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Apple ed Epic Games chiedono alla Corte Suprema il riesame della sentenza del 2021

La diatriba infinita

I due maggiori tormentoni estivi sono stati il presunto match di arti marziali miste tra Elon Musk e Mark Zuckerberg e, con origini più remote, il tentativo da parte di diversi organi di controllo di ostacolare l’affare Microsoft-Activision Blizzard.

Con buona probabilità si sono chiuse senza troppi danni entrambe le contese. Ed ecco riaffacciarsi, a estate ormai conclusa, un terzo scontro, quello tra Apple ed Epic Games.

Sia l’azienda di Cupertino che la software house si sono fatte avanti, chiedendo alla Corte Suprema il riesame della sentenza del 2021.

Vediamo cos’è accaduto, dopo di che ripercorriamo i punti salienti della vicenda.

epic games

Apple e il caso Epic Games: chiesto il riesame della sentenza

Più che una mossa contro Epic Games, quello di Apple è un ultimo tentativo di scongiurare l’obbligo di consentire che negli Stati Uniti il suo App Store apra ai pagamenti di terze parti.

Temendo un duro colpo per le proprie tasche, Apple ha chiesto alla Corte Suprema di riesaminare la sentenza del 2021 del tribunale di ordine inferiore che contiene questa ingiunzione. Sentenza considerata “incredibilmente ampia” e soprattutto “incostituzionale” dall’azienda di Tim Cook.

La richiesta di Epic Games

La notizia è quasi paradossale. Nelle stesse ore in cui Apple ha chiesto alla Corte Suprema il riesame della sentenza del 2021, ritenendosi incostituzionalmente lesa, Epic Games… ha fatto altrettanto, ovviamente con motivazioni opposte.

Come riporta Bloomberg in un articolo pubblicato giovedì 28 settembre, l’azienda statunitense produttrice di videogiochi avrebbe chiesto di riesaminare il passaggio della sentenza che assolve Apple dall’accusa di violazione delle leggi antitrust.

Il terreno è il medesimo: Epic Games sosteneva che Apple avesse violato la legge sulla concorrenza sleale della California, impedendo agli sviluppatori di indirizzare gli utenti verso sistemi di pagamento di terze parti.

Il giudice nel 2021 ha in effetti confermato che le pratiche di Apple hanno “un effetto anticoncorrenziale rilevante che danneggia i consumatori”. Ma non le ha ritenute così gravi da poterle considerare come caso di violazione dell’antitrust.

Ora tocca alla Corte Suprema

Con sollecitazioni da entrambe le parti, secondo Bloomberg la Corte Suprema riesaminerà la sentenza entro la fine dell’anno.

Nel frattempo Fortnite, titolo di punta di Epic Games, è stato tolto dall’App Store nell’agosto del 202 e a oggi non è ancora disponibile.

E questo aspetto ci offre il destro per un breve ripasso di quanto accaduto sin qua.

(Breve) riassunto delle puntate precedenti

Tutto ha inizio proprio nell’agosto del 2020, quando Apple ha bandito Fortnite dall’Apple Store. Il motivo? Epic Games aveva aggiunto metodi di pagamento alternativi per bypassare la percentuale (salata: il 30%) trattenuta dall’App Store.

Da lì è nato un lungo e articolato processo, che – in sintesi – ha visto Epic Games costretta a pagare 3,5 milioni di dollari per la violazione del contratto con Apple. Dal canto suo, Apple non potrà più “proibire agli sviluppatori di includere nelle loro app e nei loro metadati pulsanti, link esterni, o altri richiami all’azione che indirizzino i clienti verso meccanismi di acquisto, oltre agli acquisti In-App.

Tuttavia, per adesso Apple è riuscita a ottenere una serie di slittamenti dell’applicazione di questo passaggio della sentenza della Corte d’Appello del Nono Circuito degli Stati Uniti.

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Epic Games licenzia

Epic Games, nel frattempo, licenzia.

A riportarlo è sempre Bloomberg. Si tratta di un imponente taglio dell’organico: resteranno a casa circa 830 dipendenti, ossia il 16% dell’organico complessivo.

La software house venderà inoltre Bandcamp, una piattaforma musicale online.

In una mail ai dipendenti, l’ad Tim Sweeney avrebbe scritto: “Anche se Fortnite sta ricominciando a crescere, il trend è guidato principalmente dai contenuti dei creator con una significativa condivisione dei ricavi, e si tratta di un’attività con margini inferiori rispetto a quella che avevamo quando Fortnite Battle Royale è decollato”.

Il Ceo ha anche fatto sapere che due terzi dei licenziamenti non interessano i team di sviluppo principali. E chi sarà licenziato avrà comunque diritto a 6 mesi di retribuzione base e a 6 mesi di assistenza sanitaria.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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