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Possibile monopolio in India per lo store di Google?

Che cos’hanno in comune Epic Games, Facebook e Microsoft? Da qualche settimana a questa parte una preoccupazione, quella legata al controllo che viene esercitato da Apple sul suo store e, di conseguenza, su ciò che i possessori di iPhone possono scaricare sul loro smartphone. 

Da questa equazione è stata esclusa Google ma le cose sembrano destinate a cambiare. Venerdì il colosso di Mountain View ha tolto l’applicazione Paytm dal Play Store per poi renderla nuovamente disponibile 8 ore dopo. Il motivo sembra essere legato ad una serie di violazioni delle linee guide di Big G ma cerchiamo di capire nel dettaglio cos’è successo.

Paytm: che cos’è?

Paytm è un’azienda indiana che mescola i sistemi di pagamento online con l’ecommerce. Un po’ come se AliExpress incontrasse PayPal e si fondessero in un unico sito.

L’azienda è nata nel 2010 e ad oggi permette di fare qualunque cosa: ci sono gli acquisti classici, le ricariche telefoniche, la possibilità di pagare le bollette e persino di ricaricare l’abbonamento della metro.

Perché Google ha rimosso Paytm dal suo store?

Torniamo ora alla diatriba con Google.

Il 18 settembre l’azienda americana ha spiegato che Paytm è stata ritirata dal Play Store poiché non conforme alla politica sul gioco d’azzardo. Di fatto quindi Big G ha sostenuto che l’app offrisse giochi che prevedevano dei “punti fedeltà”. 
Dal canto suo l’azienda indiana ha spiegato trattarsi unicamente di marketing, una campagna che fino a venerdì Google non aveva in alcun modo segnalato e osteggiato. Insomma, niente avvisi iniziali ma non solo una netta rimozione dal suo app store.

L’India banna altre 47 applicazioni cinesi e molte altre sono a rischio

La società indiana ha inoltre fatto notare che il Play Store stava in realtà proponendo la medesima strategia, prevedendo ricompense legate alla nuova stagione dell’Indian Premier League, la lega di cricket più importante del Paese. 

A questo aggiungiamo il mancato ban di  Dream11, l’app di fanta-sport più popolare nel Paese. La stessa cosa vale per molte altre applicazioni analoghe che per altro possono farsi pubblicità proprio all’interno della SERP di Google, ossia nei risultati di ricerca del noto motore. 

Dove sarà la verità in tutto questo? Al momento Paytm è l’unico a essere stato penalizzato. Rimane quindi lo spettro del monopolio, con Big G che pare applicare le regole in maniera arbitraria. Questa però potrebbe essere solo la superficie di una questione più complessa che probabilmente ci ritroveremo ad analizzare ancora nelle prossime settimane.

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