Site icon Techprincess

Only Murders in the Building: com’è la serie con Selena Gomez

Only Murders in the Building: com'è la serie con Selena Gomez thumbnail

Only Murders in the Building 2

Uno dei generi narrativi attualmente più in voga è senza dubbio il true crime. Dalle serie Netflix Making a Murderer, Tiger King e Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online fino all’originale esperimento narrativo di Apple TV+ Truth Be Told, passando per numerosi podcast fra cui l’italiano Veleno, sono ormai innumerevoli i progetti che fanno parte di questo filone, dalla forte presa sul pubblico. A cavalcare egregiamente questa tendenza, arriva Only Murders in the Building, serie originale Hulu (disponibile in Italia nel catalogo Star Original di Disney+ e già rinnovata per una seconda stagione) che ha per protagonisti Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez. Una commistione di generi particolarmente riuscita e fortemente radicata nell’immaginario newyorkese, con un trio di protagonisti bizzarri e fuori dagli schemi che si muovono fra la commedia, il noir e il giallo in una successione di risate e colpi di scena.

A unire l’attore in declino Charles-Haden Savage (Steve Martin), il regista teatrale Oliver Putnam (Martin Short) e la giovane aspirante decoratrice d’interni Mabel Mora (Selena Gomez) sono la comune passione per un podcast true crime e il palazzo in cui abitano, cioè l’Arconia, situato in pieno Upper West Side. Proprio all’interno di questo lussuoso condominio viene rinvenuto il cadavere del giovane Tim Kono, apparentemente morto per suicidio. Seguendo la loro inclinazione personale, i tre protagonisti imbastiscono un’indagine fai da te per scoprire la verità su quanto accaduto. Nel farlo, registrano un loro podcast e si imbattono nei segreti del palazzo in cui abitano, che sono connessi alle loro stesse esistenze.

Only Murders in the Building è una delle sorprese seriali dell’anno

Foto di Craig Blankenhorn/Hulu

Il maggior pregio di Only Murders in the Building è la leggerezza con cui si districa fra atmosfere e registri completamente differenti, senza mai rimanere ingabbiata all’interno di un genere. A tratti, sembra di trovarsi in una versione aggiornata e più approfondita di Misterioso omicidio a Manhattan, film del 1993 di Woody Allen con cui la serie condivide anche la location di New York. Si rimane immediatamente affascinati dalla critica che si trasforma in tributo all’imperante mania dei podcast e da un impianto narrativo che intreccia gli archetipi del giallo con notevoli spunti comici, sulla scia di Signori, il delitto è servito o del più recente Cena con delitto – Knives Out. A differenza delle detective story a cui siamo abituati, Only Murders in the Building non punta su un singolo investigatore, ma su tre improvvisati indagatori completamente diversi l’uno dall’altro.

Ed è proprio nell’introspezione dei protagonisti che la serie riesce a cambiare passo, tratteggiando dei ritratti umani tormentati ed estremamente malinconici pur all’interno di una cornice che sfiora il demenziale. Insieme agli indizi e alle svolte utili a indagare sulla misteriosa morte all’Arconia, in ogni episodio scopriamo infatti le fragilità e i traumi del passato dell’improbabile terzetto, che donano profondità e spessore al racconto. Ma la serie, creata da Steve Martin insieme a John Hoffman, evita la trappola del pietismo, affidandosi continuamente alla vis comica dei protagonisti e a un campionario di bislacchi personaggi secondari, fra i quali spicca Sting, addirittura nella parte di se stesso.

Fra dialoghi affilati e mai banali, scontri generazionali, svolte spiazzanti e pungenti riflessioni sulla contemporaneità, Only Murders in the Building è una delle sorprese seriali dell’anno, che sarebbe davvero un peccato lasciarsi sfuggire. I 10 episodi della serie sono pubblicati con cadenza settimanale su Disney+ a partire dal 31 agosto.

Exit mobile version