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Attualità

La Russia inserisce il portavoce di Meta nella lista dei ricercati

Decisione del comitato investigativo

La spy story di OpenAI sembra terminata, con il reintegro di Sam Altman nel ruolo di amministratore delegato.

Il tempo di chiudere l’argomento e una nuova notizia, questa davvero dal forte profumo spionistico, è balzata agli onori delle cronache. A testimonianza del fatto che – lo abbiamo imparato dal giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, e ce lo sta mestamente confermando il conflitto fra Israele e Hamas – le guerre si combattono sempre più anche attraverso i social, tra fake news, censure, propaganda di regime e tensioni politiche create ad arte.

Insomma: il portavoce di Meta, Andy Stone, è stato inserito dal comitato investigativo russo nella lista dei criminali ricercati da Mosca. Scopriamo cosa è successo.

Il portavoce di Meta ricercato dalla Russia

A fornirci larga parte delle informazioni riguardo l’inserimento del portavoce di Meta nella lista dei ricercati dal Cremlino è Mediazona, un sito indipendente russo.

Stone sarebbe “ricercato ai sensi di un articolo del codice penale della Federazione Russa.”

Il vero e proprio mandato di arresto sarebbe stato spiccato a metà novembre, ma il suo inserimento nella lista dei ricercati risalirebbe a febbraio. L’accusa rivolta ad Andy Stone sarebbe addirittura quella di “incentivare il terrorismo” attraverso le piattaforme di Meta, di cui stone è appunto addetto stampa.

meta oversight board policy min

Il vero obiettivo della Russia

È del tutto evidente che l’azione simbolica contro il portavoce di Meta è in realtà rivolta contro l’azienda. Ed è un ulteriore tassello di quella seconda fase della Guerra fredda che oggi si gioca, come dicevamo, sul terreno dei social.

Le accuse rivolte oggi ad Andy Stone sono infatti le stesse rivolte nel marzo del 2022 a Meta, definita “organizzazione terrorista ed estremista”. Nei primi giorni di quel mese erano cominciati i problemi di connessione. E alla fine di marzo i social dell’azienda di Mark Zuckerberg sarebbero stati vietati su tutto il territorio russo, e accessibili solo tramite VPN.

Il comitato investigativo russo aveva addirittura avviato un procedimento penale “in relazione alle richieste illegali di omicidio e violenza contro i cittadini della Federazione Russa da parte dei dipendenti della società americana Meta, proprietaria dei social network Facebook e Instagram.”

Il ruolo di Andy Stone

In questa polemica si inserisce il ruolo del portavoce di Meta, Andy Stone. Che in effetti nel marzo del 2022 in un tweet (si chiamavano così quando c’era ancora Twitter) aveva scritto: “Abbiamo temporaneamente consentito forme di espressione politica che tipicamente violano le nostre regole, come gli appelli alla morte degli invasori russi”, non tollerando tuttavia gli “appelli alla violenza contro i civili russi”.

Da lì le accuse della Russia, nonostante l’azienda di Mark Zuckerberg abbia poi specificato che la violazione sarebbe stata concessa solo all’interno del territorio ucraino. Lo scopo era quello di “proteggere la libertà di parola delle persone come espressione di autodifesa in reazione a un’invasione militare del loro paese.”

Tra le altre cose, aveva spiegato Stone, “dopo l’invasione russa dell’Ucraina, abbiamo deciso di essere più indulgenti verso espressioni politiche come ‘morte agli invasori russi’, che normalmente violerebbero le nostre regole sui discorsi violenti”.

La lista nera della Russia (in cui compare anche Morgan Freeman)

E così, ora il portavoce di Meta è finito nella lista dei ricercati, nonostante pare non ci siano motivazioni recenti.

Della lista nera di persone che non possono entrare nel territorio russo fanno parte circa un migliaio di cittadini statunitensi.

Il primo è naturalmente il presidente Joe Biden. E, già che siamo in argomento, non manca il Ceo di Meta, Mark Zuckerberg. Tra le personalità del mondo dello spettacolo, non può entrare in Russia nemmeno l’attore Morgan Freeman. Il motivo risale al 2017, quando Freeman aveva girato un video per l’associazione non profit Committee to Investigate Russia, in cui si accusava la Russia di “cospirare contro gli Stati Uniti”. Scopo del video era quello di diffondere informazioni sul ruolo di Mosca nelle Presidenziali Usa del 2016, vinte da Donald Trump (non presente nella lista nera).

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WhatsApp e la Russia

Come abbiamo scritto in un articolo del marzo del 2022, la Russia non ha mai censurato WhatsApp, forse perché, a privare l’elevatissimo numero di iscritti dell’accesso alla piattaforma, si sarebbe isolato eccessivamente il Paese.

Tuttavia, la società non ha implementato in Russia della nuova funzione che permette la creazione di canali, lanciato a metà settembre.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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