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Oggi si celebra la Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza

Materie STEM e gender gap

Ogni celebrazione, ci capita di ripeterlo spesso, è un’opportunità e un rischio. L’opportunità è che si focalizzi l’attenzione su un determinato ambito o su una ricorrenza storica dall’altro valore simbolico. Ma il rischio è che di quell’argomento se ne parli solo per ventiquattr’ore.

Oggi il rischio è un po’ differente. Perché, come ogni 11 febbraio dal 2016, si celebra la Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza. E ricorrenze simili, con una sottolineatura di genere nel loro nome, implicano evidentemente che siamo ancora lontani dalla parità tra uomini e donne. Per capirlo basta una controprova: immaginare la necessità della Giornata degli uomini e dei ragazzi nella scienza. Torneremo su questo argomento.

La Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza

La Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza è stata istituita il 22 dicembre del 2015 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Obiettivo è quello di riconoscere “il ruolo fondamentale che le donne e le ragazze svolgono nella scienza e nella tecnologia.”

La si celebra dall’11 febbraio del 2016. La data scelta indica il giorno (anzi, i due giorni del 10 e 11 febbraio 2015) nei quali si è svolto un Forum mondiale sulla salute e lo sviluppo delle donne organizzato dalla Royal Academy of Science International Trust (RASIT) e dal Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite (DESA ), in cui per la prima volta si è proposta la ricorrenza.

donne scienza

La nona edizione

Ogni edizione della Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza ruota attorno a uno specifico tema.

L’edizione 2024, come leggiamo sul sito ufficiale dell’evento, si intitola “Donne e ragazze nella leadership scientifica. Una nuova era per la sostenibilità”. Nell’assemblea preparatoria all’evento, che si è svolta l’8 e il 9 febbraio nella sede delle Nazioni Unite a New York, si è discusso della leadership femminile nel raggiungimento dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile in linea con l’Agenda 2030: la prosperità economica, la giustizia sociale e integrità ambientale.

Un luogo comune duro a morire

Prima di concentrarci su qualche numero che mostra la difficoltà delle donne di inserirsi, prima da studentesse e poi da lavoratrici, negli ambiti scientifici, va considerato un luogo comune tanto imbarazzante (e sessista) quanto duro a morire.

Ossia quello secondo cui le donne sarebbero maggiormente portate per le materie umanistiche, in cui metterebbero in gioco una presunta maggior sensibilità, mentre nelle discipline un tempo cosiddette “dure” sarebbero più opportuni il decisionismo e il pragmatismo maschili.

Al punto che esiste il cosiddetto effetto Matilda, di cui abbiamo parlato recensendo il volume Le tessitrici. Si tratta di un fenomeno di distorsione sociale per cui i risultati di ricerche o le scoperte scientifiche compiute da donne vengono attribuite a uomini.

Non è un concetto da sottovalutare, perché per limare (e poi abbattere) il gender gap è necessaria anzitutto una rivoluzione culturale.

Le materie STEM e il gender gap

La Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza ci dà modo di ragionare sul gender gap (in italiano divario di genere) nelle materie STEM. Che, ricordiamo, è acronimo di Science (scienza), Technology (tecnologia), Engineering (ingegneria) e Mathematics (matematica).

Il rapporto Unesco del 2021 segnala che il numero delle donne laureate in ambito scientifico corrisponde al 45% del totale, ma le occupate a livello globale non arrivano a un terzo (28,8%). Nel nostro Paese la forbice si allarga ulteriormente: sono il 16,5% le ragazze laureate in facoltà scientifiche, contro il 37% dei ragazzi.

Se prendiamo il divario di genere in matematica, l’Italia è al primo posto tra i Paesi Ocse: 16 punti di differenza contro una media di 5. Ne abbiamo scritto in un articolo.

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Altri divari

Il gender gap porta non solo alla cosiddetta segregazione orizzontale (per cui l’accesso ad alcune professioni è più difficile per le donne) ma anche a una segregazione verticale (maggior difficoltà a ricoprire ruoli apicali).

In un articolo pubblicato su Nature nel giugno del 2022 possiamo leggere che le donne hanno il 13% in meno di probabilità di apparire come le autrici di articoli scientifici rispetto agli uomini. E hanno ben il 59% di probabilità in meno di vedere riconosciuto un proprio brevetto scientifico.

Senza dimenticarsi il divario economico: secondo i dati forniti dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 33,3% dei ricercatori sono donne, ma hanno borse di molto inferiori rispetto a quelle dei colleghi maschi. E solo il 12% dei membri delle accademie scientifiche nazionali è rappresentato da donne.

È evidentemente arrivato il momento di cambiare qualcosa.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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