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Social vietati agli under 13: ecco la proposta di legge

Proposta avanzata da Azione e Italia Viva

Curioso dover intervenire con una proposta di legge su un argomento in cui, in teoria, una norma c’è già.

Nel senso che in Italia, come in altri Paesi, la soglia minima per poter aprire un account social è fissata a 14 anni. La proposta di legge richiede invece che i social siano vietati agli under 13, quando ciò dovrebbe già avvenire (e più avanti vedremo perché ciò non avviene).

Curioso poi che a presentare la proposta siano due partiti i cui segretari, dopo una breve liaison, hanno rotto in maniera brusca e con reciproche accuse al vetriolo. Stiamo parlando di Carlo Calenda e Matteo Renzi, alla guida rispettivamente di Azione e di Italia Viva.

Parte proprio da questi ue partiti la proposta di legge per vietare i social agli under 13. Di cosa si tratta?

minori social

La proposta di legge

La proposta di legge è stata avanzata da Carlo Calenda assieme ad alcuni deputati del suo partito, Azione, e da altri di Italia Viva. Ed è stata presentata anche in un post apparso giovedì 8 giugno sul sito ufficiale di Azione.

In cui un video esplicativo è accompagnato da una didascalia che così recita: “L’utilizzo eccessivo dei social media da parte degli adolescenti comporta numerosi rischi per la loro salute. Non possiamo lasciare le famiglie da sole a gestire queste situazioni.

Abbiamo, quindi, presentato una norma che vieta di accedere ai social sotto i 13 anni e di permetterlo solo col consenso dei genitori tra i 13 e i 15.

Esiste già una legge, ma quello che vogliamo fare è prevedere un meccanismo per farla funzionale effettivamente.”

Social vietati agli under 13

Nel video è lo stesso Carlo Calenda a spiegare che, appunto, esiste già una legge secondo cui i principali social network sarebbero accessibili solo a partire dai 14 anni (e non dai 13).

Ma il problema, su cui torneremo, è la facilità di aggiramento di queste norme. Dunque, spiega Calenda, l’idea è quella di “non lasciare sole le famiglie”. La proposta di legge vieterebbe insomma l’accesso ai social per gli under 13, e darebbe la possibilità a chi di anni ne ha da 13 a 15 di avere un account solo con il consenso dei genitori.

Ma il punto principale è quello illustrato dalle parole conclusive della didascalia, che accennano a un meccanismo perché tale legge risulti davvero funzionante.

Il problema dell’aggiramento dell’età

Sono svariate le ricerche, a livello nazionale e non solo, che mostrano con quanta facilità i giovanissimi aggirino le troppo deboli modalità di controllo dell’età da parte delle principali piattaforme social. E creino i propri account ben prima dei 14 anni.

A ciò, spesso si affianca un atteggiamento diciamo un po’ troppo distratto da parte di genitori e familiari adulti. Facile, dunque, che ragazzini e bambini abbiano accesso non solo ai social, ma addirittura ai contenuti per adulti.

L’idea di Calenda è quella di appoggiarsi a provider che mettano al servizio degli utenti una piattaforma (il leader di Azione qui resta piuttosto sul vago) in cui ci si registri, e che sia in grado di certificare l’età di ogni utente.

Il provider, che fungerebbe da filtro tra i ragazzi e i social network, non fornirebbe ai social stessi l’identità completa dei giovanissimi, ma un codice identificativo, rilasciato solo se il soggetto risulti davvero almeno tredicenne (o over 15 per aprire un account in autonomia, o ancora over 18 per l’accesso a ogni tipo di contenuto).

Il 90% dei dodicenni italiani ha un profilo online

Come abbiamo riportato in un altro articolo, uno dei più recenti report sugli account aperti dai giovanissimi lo ha prodotto l’Università di Cassino nel novembre del 2022.

Dallo studio emerge che il 78% degli undicenni e il 90% dei dodicenni italiani hanno un profilo online. Inoltre, il 50% di loro ritocca la propria immagine (e qui sono fin troppo evidenti le conseguenze psicologiche sulla percezione di sé).

E il tempo medio trascorso online dagli under 14 del nostro Paese è di due ore al giorno.

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Legge sì, ma anche (soprattutto?) dialogo

Una proposta di legge simile è stata approvata in Francia, ma la sua attuazione è stata rimandata perché va ancora perfezionato il versante tecnico (mancano, insomma, provider e piattaforme per registrarsi fornendo la propria età). Un’altra proposta è al vaglio negli Stati Uniti.

Una legge che vieti i social agli under 13 potrebbe essere di certo importante, specie se – appunto – di facile applicabilità.

Un’altra strada potrebbe essere quella di un più severo sistema di sanzioni alle aziende a capo dei social che non applicano meccanismi severi di verifica dell’età.

Ma restiamo persuasi del fatto che, più delle azioni coercitive o punitive, sia imprescindibile la supervisione dei genitori, e la capacità di instaurare un dialogo con i figli. Anche perché, si sa, ogni norma stimola (specie nei ragazzi) l’irresistibile istinto di infrangerla.

Certo, aggiungiamo che il primo insegnamento passa per l’esempio: genitori che spiegassero ai loro figli quanto sia nociva la sovraesposizione ai social, ma lo facessero col naso contro un device, non sarebbero troppo credibili.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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