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Il fisco USA chiede a Microsoft $29 miliardi di tasse non pagate, l’azienda fa ricorso

L’Internal Revenue Service (IRS), l’agenzia fiscale degli Stati Uniti, ha chiesto a Microsoft di versare l’enorme cifra di 29 miliardi di dollari in tasse non pagate, relative al periodo compreso tra il 2004 e il 2013. Microsoft ha risposto annunciando che presenterà un ricorso contro questa decisione.

Microsoft, il fisco USA chiede $29 miliardi di tasse non pagate

La stessa azienda ha spiegato che il contenzioso tra Microsoft e il fisco USA riguarda il trasferimento delle entrate attraverso giurisdizioni internazionali. Questa pratica, nota come “condivisione dei costi“, secondo l’azienda è comunemente adottata da numerose grandi multinazionali. La società ha enfatizzato la sua convinzione che le sue azioni siano conformi alle norme e ai regolamenti fiscali dell’IRS. Microsoft pensa che i precedenti giuridici siano dalla sua parte.

Sul suo blog, Microsoft spiega che la richiesta dell’IRS non rappresenta una determinazione ufficiale. E dice che, considerando il Tax Cuts and Jobs Act (approvato nel 2018 durante l’amministrazione Trump), Microsoft eventualmente dovrebbe fino a 10 miliardi di dollari in meno della cifra proposta.

Microsoft ha annunciato un ricorso, che richiederà diversi anni. Abbiamo chiesto a Microsoft una dichiarazione riguardo il ricorso, vi terremo aggiornati.

Fisco e tech

Come sottolinea Il Sole 24 Ore, le questioni fiscali legate alle grandi aziende tech statunitensi rappresentano un problema di portata globale. I governi di diversi paesi accusano colossi come Apple, Amazon e Microsoft di ridirigere le loro entrate verso giurisdizioni con tassazioni più basse o addirittura nulle, al fine di eludere le imposte nei loro mercati principali e massimizzare i profitti.

tasse non pagate microsoft min

Questo tipo di processi, tuttavia, richiedono molto tempo. Nel 2016, l’Unione europea ordinò ad Apple di pagare una somma straordinaria di 13 miliardi di euro in tasse arretrate. Tuttavia, Bruxelles perse inizialmente un appello contro questa decisione e ora è in attesa dell’esito di un ulteriore appello.

Resta da capire quale risultato darà il ricorso chiesto da Microsoft al fisco USA, vi terremo aggiornati.

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Source
Il Sole 24 OreMicrosoft

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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