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Il primo Mac compie 40 anni

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Lo strapotere di Apple è dimostrabile (anche) dal fatto che l’azienda capitanata da Tim Cook ha dovuto, in questi ultimi giorni, ammorbidire due posizioni in odore di monopolio.

La prima: chiusa l’annosa querelle con Epic Games, il giudice ha imposto alla società di Cupertino di aprire il suo App Store anche a pagamenti esterni. Apple lo ha fatto, ma con una serie di clausole che hanno provocato l’accesa reazione di diverse aziende.

E, notizia ancora più recente, per non contravvenire alle norme del Digital Markets Act europeo, l’azienda consentirà anche ad app terze di effettuare pagamenti contactless su iOS tramite sistema NFC, finora a uso esclusivo di Apple Pay.

Insomma: ne è passato di tempo dal lancio del primo Mac, avvenuto il 24 gennaio 1984, dunque 40 anni fa precisi precisi. Ricordiamo quell’evento, e il celeberrimo spot pubblicitario che ha lanciato il prodotto.

Il primo Mac e lo spot di Ridley Scott

È vero, il primo Mac è stato messo in commercio il 24 gennaio 1984. Ma è stato lanciato due giorni prima, il 22 gennaio, in un modo clamoroso (e, potremmo aggiungere, molto… americano).

Il 22 gennaio 1984 a Tampa, in Florida, i Washington Redskins e i Los Angeles Raiders si sono affrontati nella diciottesima edizione del Superbowl, la finale del campionato di football americano.

La Cbs ha trasmesso l’incontro, visto da 77 milioni di persone. Ma l’evento non è passato alla storia per fatti legati allo sport.

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Durante la pausa pubblicitaria, è stato proiettato un curioso spot della durata di 60 secondi. In cui un terribile futuro distopico viene sconfessato da un’eroina vestita di bianco e rosso, che lancia un maglio contro il maxischermo da cui un individuo sta arringando una folla uniformata e ipnotizzata.

Lo slogan finale è leggenda: “Il 24 gennaio Apple Computer metterà in vendita Macintosh. E capirai perché il 1984 non sarà come 1984”.

Il primo Mac, Blade Runner  e George Orwell

Lo spot pubblicitario girato da Ridley Scott è stato profetico. E contiene una doppia citazione: una implicita a Blade Runner, film del 1982 girato dallo stesso Scott. E una esplicita a 1984, romanzo-capolavoro di George Orwell che immagina un regime oppressivo nel quale il Grande Fratello sorveglia costantemente la popolazione, conculcandone la libertà. Ogni riferimento alle recenti polemiche sull’intelligenza artificiale usata nei luoghi pubblici non è casuale. Anche se allora il Big Brother che cercava di inculcare il pensiero unico era IBM, che deteneva il 90% del mercato dell’informatica.

Comunque, se Orwell è stato profetico, dicevamo che lo è stato anche lo spot lanciato in anteprima il 22 gennaio. E con esso l’allora ventinovenne Steve Jobs, che ha dato il via a una famiglia di computer dall’impatto socioculturale (e aggiungiamoci pure quello estetico) incalcolabile.

E pensare che, mentre Jobs era entusiasta dello spot di Scott, altri membri del consiglio di amministrazione temevano le reazioni del pubblico a un video così insolito e aggressivo.

Il primo Mac: Macintosh 128K

Se è stato inevitabile dedicare un certo spazio a una delle pubblicità più indovinate della storia della televisione, non dimentichiamoci l’oggetto che oggi compie 40 anni. Ossia il primo Mac messo sul mercato, il Macintosh 128K.

Fa un certo effetto pensare che il nome del prodotto corrisponde alla sua memoria RAM (che però raddoppiava quella consueta per quegli anni, 64 Kb).

C’era la possibilità di connettere periferiche come stampante o floppy disk. Ma con cavi diversi da quelli tradizionali: ecco che Apple ha mostrato da subito il suo atteggiamento esclusivo e “isolazionistico”, che a distanza di quattro decenni divide ancora gli utenti tra entusiasti e critici.

Lo schermo del primo Mac era di appena 9”, la definizione di 72 pixel per pollice, il peso complessivo di 7,5 chili. E il prezzo tutt’altro che banale: circa 2.500 dollari, equivalenti a 5.000 attuali.

Ma intanto la rivoluzione era iniziata. Per la prima volta siamo venuti a conoscenza di un computer con un mouse di serie, e con un’interfaccia grafica innovativa e intuitiva. Le varie icone attuali, compreso il cestino, derivano proprio dal Macintosh 128K. In realtà l’interfaccia grafica era già apparsa sullo Xerox Star e su Lisa di Apple, entrambi però destinati a scarso successo.

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Il successo del primo Mac

Il Macintosh 128K ha venduto bene soprattutto nei primi mesi di lancio (50.000 unità in tre mesi), grazie ai suoi eccezionali elementi di novità e allo spot memorabile.

Nel tempo, però, la scarsa memoria ha rallentato le sue vendite. E gli è stato preferito il modello da 512K, in commercio già dal settembre dello stesso anno. Ma il mondo aveva conosciuto un modo nuovo di intendere i personal computer, e il Grande Fratello (solo quello informatico, ahinoi) era stato sconfitto.

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