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Case italiane scomparse: OSCA, la seconda chance dei fratelli Maserati | Auto for Dummies

La storia della piccola Casa bolognese nata dal genio dei fratelli Maserati

Bentornati ad Auto for Dummies, la rubrica di techprincess che in queste settimane vuole mettere in luce delle storie incredibili della nostra industria automobilistica, spesso messe in ombra dalle grandi Case storiche come FIAT, Alfa Romeo, Ferrari e così via. Oggi la protagonista è una piccola Casa bolognese davvero particolare, la OSCA, legata indissolubilmente ad una grande dell’automobilismo italiano, Maserati. Per quale motivo? Scopriremo tutto qui oggi: pronti ad accendere i motori?

Il passaggio di Maserati a Orsi: i tre fratelli Maserati rimangono nella loro (ormai seconda) azienda

In che modo la OSCA è legata alla Maserati? Il legame è, è proprio il caso di dirlo qui, di sangue. Per capire di cosa io stia parlando dobbiamo tornare indietro di quasi novant’anni, alla metà degli anni ’30. In questo periodo, infatti, a infiammare i Gran Premi di mezzo mondo c’è una Casa di Bologna, che come simbolo ha il Tridente della statua di Nettuno in Piazza Maggiore: Maserati, appunto.

La Casa fondata da Alfieri Maserati era infatti uno dei nomi più famosi e rinomati nel mondo delle corse, legato a vittorie sui circuiti in giro per il mondo e a piloti leggendari come Tazio Nuvolari o Achille Varzi. A capo della scuderia bolognese c’erano i fratelli Maserati: Alfieri, il fondatore, Ernesto ed Ettore Maserati. Una stirpe in grado di fondare nel 1914 una Casa capace, con pochi mezzi ma tanto talento, di imporsi sulla scena internazionale. Nel 1932, però, un fatto sconvolse la Casa: il fondatore Alfieri, infatti, morì per le complicanze di un intervento chirurgico. A capo dell’azienda subentrarono i fratelli Ernesto, Ettore e Bindo, entrato nella società di famiglia per l’ingrato compito di sostituire il fratello.

Grazie alla loro capacità di sfruttare ogni risorsa per eccellere, la piccola Maserati diventò un oggetto del desiderio per diversi imprenditori, vogliosi di mettere le mani su questo gioiellino. Il più convinto e determinato fu però l’industriale modenese Adolfo Orsi, che nel 1937 acquistò la Casa bolognese. Orsi, industriale attivo nell’industria metallurgica, decise di spostare la sede della Maserati da Bologna a Modena, dove aveva sede una delle sue acciaierie. Maserati così si trasferì in Via Ciro Menotti, dove ha ancora sede oggi lo stabilimento della Casa, e con lei andarono a Modena anche i Fratelli Maserati. Nell’accordo di vendita, infatti, i tre fratelli inserirono un contratto di 10 anni di gestione e presidenza della loro Casa, dal 1937 al 1947.

La nascita di OSCA: ritorno a Bologna, e un obiettivo diverso: le vetture Sport

Sotto la gestione Orsi-Maserati nacquero alcune delle auto del Tridente più vincenti e celebri: qui sopra ne potete vedere due, in ordine di comparsa la A6GCS e o la 8CTF: quest’ultima è stata ed è tutt’ora l’unica automobile italiana capace di imporsi alla 500 Miglia di Indianapolis. Il lavoro dei Fratelli Maserati quindi fece ottenere alla loro ex Casa ottimi successi. I tre fratelli però si sentivano in gabbia, oppressi da una Casa che portava il loro nome, ma che di fatto non era più loro. Il desiderio di rivalsa quindi li portò a programmare una nuova avventura, da iniziare alla scadenza del contratto decennale con Orsi. Così, tra il 1937 e il 1947, i fratelli Maserati studiarono un piano per portare al debutto la loro prossima creatura.

E, al compimento del decimo anno di presenza nella Maserati di Orsi, Ettore, Ernesto e Bindo Maserati lasciarono per sempre l’azienda fondata dal compianto fratello. Tornarono così a Bologna, dove nacque nel dicembre del 1947 la OSCA, Officina Specializzata Costruzione Automobili. Dietro un nome apparentemente “banale”, però, si nascondeva il genio dei fratelli Maserati. Del resto, la stessa OSCA non ne faceva un gran segreto, anzi era un motivo di vanto: il logo infatti recitava “O.S.C.A. Fratelli Maserati Bologna”. Una Casa appena nata aveva quindi dietro il genio ingegneristico, il talento nell’imprenditorialità e l’intraprendenza che avevano portato Maserati a diventare grande.

I fratelli Maserati, però, sapevano che dovevano partire con grande calma. Le prime automobili a marchio OSCA infatti erano realizzate nello scantinato di uno dei fratelli Maserati a Bologna, per evitare di sprecare soldi in una officina prima del tempo. Poco dopo, però, la Casa si stabilì in un capannone a San Lazzaro di Savena, lo stesso che la loro Maserati abbandonò nel 1940 per trasferirsi a Modena. La fabbrica fu però l’unica cosa in comune di OSCA con le vetture Maserati. Il focus della OSCA infatti non fu sulle automobili da Gran Premio o di grande cilindrata, come fu per Maserati. Bensì, OSCA si specializzò in una disciplina estremamente di successo in Italia e in Europa: le corse Sport, con vetture Turismo derivate dalla serie e motori di piccola cilindrata.

I successi sui circuiti di tutto il mondo: il segreto delle OSCA è l’equilibrio, come la MT4

Nacque così la prima automobile creata e realizzata dalla OSCA, la MT4, Maserati Tipo 4. Un nome che vuole far capire che sì, siamo proprio quei fratelli Maserati. La MT4 prendeva spunto dalla più grande e già vincente Maserati A6GCS, ma i fratelli puntarono su qualcosa di diverso dalla potenza del motore: l’equilibrio e la leggerezza. Tutte le OSCA erano infatti leggerissime, con una vera ossessione per il peso.

Uno stile che sarà poi perseguito da altri grandi del mondo dei motori, tra cui Colin Chapman, fondatore e uomo chiave di Lotus, e Gordon Murray, progettista delle McLaren di F1 degli anni ’80 e ’90, della McLaren F1, della GMA T.50 e di tante altre auto ossessionate dalla leggerezza. Il motore, infatti, non era particolarmente potente: il progetto era derivato da quello di una normalissima FIAT 1100. Del motore originale, però, rimaneva ben poco. Il blocco era in lega, e la potenza ragguardevole: le prime MT4 con motore da 1.100 aveva infatti ben 80 CV.

Con un motore fluido ma relativamente poco potente, i punti di forza delle MT4 erano altri: affidabilità, guidabilità e facilità. Le OSCA, seppur fatte a mano, erano realizzate maniacalmente, con una cura al minimo dettaglio pazzesca. Al posto della potenza del motore, puntavano su agilità, leggerezza, maneggevolezza. Nonostante la cilindrata contenuta, le OSCA si fecero subito amare dai piloti ed erano in grado di battere vetture di classe e cilindrata superiore. Anzi, in alcune occasioni erano in grado di infastidire la classe regina con motori da 3,5 litri. E infatti, Luigi Villoresi ottenne la vittoria assoluta al Gran Premio di Napoli del 1948 al volante di una OSCA MT4. Un successo ottenuto contro vetture di classi molto superiori, e che dimostrò le capacità del marchio al mondo. La MT4 era disponibile a ruote scoperte o coperte, come barchetta o vestita con il lavoro di carrozzieri come Frua, Vignale o Ghia.

Nelle foto, ad esempio, trovate due MT4 meccanicamente identiche, ma che però dal punto di vista estetico sono quasi irriconoscibili. La prima, la barchetta rossa, ha una carrozzeria disegnata da Frua. La coupé blu, invece, è vestita da Vignale. Tornando a noi, dopo un aumento di potenza, con motori che giungono a 1.5 di cilindrata, in OSCA introducono il doppio albero a camme e il sistema a doppia candela di accensione.

La MT4 dotata di motore 1.5 bialbero Twin Spark arriva ad avere quasi 140 CV, per un peso di poco più di 550 kg. Numeri da sogno ancora oggi, ma folli all’epoca, che rendono chiaro come la MT4 fosse una tostissima rivale anche per le vetture di classe superiore da 3.5 litri. Ed infatti, una MT4 1500TN, la Tipo Nuovo dotata di tutte le modifiche, vinse la 12 Ore di Sebring del 1954 contro le molto più potenti Lancia D24, Aston Martin DBR3/4 e altre potentissime rivali. Il pilota di quest’auto? Una leggenda: il grande Stirling Moss.

In cerca di fondi, nascono le OSCA stradali: sportivette con FIAT e GT fatte a Bologna

Nei primi anni ’50, le OSCA sono le auto da avere. Stirling Moss le adorava, tanto da includerne una nella sua collezione personale e utilizzarla fino al ritiro dalle competizioni nel 2011. Oltre al leggendario Moss, tantissimi sceglievano le affidabilissime e sorprendenti vetture italiane, capaci di suonarle anche alle rivali più potenti. Dopo alcuni tentativi poco fortunati in Formula 1 e 2, come costruttore prima e fornitore di motori poi, OSCA si concentrò nuovamente sulle vetture Sport. Dopo diversi anni di successi, però, OSCA cominciò a perdere appeal. Le vetture rivali, complice anche la riduzione della cilindrata in Formula 1 a 1.5 litri, cominciarono a diventare più leggere e maneggevoli, facendo perdere a OSCA la sua peculiarità. Essendo poi fatte a mano con un livello di cura e di attenzione quasi patologico, i prezzi delle OSCA erano a dir poco proibitivi.

Il calo delle vendite dei modelli da corsa costrinse i fratelli Maserati ad approcciarsi ad un nuovo mercato, quello delle auto stradali. Nel 1959, infatti, OSCA siglò un accordo con FIAT, che aveva finora fornito i motori base per le elaborazioni della Casa bolognese. L’accordo prevedeva che OSCA fornisse alla Casa torinese un motore da inserire in due sportive a marchio FIAT, le 1500 Coupé e Spider. Disegnate entrambe dalla matita di Battista “Pinin” Farina, e basate sul telaio della 1200 Granluce, le 1500S erano dotate di un 1.5 bialbero da 80 CV, derivato da quello della MT4. Alcune 1500S, però, venivano assemblate direttamente in OSCA a Bologna: riconoscibili per qualche appendice aerodinamica in più, queste avevano oltre 20 CV in più delle versioni torinesi, ed ora sono ricercatissime. Arriveranno poi anche le 1600S, con il nuovo motore OSCA 1.6 che vedremo tra poco.

Ma OSCA non si fermò all’assemblaggio di vetture sportive per FIAT. Il vero obiettivo di OSCA era quello di fare esperienza con un’automobile stradale già sviluppata come la 1500S, per poi lanciarsi in prima persona nel mondo delle sportive stradali. Nacque così il telaio 1600: all’epoca, infatti, diverse Case realizzavano solo la meccanica dell’auto. Alla carrozzeria e agli interni ci avrebbe pensato una delle grandi carrozzerie italiane: Ghia, Zagato, Vignale, Pininfarina, Bertone. Così, al Salone di Torino del 1960 venne presentata la prima e la più famosa delle 1600 GT di OSCA, la 1600 GT Zagato. Come lascia intendere il nome, la carrozzeria era realizzata proprio dal carrozziere milanese Zagato, che inserì tutti i suoi stilemi classici.

La doppia gobba sul tetto, l’accenno di ponton in coda, la carrozzeria super leggera interamente in alluminio: la 1600 GTZ è una vera Zagato. Sotto il cofano, poi, trova posto un fantastico 1.6 bialbero realizzato da zero dai fratelli Maserati dotato di numeri che lo renderebbero da primato ancora oggi. Questo piccolo 1.6 4 cilindri era infatti in grado di erogare ben 140 CV, grazie anche alle doppie candele e al doppio carburatore doppio corpo. Il cambio e lo sterzo erano di derivazione FIAT 1500, e con un rapporto al ponte adeguato o con Overdrive la 1600 GT Zagato (o GTS) era in grado di superare i 220 km/h. Ne vennero prodotti un centinaio di esemplari, e ancora oggi la OSCA 1600 GT Zagato è un rarissimo esempio di sportiva leggera, essenziale e velocissima all’italiana, una vera rivale della blasonata Lotus.

I Fratelli Maserati diventano troppo anziani: OSCA chiude dopo soli 20 anni

Dalla metà degli anni ’60, però, questo tipo di industria automobilistica comincia ad essere anacronistica. Carrozzieri, telai da vestire, motori derivati dalle corse: tutte cose bellissime, ma in disuso. Il mondo dell’auto stava cambiando, e OSCA doveva evolversi. Per continuare a vincere nelle corse c’era bisogno di più personale, più risorse, più impegno. Per le automobili stradali, allo stesso modo, non bastava più la leggerezza e il genio ingegneristico: servivano qualità, confort, soluzioni all’avanguardia. OSCA quindi doveva cambiare, e il problema che fermava ogni cambiamento era uno solo: i fratelli Maserati non riuscivano a stare più al passo.

Nel 1964, infatti, il più giovane dei tre, Ernesto, aveva 65 anni, e il più anziano Bindo superava gli 80 anni. I tre fratelli Maserati, ormai anziani, non riuscivano più a stare al passo della nuova e rivoluzionata industria automobilistica. Perciò, alla fine del ’64 i fratelli Maserati vendettero la loro Casa per la seconda volta. L’acquirente stavolta era però una Casa motociclistica, la MV Agusta. L’azienda varesotta acquisì le operazioni di OSCA, portando avanti l’ultimo progetto dei fratelli Maserati, ovvero un motore con camera desmodromica. Il tempo di OSCA era però vicino alla scadenza. Con l’interruzione della produzione della 1600 GT, l’ultima vettura progettata dai fratelli Maserati, passarono poco più di 2 anni e ci fu la chiusura dell’azienda, nel 1967. I fratelli continuarono a lavorare nella loro azienda fino al 1966, ma senza presentare più nulla.

L’eredità di OSCA, la piccola Casa che grazie al genio è riuscita ad eccellere

Sfortunatamente, la storia di OSCA si ferma qui a poco meno di 55 anni da oggi, nel 1967, esattamente 20 anni dopo la sua fondazione. In realtà, alla fine degli anni ’90 Luca Zagato, nipote di Ugo Zagato, fondatore dell’omonima carrozzeria, mise in piedi un progetto per riportare in vita il nome OSCA. Si chiamava 2500 GT Dromos, ed era dotata di una carrozzeria tubolare, di un motore 2.5 boxer aspirato di origine Subaru Legacy da 187 CV montato al posteriore e di una linea retrò e particolare.

Questo progetto, però, è rimasto semplicemente allo stadio prototipale, abbandonando ogni sogno di gloria insieme al mitico marchio OSCA. Questa Casa, in soli 20 anni di storia, è riuscita a diventare un riferimento tra i piloti di mezzo mondo. È stata l’auto da avere e la vettura da battere, e su strada, seppur in pochissimi esemplari, ha dimostrato cosa OSCA e i fratelli Maserati fossero in grado di fare. È una storia di genio, di scelte imprenditoriali coraggiose, di talento ingegneristico e tecnico: componenti che fanno parte della nostra storia nel mondo dell’auto. Concludo dicendovi che se voleste vedere dal vivo le vetture della Casa bolognese, potete andare al Museo del Patrimonio Industriale di Bologna, dove sono esposte diverse OSCA.

E oggi il marchio ha un futuro? Al momento, sembra non essere in mano a nessuno. Se volete quindi provare a rilanciarlo e avete un progetto forte e ambizioso, potete informarvi, sperando magari di essere inebriati dal genio dei fratelli Maserati… Per oggi quindi si conclude qui un’altra puntata di Auto for Dummies. La prossima settimana conosceremo una delle ultime Case di questo nostro viaggio nella storia dell’auto italiana. Si tratta di una Casa che nasce a Torino e che è artefice di una delle automobili più belle della storia dell’umanità, esposta persino al MOMA. Sapete già di che marchio si tratta? Io vi ho già detto anche fin troppo: per scoprirlo tornate venerdì, per una nuova puntata di Auto for Dummies. Dove? Ma sempre qui, su techprincess. Ciaoo!

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Giulio Verdiraimo

Ho 22 anni, studio Ingegneria e sono malato di auto. Di ogni tipo, forma, dimensione. Basta che abbia quattro ruote e riesce ad emozionarmi, meglio se analogiche! Al contempo, amo molto la tecnologia, la musica rock e i viaggi, soprattutto culinari!

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