raccontato la sua storia in un’intervista. Su 60 Minutes, storico programma giornalistico della CBS, Frances Haugen ha svelato cosa ha visto mentre lavorava per Facebook. La ex product manager ha spiegato che il social “preferisce i profitti alla sicurezza“. Ma chi è la donna che si schiera contro un’azienda da mille miliardi di dollari?

Frances Haugen: chi è l’ex-dipendente che svela i segreti di Facebook

John Tye, fondatore di Whistleblower Aid, no-profit che tutela chi rivela dati segreti su attività illecite di aziende e istituzioni, ha ricevuto una telefonata a maggio. Ha conosciuto così Frances Haugen, che fino a ieri rappresentava sotto lo pseudonimo di “Sean”. Una donna che Tye definisce: “una persona davvero coraggiosa che sta correndo un rischio personale per fronteggiare un’azienda da mille miliardi di dollari“.

Haugen ha deciso di metterci anche la faccia, in un’intervista per 60 Minutes, storico programma di approfondimento della CBS. Davanti alle telecamere abbiamo quindi visto una donna di 37 anni, che ha deciso di denunciare l’azienda per cui lavorava fino a poco tempo fa.

Figlia di due docenti universitari, Frances Haugen nasce nell’Iowa, lo stato americano in cui si effettuano i primi “caucus” per le primarie presidenziali. Partecipando a questi eventi, sul proprio sito racconta di aver da subito imparato la responsabilità della partecipazione civile. Si laurea ad Harvard nel 2006 in ingegneria elettronica. Poi lavora come product manager da Google, lavorando su Google Books e Google AdWords. Ha poi lavorato in quel ruolo per Yelp, per Pinterest. Ha fondato un’app di dating. Insomma, ha avuto una carriera rapida e importante nel mondo della tecnologia americana. Il suo è il tipo di curriculum che fa gola a tutti. Anche a Facebook, che l’assume nel 2019 come product manager.

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Robert Fortunato for CBS News/60MINUTES

“I profitti prima della sicurezza”

Lavorare per un’azienda importante nel mondo della tecnologia come Facebook potrebbe essere un sogno per molti colleghi di Haugen. Ma le decisioni dell’azienda diventano presto insopportabili per lei. “Ho visto un sacco di social network e a Facebook era decisamente peggio di qualsiasi cosa avessi visto. Facebook, di volta in volta, ha dimostrato che preferisce i profitti alla sicurezza“.

Haugen gestiva per Facebook le “problematiche legate alla democrazia e alla disinformazione“. Lì ha potuto vedere in prima persona come il social gestiva tematiche importanti e ha deciso di agire. Fornendo informazioni sensibili al Wall Street Journal e inviando alle autorità americane i dati interni della compagnia, accompagnate da lettere in cui spiegava i problemi.

Le lettere mettevano in evidenza la differenza fra quanto Facebook diceva pubblicamente (e agli investitori) e le informazioni condivise internamente. Infatti sebbene Facebook avesse “pubblicizzato il suo lavoro per combattere disinformazione e l’estremismo violento dopo l’elezione del 2020 e l’insurrezione” del 6 gennaio, era già a conoscenza di tutti questi problemi. “In realtà, Facebook sapeva che i suoi algoritmi e piattaforme promuovevano questo tipo di contenuti pericolosi e ha fallito nel fornire internamente contromisure raccomandate e di lungo effetto”.

facebook narcotrafficanti e schiavisti moderazione-min

Dopo aver denunciato al SEC (Securities and Echange Commission, la commissione di vigilanza sulla borsa valori) la compagnia, Haugen ha anche contatto i senatori Blumenthal e Blackburn. I quali ad agosto domandarono a Facebook di pubblicare gli effetti di Instagram sui più giovani. Ma Facebook avrebbe evitato di parlare delle ricerche interne sull’argomento, decantando solo gli aspetti positivi del social. Questa è una delle motivazioni che ha spinto Haugen e i suoi legali a contattare il Wall Street Journal per pubblicare gli esiti della ricerca.

Frances Haugen contro Facebook na battaglia appena iniziata

L’ingegnere ha lasciato Facebook e denunciato l’azienda, che per lei ha compiuto fatti orribili. Per esempio nascondendo gli effetti di Instagram, per poter ottenere maggiori profitti. Alla CBS Haugen ha spiegato che “Una ricerca realizzata da Facebook dice che le giovani donne che seguono contenuti legati al disordine alimentare, più seguono questi temi e più entrano in depressione. E questo porta a usare Instagram di più.

E i problemi sono ancora più terribile a livello internazionale. “Facebook sta lacerando le nostre società e causando violenze etniche in tutto il mondo, incluso il Myanmar nel 2018 quando i militari hanno usato Facebook per lanciare un genocidio“. Informazioni che i documenti da lei condivisi non solo confermano, ma secondo Haugen e i suoi avvocati dimostrano che Facebook sapeva ma non ha agito. Mettendo i profitti prima della sicurezza degli utenti.

La battaglia di Haugen ha quindi un peso enorme. Ed è appena iniziata. Martedì 5 ottobre testimonia davanti al Congresso nella commissione sull’impatto dei Facebook sui più giovani. Inoltre ha distribuito i dati ai procuratori di diversi stati americani, fra cui la California (dove ha sede Facebook), Vermont, Tennessee, Massachusetts e Nebraska. Inoltre, ha contattato anche esponenti politici in Francia e Regno Unito, oltre dei membri del Parlamento Europeo.

Per questo motivo Whistleblower ha istituito una pagina GoFundMe, che ha raccolto oltre un migliaio di dollari in mezz’ora. Poco paragonato alle “risorse illimitate ed eserciti di avvocati” (per usare le parole del sito) di Facebook. Il quale non ha al momento risposto all’intervista di Frances Haugen. Ma ha già detto che le rivelazioni fatte al Wall Street Journal sono “fuorvianti“.

Facebook avrà la possibilità ora di difendersi in più sedi, per dire la sua riguardo alle pesantissime accuse di Frances Haugen. Che è un nome che impareremo presto: siamo certi che torneremo a riportare notizie riguardo questa vicenda, che sta assumendo una portata epocale. Vi terremo aggiornati.

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Source
The New York Times

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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