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Confartigianato: l’intelligenza artificiale mette a rischio 8,4 milioni di lavoratori

Ma i dati europei sono ancor meno confortanti

Giusto nelle scorse ore è stato pubblicato un report, che abbiamo riportato in un articolo, in cui si sconfessano le fosche previsioni sull’impatto dell’intelligenza artificiale sui lavoratori. O più precisamente l’IA generativa, in grado cioè di creare nuovi contenuti.

La ricerca dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro, un’agenzia delle Nazioni Unite) ci dice in pratica che, con le dovute politiche, l’introduzione sempre più massiccia dell’IA nel mondo del lavoro potrebbe automatizzare, più che cancellare, un buon numero di mansioni.

In precedenza altri studi, tra cui quello di Goldman Sachs, sono stati decisamente meno ottimistici. E hanno previsto una situazione di rischio addirittura per 300 milioni di lavoratori, per “colpa” dell’intelligenza artificiale.

Ulteriori ricerche hanno specificato che le donne saranno molto più esposte degli uomini. Questo perché l’IA generativa si insinuerà soprattutto in mansioni come il supporto d’ufficio, i servizi di ristorazione e il servizio clienti, ruoli in larga parte coperti da donne.

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Confartigianato: intelligenza artificiale, 8,4 milioni di lavoratori a rischio

Un report pubblicato sul sito di Confartigianato nella giornata di giovedì 24 agosto non restituisce il sorriso.

L’analisi si concentra sul mondo del lavoro nel nostro Paese, e ci dà dati poco confortanti: con la diffusione sempre più massiccia dell’intelligenza artificiale, 8,4 milioni di lavoratori italiani saranno a rischio nel futuro prossimo.

Il dato sembrerebbe impietoso, se si considera che stiamo parlando di oltre un terzo (36,2%) del totale degli occupati nel nostro Paese.

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Tuttavia, per quanto sia una consolazione solo parziale, il dato è lievemente inferiore rispetto a quello europeo. Dove la percentuale complessiva dei lavoratori minacciati dall’intelligenza artificiale è del 39,5%.

Guidano la poco esaltante classifica il Lussemburgo (59,4%), il Belgio (48,8%) e la Svezia (48%). Germania e Francia sono rispettivamente al 43 e al 41,4%.

Le professioni più esposte

Su questo, almeno, le varie ricerche più o meno ottimistiche concordano. E in effetti occorre solo il buon senso per intuire come le professioni più esposte siano quelle a minor grado di creatività. Il che non significa affatto, come vedremo, che si tratti di ruoli di bassa professionalità.

Infatti il report di Confartigianato riporta che tra le mansioni più a rischio con l’introduzione dell’IA ci sono “tecnici dell’informazione e della comunicazione, dirigenti amministrativi e commerciali, specialisti delle scienze commerciali e dell’amministrazione, specialisti in scienze e ingegneria, dirigenti della pubblica amministrazione.”

Con l’intelligenza artificiale, un quarto dei lavoratori in ingresso nelle imprese nel 2022 (precisamente il 25,4%) è insidiato: si tratta di circa 1,3 milioni di persone. Per le piccole imprese (con meno di 50 persone) la percentuale scende appena: 22,2%, pari a 729.000 lavoratori.

Lavoratori a rischio: la distribuzione geografica

A suddividere il dato per regioni, non stupisce il fatto che le aeree più tecnologicamente avanzate siano quelle più esposte.

È infatti il Centro-Nord la zona più a rischio: il 35,2% degli occupati assunti nel 2022 in Lombardia è minacciato dall’IA. Seguono il Lazio (32%), il Piemonte e la Valle d’Aosta (27%), la Campania (25,3%), l’Emilia Romagna (23,8%) e la Liguria (23,5%).

L’IA come opportunità

Un punto di tangenza tra il report di Confartigianato e quello dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro riguarda il fatto che per i lavoratori l’intelligenza artificiale può anche essere un’opportunità.

Tuttavia, l’IA è una risorsa ancora poco sfruttata nel nostro Paese: solo il 6,9% delle piccole aziende italiane utilizza robot. Eppure siamo ben oltre il 4,6% della media europea, e quasi al doppio della percentuale della Germania (3,5%).

Il 5,3% delle nostre piccole e medie imprese usa sistemi di intelligenza artificiale, e soprattutto il 13% prevede di investire quanto prima nell’IA.

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Il commento

Ha commentato il report Marco Granelli, presidente di Confartigianato.

Granelli ha detto: “L’intelligenza artificiale è un mezzo, non è il fine. Non va temuta, ma va governata dall’intelligenza artigiana per farne uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze, inimitabili, dei nostri imprenditori.

Non c’è robot o algoritmo che possano copiare il sapere artigiano e simulare l’’anima’ dei prodotti e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel mondo il Made in Italy”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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