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Parler, il social network di estrema destra torna online grazie a un’azienda russa

Parler è un social network statunitense molto popolare tra i sostenitori di Trump, conservatori, QAnonisti ed estremisti di destra. Dopo l’assalto al Congresso di Washingtonpreparato e coordinato anche sulla piattaforma, è stato rimosso dall’App Store, da Google Play e dai server di Amazon andando offline. In seguito al ban di Apple, Google e Amazon, il social di estrema destra è tornato online grazie a un’azienda russa, DDoS-Guard, un servizio di hosting di proprietà di Evgenii Marchenko e Aleksei Likhachev, che protegge Parler dagli attacchi informatici.

Con il suo aiuto, ora Parler ha una pagina web temporanea che ospita una schermata con alcuni messaggi, tra cui quello del fondatore John Matze, che promette “il nostro ritorno è inevitabile”. Parler, abbandonato dalle grandi società tecnologiche dopo essere stato usato per incitare alla violenza, nasce nel 2018 presentandosi come una piattaforma che promette libertà di parola ai propri utenti, e anche come un’alternativa a social network come Twitter e Facebook.

Parler, il social network di estrema destra torna online grazie a un’azienda russa

foto di dole777

Nel novembre 2020 il social network aveva 4 milioni di utenti attivi e 10 milioni di utenti totali. Dopo che i sostenitori dell’allora presidente Trump hanno preso d’assalto il Campidoglio, Amazon ha smesso di ospitare il sito web di Parler sui suoi server a causa della riluttanza e l’incapacità del sito di rimuovere i contenuti che incitavano e pianificavano lo stupro, la tortura, e l’assassinio di funzionari pubblici e privati ​​cittadini. In seguito all’assalto a Capitol Hill, anche Donald Trump è stato bloccato dai social network più popolari, quali Facebook, Instagram e Twitter, per aver violato le politiche dei social, incoraggiando l’insurrezione e le violenze verbali e fisiche.

Parler, il cui motto è “Read news, speak free”, è un social network popolare tra l’alt-right e i teorici della cospirazione, creato da John Matze e Jared Thomson. Dopo la rimozione dai server di Amazon, il social network si è trovato senza un host che gli potesse permettere di continuare la sua attività online. Il CEO di Parler ha affermato che la piattaforma social potrebbe non tornare mai più e che il destino dell’azienda è incerto. Inoltre Parler ha intentato una causa contro Amazon, sostenendo che le azioni di AWS violavano le leggi antitrust, che erano una chiara violazione del contratto, una scelta politicamente immotivata e ingiusta, e che la sospensione da parte di Amazon era un colpo mortale per la società e devastante dal punto di vista finanziario.

Parler offline dopo il ban di Apple, Google e Amazon

Dopo aver citato in giudizio Amazon Web Services, una giudice federale ha negato la richiesta di Parler di un’ingiunzione del tribunale che possa impedire ad Amazon di rimuovere l’app di social media dalla sua piattaforma, segnando l’ennesima battuta d’arresto a Parler per tornare online. La giudice Barbara Rothstein ha emesso una sentenza, pochi giorni fa, affermando che Parler non ha soddisfatto i requisiti legali per un’ordinanza restrittiva temporanea o un’ingiunzione preliminare. Ciò significa che il tribunale non costringerà Amazon a consentire a Parler di tornare sulla sua piattaforma di cloud hosting.

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