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La moda di seconda mano è sempre più simile al fast fashion

Il consumo è troppo elevato

La moda di seconda mano ha spopolato negli ultimi anni come alternativa sostenibile all’acquisto di capi di fast fashion, pur avendo un budget esiguo. Ma secondo un nuovo report, i vestiti di seconda mano e quelli di fast fashion stanno avendo sempre di più una cosa in comune: il consumo eccessivo.

La moda di seconda mano è sempre meno sostenibile e più simile al fast fashion

moda di seconda mano fast fashion 1

Nonostante la profonda sostenibilità dietro ai capi d’abbigliamento usati, un nuovo rapporto di The RealReal suggerisce che gli acquirenti stiano acquistando in modo simile alle collezioni a prezzo pieno e al fast fashion: c’è una particolare attenzione alle tendenze, alla novità; c’è un tasso elevato di abbandono e un consumo eccessivo. Insomma, sebbene gli acquisti siano di seconda mano, il comportamento dietro allo shopping è il medesimo.

Questo è preoccupante per gli esperti di sostenibilità, che stanno sollevando domande sull’impatto ambientale della categoria in crescita. Certo, i clienti sono più attenti al ciclo di vita di un prodotto, però seguono ancora i trend di moda e dopo poco tempo dall’acquisto se ne disfano.

“È positivo che la rivendita stia crescendo, ma il rischio potenziale è che le persone trattino la rivendita come il fast fashion”, afferma la scrittrice e consulente Aja Barber. “Se sei attento alla moda, ti rivolgi alla seconda mano perché è meglio per l’ambiente rispetto a comprare capi nuovi, non come una scusa per consumare costantemente”.

La Gen Z acquista e rivende capi d’abbigliamento settimanalmente

Sempre più persone acquistano abiti di seconda mano, ma ciò non significa che stiano acquistando meno nel complesso. Questo vale soprattutto per la Gen Z e i millennial, che rappresentano il 41% della base di utenti di The RealReal, un marketplace di vestiti e accessori di lusso autore del report. Nell’ultimo anno il sito ha avuto 5.3 milioni di nuovi utenti, con un aumento degli acquisti del 44%.

Questi clienti utilizzano piattaforme tra cui The RealReal per stare al passo con le tendenze. Balenciaga è entrato nella top 10 dei marchi di lusso della piattaforma quest’anno, spinto dalla celebrità nata con le partnership con Kim Kardashian e Justin Bieber. Anche collezioni meno recenti di Roberto Cavalli e altri stilisti sono aumentate, segnando un +439%, poiché indossate da celebrità come Kendall Jenner e Bella Hadid nell’ultimo periodo.

moda di seconda mano

Il problema non è tanto l’acquisto di questi capi d’abbigliamento, ma la rapidità con cui poi i giovani se ne sbarazzano una volta passati di moda. Dall’inizio della pandemia la velocità con cui gli utenti acquistano e alla fine rivendono articoli sulla stessa piattaforma è raddoppiata. Dato che i prodotti dei grandi marchi mantengono il loro valore nel tempo, la generazione Z sta rivendendo i vestiti a un ritmo molto elevato. Secondo l’ultimo rapporto di Rival Thredup, il 36% degli intervistati della Gen Z acquista e rivende abbigliamento settimanalmente o mensilmente.

“I consumatori sono dipendenti dalle novità, indipendentemente dal fatto che provengano dal mercato primario o dall’usato”, afferma Sasha Skoda, senior director del merchandising di The RealReal. “Con l’ascesa dei social media e la tendenza per gli haul [i video in cui le persone mostrano cosa hanno acquistato di recente], le persone acquistano all’ingrosso per evitare di ripetere gli outfit”.

La rivendita come categoria è cresciuta notevolmente negli ultimi anni. Il rapporto di Thredup del 2022 suggerisce che il mercato globale dell’abbigliamento di seconda mano crescerà del 127% entro il 2026, a 218 miliardi di dollari.

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Bisogna fermare l’eccessivo consumo

“Collettivamente dobbiamo rallentare, non importa come consumiamo”, afferma Venetia La Manna, sostenitrice della moda sostenibile e attivista. “Portare le persone dal consumo eccessivo di fast fashion al consumo eccessivo di lusso di seconda mano è un progresso, ma il consumo eccessivo di qualsiasi cosa non ci salverà”.

La Manna afferma che le piattaforme di rivendita, tra cui The RealReal, potrebbero in qualche modo arginare la situazione, educando i consumatori sulla moda sostenibile e spingerli ad acquistare e rivendere meno spesso. Come ogni bene apparentemente sostenibile, se affrontato nel modo sbagliato può fare danni all’ambiente quanto l’alternativa meno sostenibile: la moda di seconda mano è la scelta giusta per rimettere in circolo i capi, ma il consumo eccessivo – come sta avvenendo ora – avrà più effetti negativi che positivi.

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Source
Vogue Business

Sara Grigolin

Amo le serie tv, i libri, la musica e sono malata di tecnologia. Soprattutto se è dotata di led RGB.

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