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Recensione Metro Exodus: il candore della neve, il freddo della morte

A due anni dagli eventi di Metro: Last Night, ecco il nostro viaggio nelle terre russe

La metropolitana era la loro unica salvezza, durante quella guerra nucleare che portò via con sé ben sette milioni di persone. L’Ordine di Sparta non poteva che agire nell’ombra, con la paura di vedersi sterminato da un momento all’altro. Una spettrale visione di morte e gelo ci abbaglia nelle prime scene dell’ultima fatica di 4A Games, che tornano sotto le luci della ribalta con un sequel di quanto abbiamo visto finora nei due titoli precedenti, di cui questo gioco si distanzia temporalmente di soli due anni dalle vicende che abbiamo conosciuto nel libro Metro 2035. Uscito su PC, PS4 e Xbox One il 15 febbraio scorso, Metro Exodus segna un punto di distacco dal passato: questa volta non ci troviamo più nella capitale della Grande Madre Russia, così come viene abbandonata la linearità narrativa.

Nell’immensità del vuoto

Immergiamoci subito nel vivo dell’azione, dopo la breve storia narrataci dalla voce fuori campo del nostro eroe, il buon, caro Artyom. Ci ritroviamo sotto terra imbracciando un fucile e vagando per i cunicoli avvolti dalle ragnatele e popolati da teschi e cadaveri. Ma niente paura, non ci ridurremo a vagare come topi per tubi e spazi claustrofobici: la novità di questo terzo e ultimo titolo sono le aree esplorabili di una certa vastità, rendendolo simile ad altri “grandi” della categoria open world post-apocalittici, vedasi Fallout e Mad Max. La novità di questo terzo e ultimo titolo sono le aree esplorabili di una certa vastità, rendendolo simile ad altri “grandi” della categoria open world post-apocalittici, vedasi Fallout e Mad Max.

Così potremo vedere la luce del pallido sole russo, vagando per i territori raggiungibili a bordo dell’Aurora, il treno che ci condurrà per tutto l’incedere del gioco. Queste zone si rivelano popolate da differenti tipi di nemici, che subiscono gli effetti climatici a seconda del luogo in cui ci troveremo. Vedremo dunque come le mappe di gioco principali siano in realtà dei veri e propri sand-box, mostrandoci una zona principale contornata da ramificazioni complementari e secondarie che ci consentono di esplorare più a fondo, ma non obbligatoriamente, il mondo che si spalanca di fronte a noi. Di fatto, l’andatura del gioco sarà comunque piuttosto lineare nel suo complesso, poiché il numero dei mondi effettivamente esplorabili è ridotto e giustifica quella ventina di ore che vi basteranno per portare a termine l’impresa.

Nulla di particolarmente originale o creativo in definitiva: queste aggiunte aumentano la longevità non tropo elevata, ma ci sono alcuni nei. Avendo ridotto di molto sia suggerimenti, che indicazioni, dovremo spesso e (non) volentieri consultare la mappa con relativo taccuino. Risultato: diventa abbastanza complesso indovinare i riferimenti dei punti interrogativi che popolano la cartina durante il cammino. Dovremo cercare di ricordarci a memoria i dialoghi, procedendo spesso per tentativi ed esplorando a fondo le varie zone, per essere sicuri di non dimenticarci nulla. Un po’ noioso? Sì, lo ammettiamo. Purtroppo non saranno gli unici problemi riscontrati nella nostra avventura.

Mutanti fantastici e come affrontarli

La guerra ha portato con sé anche la genesi di specie animali e umanoidi, mutate e terribilmente violente, mai viste prima sulla terra. Immancabilmente ci troveremo di fronte a questi esseri per scontri adrenalinici, ma non altrettanto eccitanti per quanto riguarda la varietà dei nemici. Come dicevamo, ci scontreremo con due tipologie principali: gli umani e i mutanti. Nel primo caso avremo a che fare con combattimenti affrontati sulla distanza e un certo immobilismo di fondo; nel caso dei demoni, lo schema di attacco cambia, in loop all’infinito però, visto che tenderanno tutti a venirci incontro. Varia la situazione quando abbiamo a che fare con alcuni animali mutati che ci attaccheranno da lontano, ma apprese queste pochissime differenze, non ci saranno altre sorprese.

L’azione in generale si prospetta piuttosto fluida, grazie anche a un equipaggiamento di cui potremo usufruire in scioltezza mentre ci muoviamo, rendendo il tutto assolutamente naturale: disponiamo di una maschera da pulire in modo costante, soprattutto dopo i combattimenti a distanza ravvicinata. Un gesto che ci verrà meccanico, ma indispensabile, oltre che non troppo scomodo da compiere. Potremo anche estrarre oggetti dal nostro zaino in qualsiasi momento, mentre siamo in azione e senza arrecare disturbo al resto dei movimenti, oltre che creare kit di medicazione, filtri, le munizioni delle armi speciali e poco altro ancora. A proposito di armi: potremo sempre cambiare le loro componenti, come calcio, canna, caricatori e così via, recuperando le modifiche dalle armi abbandonate dai nemici o da alcuni comprimari.

Al polso avremo alcuni sensori, tra cui la bussola che ci indicherà costantemente la direzione giusta da seguire, oltre a pochi altri indicatori a schermo, come la resistenza dei filtri della maschera antigas. Tornerà molto utile il doppio tipo di caricamento della partita: da un lato quello rapido, che ci consente di ripartire dall’ultimo salvataggio, dall’altro quello dell’ultimo checkpoint, facendoci tornare a pochissimi minuti prima della partita. Nelle impostazioni iniziali potremo inoltre contare su ben cinque modalità di gioco, permettendo davvero a qualsiasi categoria di giocatore di esplorare la fredda Russia a nostro piacimento: questi diversi livelli di difficoltà sono affiancati da altre voci interessanti nel nostro menu di gioco, come la finestra dei suggerimenti, che si popola di dettagli sempre più importanti man mano che avanziamo. Non poteva mancare la modalità foto, che ci consente di impostare la nostra fotocamera secondo le opzioni più basiche, garantendo una qualità più che buona delle immagini (come lo è d’altronde in toto la grafica di questo gioco), ma null’altro di eccezionale insomma.

Il tallone d’Achille dell’Ordine di Sparta

A questo punto possiamo tranquillamente affrontare un nervo scoperto della serie: l’intelligenza artificiale. La situazione non è cambiata in questo terzo gioco, dimostrazione di come perseverare sia davvero diabolico. I nemici si comportano in modo molto basilare, rispettando le routine descritte poco sopra; la difficoltà nel gioco risiede inoltre nella scarsità delle munizioni e nella resistenza del nemico ai nostri colpi. Dovremo sparare parecchie cartucce, avendo l’accortezza di mirare ai loro punti deboli, un’impresa che si rivelerà non sempre facilissima.

Ogni medaglia però ha il suo risvolto: se guardiamo alla grafica potremo difficilmente avere qualcosa da ridire. Risoluzione davvero elevata, accentuata da ambientazioni emozionanti e particolarmente realistici, anche nei minimi dettagli, come la condensa del nostro respiro, l’effetto delle crepe di ghiaccio sullo schermo o la polvere che danza nell’aria. Un po’ meno a effetto il design dei personaggi, non troppo particolari nelle espressioni e nei movimenti poco plastici e naturali.

Si spengono le luci

L’ultima avventura di Artyom si configura come un viaggio fisico e simbolico, alla ricerca di una speranza che l’apocalisse sembra aver dissolto con gran parte del resto del mondo. Il gioco non ha solo una struttura abbastanza logica e a binario unico, ma permette anche deviazioni e percorsi fuori strada, permettendo una libertà un po’ più evidente. Abbiamo quindi per le mani la storia di un viaggio che giunge alla sua meta finale, tra qualche inciampo e mostruosità accattivanti, forse non adatte ai più sensibili in piena notte, ma tale da valerne la pena. Così, a bordo dell’Aurora, arriviamo al tramonto di questa esperienza memorabile e dalla tensione emotiva costante.

Metro Exodus

Pro Pros Icon
  • Grafica eccellente
  • Buona possibilità di esplorare alcune mappe
  • Resa dei particolari molto accurata
  • Buona fluidità di gioco
Contro Cons Icon
  • Varietà dei nemici molto limitata
  • Problematiche legate all'intelligenza artificiale
  • Longevità non particolarmente estesa

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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