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Disney licenzia 7.000 dipendenti (e Disney+ crolla nell’ultimo trimestre 2022)

Il titolo vola in Borsa

Disney è un universo fatato, estraneo alle beghe del mondo, solo agli occhi di giovani e giovanissimi che guardano i classici dell’animazione o si sintonizzano sui canali del digitale terrestre dell’azienda.

Per il resto, nemmeno la multinazionale fondata nel 1923 da Walt Disney (e la cui denominazione completa è The Walt Disney Company) resiste all’ondata di licenziamenti che sta investendo svariate aziende dei comparti tech ed entertainment.

E così, anche per far fronte a un crollo degli abbonati a Disney+ (di cui vi parleremo), Disney licenzia 7.000 dipendenti. L’annuncio è stato dato nientemeno che dall’amministratore delegato Bob Iger.

Vediamo tutti i dettagli della vicenda.

Disney licenzia 7.000 dipendenti

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L’annuncio è stato diffuso nella giornata di mercoledì 8 febbraio. A darlo è stato l’amministratore delegato dell’azienda, Bob Iger, tornato al timone nel novembre del 2020 dopo due anni di assenza.

Ricordiamo che Iger aveva guidato la società per quindici anni. Ed era poi stato richiamato proprio a seguito dei deludenti dati della piattaforma streaming Disney+ nell’ultimo trimestre del 2022. Gli stessi dati che, per far quadrare i bilanci, sono alla base della decisione di Disney, che licenzia 7.000 dipendenti, pari a circa il 3,6% dei suoi lavoratori a livello globale.

Disney

L’annuncio

Bob Iger ha detto dunque che Disney licenzierà 7.000 lavoratori. L’operazione fa parte di una riorganizzazione generale che permetterà alla multinazionale di risparmiare circa 5,5 miliardi di dollari (pari a 5,1 miliardi di euro).

Iger ha anche affrontato la crisi di Disney+, affermando che l’azienda continuerà a puntare decisamente sullo streaming, ma che darà maggiore risalto ai media sportivi.

Il piano di rinnovamento prevede anche una tripartizione della società: una parte sarà dedicata all’intrattenimento (film, TV e streaming), una sarà imperniata sull’emittente sportiva ESPN, e la terza comprenderà i prodotti Disney, parchi divertimento compresi.

Il titolo schizza in Borsa

Bob Iger ha parlato di “una significativa trasformazione” che si espliciterà in una “crescita e in una redditività sostenute nelle nostre attività di streaming, posizionandoci per navigare le sfide economiche globali e portare risultati agli azionisti”.

La riorganizzazione di Disney ha convinto Wall Street: i titoli sono saliti fino al 9% nelle contrattazioni after hours (le sessioni serali).

Disney+ e la fuga degli abbonati

Ma se la Borsa per adesso ha fatto sorridere Disney, lo stesso non si può dire dei risultati della piattaforma Disney+.

I numeri del quarto trimestre fiscale del 2022 sono preoccupanti: Disney+ ha perso 2,4 dei suoi 164 milioni di abbonati.

Gli investimenti fatti nella piattaforma, che non hanno portato i risultati attesi, hanno fatto perdere all’azienda 1,5 milioni di dollari. Nello stesso semestre del 2021, le perdite erano state inferiori di due volte e mezzo: 630 milioni di dollari.

Ma soprattutto, dal lancio di Disney+ (nel novembre del 2019), questa è la prima volta che la società non guadagna abbonati rispetto al trimestre precedente.

Tutta “colpa” dell’India?

Il crollo degli abbonati pare sia da addebitare soprattutto alla débâcle di Disney+ Hotstar, la versione indiana della piattaforma, che da sola ha perso ben 3,8 milioni di abbonati.

Problema causato in primo luogo dalla perdita dei diritti del cricket alla fine del 2022.

Se quindi dal passivo di 2,4 milioni di abbonati si tolgono i 3,8 dell’India, la piattaforma risulta globalmente in attivo di 1,4 milioni di utenti.

In Nordamerica e Canada, Disney+ ha ad esempio guadagnato 200.000 abbonati. ESPN+ ha aggiunto 600.000 nuovi abbonati e la piattaforma Hulu ben 800.000.

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Dichiarazioni e… licenziamenti

Bob Iger è l’uomo forte, che nei precedenti quindici anni di guida ha portato Disney a essere una delle aziende di maggior successo al mondo.

Le sue parole sono quelle di un uomo determinato. “È tempo di una nuova trasformazione. Crediamo che il lavoro che stiamo facendo per trasformare il nostro business intorno alla creatività, riducendo al contempo le spese, porterà a una crescita sostenibile e alla redditività della nostra attività di streaming.”

Peccato che poi, nel suo caso come in quello di ormai diverse grandi aziende del tech (da Google a Meta, da Amazon a Microsoft), la prima mossa per raddrizzare il bilancio sia quella di risparmiare sui dipendenti, lasciandoli a casa.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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