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L’Europa trova un accordo sull’AI Act, cosa dicono gli esperti

Questa mattina, due gruppi di legislatori del Parlamento europeo hanno votato un accordo provvisorio sulla legge europea sull’intelligenza artificiale. Ma che impatto avrà sull’uso degli strumenti AI per tutti noi cittadini europei? Bernd Greifeneder, CTO di Dynatrace, ci ha dato il suo parere sull’impatto dell’AI Act appena approvato dall’Unione Europea. Analizzando non solo i rischi geopolitici, ma anche quelli economici per le aziende.

L’Unione Europea approva l’AI Act, cosa significa?

Secondo Greifeneder, il sostegno espresso dai legislatori rende quasi inevitabile che la legge diventi effettivamente legge, aprendo un nuovo capitolo nella regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale (AI). La regolamentazione dell’UE sembra concentrarsi sulla riduzione dei rischi geopolitici dell’AI, ma Greifeneder ha notato che non affronta direttamente i rischi commerciali.

Secondo Greifeneder, molte organizzazioni potrebbero scegliere di utilizzare modelli di AI che rientrano nella categoria definita dall’UE come “a rischio minimo o nullo”. Tuttavia, ha sottolineato che “la maggior parte delle organizzazioni si troverà probabilmente a utilizzare quelli che l’UE definisce modelli di AI “a rischio minimo o nullo”. Questi modelli non ricadono direttamente sotto l’influenza dell’AI Act, ma l’UE sta incoraggiando le organizzazioni a impegnarsi in codici di condotta volontari per gestire meglio il rischio.”

intelligenza artificiale 2

Greifeneder ha evidenziato l’importanza di sviluppare codici di condotta adatti, riconoscendo che non tutte le AI sono uguali. Ha sottolineato che i manager aziendali devono classificare l’AI in base ai parametri di rischio, considerando l’impatto potenziale sui ricavi, sulla reputazione e sulle relazioni con gli stakeholder.

Bisogna capire: “come l’AI prende le decisioni, se è trasparente e a quali processi ha accesso e controllo. Dovrebbero identificare se i suoi risultati sono deterministici, derivati da dati pertinenti e contestuali aggiornati in tempo reale, e quindi altamente accurati, o se l’AI trae conclusioni da dati casuali e chiusi, rendendola incline a errori e allucinazioni“.

Inoltre, Greifeneder ha ammonito che senza un quadro di classificazione chiaro che delinei queste caratteristiche, le organizzazioni rischiano di utilizzare l’AI in modo non sicuro, anche se sono conformi alla legislazione. Insomma: l’AI Act da solo non basta — serve conoscere bene l’intelligenza artificiale che si sta utilizzando.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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