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E ora tocca alla Nuova Zelanda: TikTok vietato ai parlamentari

Ieri è stata la volta del Regno Unito

Il fronte dei Paesi (e delle istituzioni sovranazionali) che guarda con sospetto a TikTok si amplia di giorno in giorno.

Stiamo redigendo questo articolo la mattina di venerdì 17 marzo. E nelle scorse ore vi abbiamo dato notizia di come il Regno Unito abbia bandito la piattaforma social di ByteDance dai device governativi.

Non è passato nemmeno un giorno e dobbiamo aggiornare la mappa di chi sta voltando le spalle al discusso social di Pechino. Stavolta il ban a TikTok arriva dalla Nuova Zelanda, stato che fa parte del Commonwealth, e quindi potrebbe non essere casuale la prossimità temporale con la decisione del Regno Unito.

Vediamo più nel dettaglio in cosa consiste questo ban, dopo di che facciamo il punto della situazione.

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TikTok: stop in Nuova Zelanda

L’annuncio è stato dato all’alba di venerdì 17 marzo ma, a differenza di quanto è accaduto nel Regno Unito, non avrà effetto immediato.

La Nuova Zelanda blocca TikTok. È stato Rafael Gonzalez-Montero, un funzionario parlamentare, a chiarire i confini di questa azione: il divieto sarà limitato a tutti i dispositivi con accesso alla rete parlamentare. Ed entrerà in vigore tra due settimane, venerdì 31 marzo.

Privacy a rischio

Va da sé che i motivi del ban sono analoghi a quelli adottati nelle scorse settimane da diversi Paesi (e non solo).

Rafael Gonzalez-Montero ha detto che i rischi legati alla piattaforma cinese sono “inaccettabili nell’attuale ambiente parlamentare neozelandese. La decisione è stata presa sulla base delle analisi dei nostri stessi esperti, dopo una discussione con i nostri colleghi di governo e internazionali”.

Il problema, ricordiamolo, è legato alla privacy degli utenti. Sembra infatti che, in barba ai regolamenti in vigore, i dati degli utenti che fruiscono di TikTok siano trattenuti e archiviati. E non solo: sarebbero anche messi a disposizione del governo di Pechino.

Un divieto “morbido”

Lo stop di TikTok in Nuova Zelanda è circoscritto rispetto a quanto finora avvenuto altrove, dove l’app è stata proibita su tutti i dispositivi governativi.

Qui invece a non poterne fare uso sono soltanto i parlamentari neozelandesi: stiamo parlando di circa 500 persone.

Intanto, forse per sdrammatizzare la situazione, il primo ministro neozelandese Chris Hipkins ha fatto sapere di non avere mai installato TikTok sul proprio cellulare. Hipkins ha dichiarato alla stampa: “Non sono così alla moda”.

I precedenti ban

Con lo stop a TikTok, la Nuova Zelanda segue di un giorno – come abbiamo detto – la medesima mossa del Regno Unito.

Nelle scorse settimane, una decisione analoga era stata presa dagli Stati Uniti, dal Canada e da Commissione, Consiglio e Parlamento europei. In tutti questi casi, lo stop è stato più severo e ha riguardato, appunto, tutti i device governativi.

In Italia il governo ha per ora solo preso in considerazione l’ipotesi di un divieto, ma alcuni esponenti (tra cui Matteo Salvini) si sono apertamente dichiarati contrari.

Ricordiamo che l’azione globale contro TikTok è iniziata in India nel 2020. Nello stesso anno, l’ex presidente Donald Trump aveva accusato TikTok di essere al servizio del governo di Pechino.

La posizione di TikTok

ByteDance ha ammesso parzialmente le proprie responsabilità.

Nel senso che ha confermato il fatto che i dipendenti possano avere accesso ai dati degli utenti. Ma hanno negato recisamente ogni eventuale rapporto con la politica.

Ad affermarlo è stato un italiano, Giacomo Mannheimer, responsabile dei rapporti istituzionali di ByteDance in Europa: “Il governo cinese non ci ha mai chiesto dati e comunque non glieli daremmo.

La nostra strategia di data governance, in conformità al Gdpr, si basa su un approccio volto a limitare il più possibile l’accesso ai dati, riducendone al minimo il flusso al di fuori dell’Europa nel rispetto di rigidi protocolli di sicurezza”.

TikTok si separa da ByteDance?

Tra le ipotesi, c’è quella di una prossima separazione di TikTok da ByteDance.

Il presidente degli Stati Uniti in persona, Joe Biden, ha dichiarato che se così non sarà, negli Usa la piattaforma social potrebbe essere completamente bandita.

Secondo diverse voci, l’azienda cinese proprietaria del social starebbe già pensando concretamente a questa scissione. Così, aumenterebbero le garanzie di tutela della privacy degli utenti americani.

Intanto, gli analisti di Bloomberg hanno fatto sapere che attualmente il valore del solo TikTok potrebbe aggirarsi intorno ai 40-50 miliardi di dollari, mentre l’intero valore di ByteDance sarebbe di circa 220 miliardi di dollari.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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