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CulturaGli Editoriali di Tech PrincessRubriche

La tecnologia delle Paralimpiadi

Scopriamo qualcosa in più sulle protesi degli atleti impegnati nei Giochi Paralimpici

Dopo i trionfi al Campionato europeo di calcio e ai Giochi Olimpici, l’entusiasmante estate dello sport italiano sta proseguendo con i Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, in programma da martedì 24 agosto a domenica 5 settembre.

Aggiornato alle ore 12 di mercoledì 1 settembre, il medagliere azzurro conta già dodici medaglie d’oro, diciannove d’argento e sedici di bronzo. Il bottino ci assicura una momentanea nona posizione nella classifica per nazioni.

Ma i Giochi Paralimpici, oltre al valore sportivo, ne hanno uno sociale altrettanto grande. Già le Olimpiadi di Tokyo per gli atleti normodotati si sono svolte all’insegna dell’inclusione. In una nota, il Comitato Olimpico aveva dichiarato: “Vogliamo che il concetto di diversità e inclusione metta radici in Giappone come eredità quando calerà il sipario sui Giochi”.

E più che mai sono inclusivi, per la loro stessa natura, i Giochi Paralimpici, tesi a mostrare che chi è gravato da un handicap fisico può non solo vivere una vita normale, ma anche eccellere nelle discipline sportive.

Perché ciò avvenga occorrono doti fisiche, mentali e morali non comuni. Ma certamente anche l’aspetto tecnologico può offrire un grande aiuto agli atleti paralimpici. Vediamo dunque in che modo la tecnologia stia influendo in queste Paralimpiadi.

paralimpiadi

La tecnologia alle Paralimpiadi di Tokyo 2020

La tecnologia alle Paralimpiadi di Tokyo parla tedesco. Sì, perché sponsor tecnico dei Giochi Paralimpici in svolgimento è Ottobock, azienda fondata nel 1919 dal protesista Otto Bock.

A Tokyo la Ottobock è presente con cento tecnici e più di 17.000 pezzi di ricambio. Sono previste oltre 2.000 riparazioni.

Il team internazionale, in grado di parlare 26 lingue, è composto da ortopedici, specialisti in carrozzine e saldatori. Le riparazioni riguarderanno sia i dispostivi sportivi utilizzati nelle competizioni che quelli adoperati quotidianamente da chi gareggia.

Ottobock è Service Partner dei giochi Paralimpici, sia estivi che invernali, da Seoul 1988. Si occupa della manutenzione e riparazione degli equipaggiamenti usati dagli atleti. Ma anche di migliorarne le prestazioni: è stata la multinazionale tedesca a introdurre speciali molle in carbonio che hanno dato un notevole aiuto agli sportivi paralimpici.

Negli anni, l’azienda ha continuato a lavorare sia per rendere sempre più competitivi gli atleti di respiro internazionale che per avvicinare adulti e bambini portatori di handicap che praticano sport a livello amatoriale.

La tecnologia italiana alle Paralimpiadi

A Budrio, nord-est di Bologna, c’è il Centro Protesi Inail, fondato nel 1961, che accoglie ogni anno più di 11.000 pazienti.

Gregorio Teti, direttore dell’area tecnica, illustra le varie anime del Centro. “Il dipartimento si compone di una divisione per la ricerca istituzionale, di un ambito di produzione con sedi a Vigorso, Roma e Lamezia Terme, e di un’area di sperimentazione per le attività di ricerca applicata. In questo settore c’è il filone dello sport, in cui si caratterizzano processi particolari per una sperimentazione più spinta”.

Qui sono seguiti diversi atleti paralimpici che stanno ora gareggiando a Tokyo. Il lavoro in sinergia coinvolge ortopedici, ingegneri ma anche medici e psicologi: tutti danno il loro contributo al raggiungimento dell’obiettivo dello sportivo. Dice Andrea Cutti, responsabile della ricerca applicata: “Quando si costruisce la protesi, si cercano sul mercato i componenti con migliore resa, massima performance e totale rispetto della biomeccanica dello sportivo che non va sovraccaricato. Più simbiosi c’è fra atleta e protesi, migliore sarà la resa.

Vale quanto accade nella F1, nel legame macchina-pilota: a parità di prestazioni della macchina, a fare la differenza è il pilota che condivide con i meccanici dubbi e sensazioni, come fanno i campioni con noi”.

Materiale di elevatissima qualità

Teti afferma che il costo del materiale di ogni protesi si aggira intorno ai 10.000 euro, ma il valore va moltiplicato per sette, visto lo sforzo del team che la produce e affina.

È un mix di artigianato e high-tech, tra stampanti 3D e materiali modernissimi come il carbonio preimpregnato, dalla straordinaria capacità di flessione, usato nelle scocche della F1.

I risultati sono spesso sorprendenti. È ancora Cutti a spiegarlo: “Le protesi con cui correranno i nostri azzurri sono rivoluzionarie. Tradizionalmente la coscia degli amputati era flessa di 5 gradi, ora abbiamo portato questa flessione a un più naturale 12-14%: vedrete l’eleganza, la compostezza nella corsa degli azzurri, perché subiranno meno carico sulla schiena e meno beccheggio del tronco”.

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La strada da fare

La tecnologia avveniristica che alle Paralimpiadi di Tokyo darà un grande aiuto agli atleti non deve far dimenticare le persone comuni portatrici di handicap. I disabili sono il 15% della popolazione mondiale, e la loro esistenza è spesso contrappuntata da difficoltà. Di inclusione non solo psicologica ma anche fisica, per via delle moltissime barriere architettoniche presenti anche nelle più moderne città.

E poi c’è l’aspetto economico. Ci piacerebbe tanto, insomma, smentire il recente articolo del Die Zeit, secondo cui le Paralimpiadi sono un affare per soli ricchi, che possono permettersi un certo tipo di tecnologia.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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