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In Cina censurato un romanzo ancora in bozza nel PC dell’autrice

Era salvato in cloud su WPS Office

La censura è, in sintesi, il controllo della comunicazione da parte di un’autorità preposta. Che limita la libertà di espressione e l’accesso all’informazione con l’intento di tutelare l’ordine sociale e politico esistente.

Dovrebbe dunque avere, in teoria, una funzione positiva. Se non fosse che, troppo spesso, la censura viene attuata dai regimi autoritari per soffocare il dissenso. Pensiamo ad esempio alla Russia dei giorni nostri (e alle abili contromosse della popolazione per sfuggirvi).

C’è poi il discorso della censura alle opere d’arte. Sovente attuata nei confronti di prodotti dell’ingegno che, se non opportunamente ritoccati, avrebbe offeso il pudore dei fruitori. Ma in realtà le forbici del censore servono per uniformare le opere a codici morali rigidi e antiquati, o per smussare eventuali critiche al sistema politico o sociale vigente.

Inutile aggiungere che, così facendo, si sottrae all’opera stessa parte della propria forza espressiva, della propria originalità, della propria corrosività.

censura cinese

La Cina e il (quasi) romanzo censurato

L’ansia di ridurre il potenziale sovversivo di un’opera attraverso la censura ha raggiunto il suo acme in Cina. Dove un romanzo è stato censurato quando ancora si trovava nello stato di bozza, nel computer della scrittrice che vi stava mettendo mano.

Scopriamo cosa è successo.

Mitu e il romanzo censurato in Cina

Nell’Ottocento si davano alle stampe quei bei romanzoni di 500 pagine o più, che contenevano mondi articolati. Oggi la nostra epoca, così frenetica a sincopata, quasi impone di redigere narrazioni più brevi.

Tuttavia, non di questo avviso è la scrittrice cinese il cui pseudonimo è Mitu. E che da mesi stava lavorando a un romanzo, del quale aveva già prodotto oltre 1.300.000 battute. Se si calcola che una cartella standard contiene circa 1.800 battute, significa che l’opera in questione aveva già abbondantemente superato le 700 pagine.

Era, però, ancora nello stato di bozza, alla quale l’autrice lavorava ogni giorno dal proprio computer. E che salvava puntualmente in cloud, per una maggiore garanzia di conservazione della propria opera.

Errore fatale.

WPS Office e la censura preventiva

Sì, perché una mattina – accendendo come di consueto il suo computer – Mitu scopre che il proprio romanzo è non scomparso ma del tutto inaccessibile. Problema momentaneo del cloud? Guai tecnici al computer’ Magari. Il vero problema erano i “contenuti sensibili” presenti nella sua opera in fieri.

E così il programma WPS Office, utilizzato dalla scrittrice, ha pensato bene di levarle la possibilità di proseguire nella stesura.

Mitu, vittima di questa assurda censura preventiva, non ha taciuto. Si è rivolta al forum letterario Lkong e al social network Xiaohongshu. La voce si è sparsa, sono intervenuti in sua difesa anche diversi influencer. E sono venuti alla luce simili casi – precedenti a quello ai danni di Mitu – di quella che potremmo chiamare censura delle intenzioni. Attuata sempre su WPS Office, alternativa a suite più diffuse (almeno in Occidente), come Google Docs o Microsoft Office 365. 

La legge cinese

Tuttavia l’operazione, per quanto sia un’assurda conculcazione della libertà, è prevista dalla legge cinese sulla sicurezza informatica.

A pechino non esiste, ad esempio, la crittografia end-to-end. Kingsoft, proprietaria della suite WPS Office, ha inoltre fatto sapere che “tutte le piattaforme che forniscono servizi di informazione online sono responsabili della revisione dei contenuti diffusi sulle loro piattaforme”.

Il problema, quindi, non sussiste finché si scrive salvando i propri documenti in locale. Ma scatta al momento della condivisione.

Lieto fine?

Pare tuttavia che, dopo una ingente mobilitazione sui social avviata dalla stessa autrice (l’argomento era diventato top trend sul social cinese Weibo), ci sia il lieto fine.

Stando a quanto riportato dal South China Morning Post, Mitu è tornata in possesso della sua (poderosa) bozza. Che, accuratamente controllata dai censori, non ha mostrato passaggi particolarmente problematici.

La censura alle intenzioni

Il romanzo censurato in Cina prima ancora che fosse dato alle stampe apre a un problema tutt’altro che banale.

Censurando ciò che è ancora in bozza (e che magari, successivamente, sarebbe stato espunto) si mette un bavaglio alle intenzioni. È come se si volesse imporre non solo di dire certe cose e tralasciarne altre, ma anche pensare in un determinato modo allineato al potere. Perché in fondo ciò che finisce in una prima stesura sulla pagina è un pensiero grezzo. Che poi, riletto e rielaborato, può anche discostarsi di molto dalle intenzioni o dalla forma originarie.

Insomma: per quanto la storia di Mitu abbia un lieto fine, non somiglia per niente a una bella storia.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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