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I Simpson compiono 35 anni, la serie potrà mai finire?

Dal debutto nel Tracey Ullman Show allo streaming su Disney+, una storia che continuerà

Il 19 aprile 1987 andava per la prima volta la famiglia più nota (e disfunzionale) della televisione: I Simpson hanno debuttato ufficialmente 35 anni. Non si trattava degli episodi da mezz’ora cui siamo abituati oggi, che hanno ormai superato quota 700, ma di spezzoni da un minuto andati in onda nel Tracey Ullman Show. Un esordio che avrebbe cambiato la TV americana e mondiale per sempre. Ma in mezzo alle celebrazioni per i 35 anni di Simpson ci sorge spontaneo chiedere: la serie avrà mai una fine?

I Simpson compiono 35 anni, una storia senza fine (?)

Matt Groening lavorava da quasi dieci anni come fumettista quando decise di tentare un’esperimento nuovo: portare la comicità adulta e satirica dei fumetti di Life in Hell in televisione. Ma temendo problemi di copyright con la sua casa editrice, decise di cambiare strada.

Crea quindi qualcosa di nuovo, che svilupperà insieme al regista e produttore James L. Brooks, che nel frattempo aveva già vinto 3 Oscar per Voglia di Tenerezza e diversi Emmy per sitcom Mary Tyler Moore e Taxi.

simpson speciale di halloween la paura fa novanta min min
Dallo speciale di Halloween 2021

La nascita di un mito della TV

L’idea è quella di raccontare una famiglia da sitcom americana, ma disfunzionale in tutto e per tutto. E parte dalla propria famiglia, almeno per quanto riguarda i nomi: Homer è il nome di suo padre, Marge quello di sua madre e le sue sorelle minori si chiamano Lisa e Maggie. Il primogenito si sarebbe dovuto chiamare Matt, ma alla fine scelse Bart, anagramma di ‘brat’, monello in inglese.

James L. Brooks all’epoca lavorava per il Tracey Ullman Show (insieme al compianto Sam Simon, che svilupperà la serie per portarla su Fox) dove l’attrice britannica realizzava sketch e numeri musicali che mettevano in mostra il suo talento nel creare personaggi. Ma dopo gli stacchi pubblicitari c’era spazio per uno spezzone da un minuto di una serie animata.

Brooks e Groening, che segue lo storyboard e la sceneggiatura, si affidano agli studi della Klasky Csupo per animare gli spezzoni. Tra gli animatori seguono da vicino il progetto David Silverman, che poi ha diretto il film dei Simpson oltre a molti altri prodotti animati, e Wesley Archer, che ha lavorato anche a Futurama, King of the Hill e ora Rick & Morty. Il colorista Georgie Peluse invece sembra essere la persona che ha deciso di colorare la famiglia di giallo, per far credere agli spettatori si trattasse di un problema di sintonizzazione della TV.

Il primo spezzone dei Simpson andò che andò in onda il 19 aprile 1987 fu “Good Night“, dove si vede Homer e Marge augurare la buona notte a tutti i figli per poi trovarseli nel letto spaventati. Forse ve lo ricordate: andò in onda anche durante “Il 138° episodio spettacolare” nella settima (splendida) stagione dello show ufficiale, presentato da Troy McLure insieme ai finali alternativi di “Chi ha sparato al signor Burns”.

simpson inizio e fine min

Un successo immediato

I disegni degli spezzoni del Tracey Ullman Show era piuttosto grossolani, per via di un’incomprensione: Matt Groening aveva mandato dei bozzetti pensando che gli animatori li avrebbero ‘ripuliti’. Invece non lo fecero. Ma quelle gag da un minuto avevano già in nocciolo gli elementi che avrebbero reso grande I Simpson.

In particolare, un cast di personaggi con cui Groening e Brooks impararono a giocare alla grande. E che lavorando con il gruppo di sceneggiatori assunti assemblato da Sam Simon, diventano iconici da subito.

Anche grazie alle interpretazioni straordinarie dei doppiatori. Dan Castellaneta interpreta Homer, Nonno Abe e Krusty già nei corti, anche se la sua voce cambierà molto con il debutto fu Fox negli episodi da mezz’ora. All’epoca del Tracey Ullman Show si ispirava a Walter Matthau, mentre su Fox ha una voce piena e che divenne subito iconica. Julie Kavner interpreta Marge, Nancy Cartwright Bart e Yeardley Smith interpreta Lisa. E lo fanno ininterrottamente da 35 anni.

Infatti Simon, Brooks e Groening convincono Fox a dar loro mezz’ora di show ogni domenica sera, in prima serata. Qualcosa di inaudito per un cartone animato esplicitamente per adulti, e forse dovuto al fatto che Brooks vinceva Emmy e Oscar da prima che Fox nascesse solo quattro anni prima.

simpson prima puntata fine

I Simpson, un impatto culturale senza fine

Fatto sta che I Simpson debuttano con grande successo. La prima stagione ha una media di 13 milioni di spettatori. E lo show viene tradotto praticamente in ogni angolo del mondo, seppur sia impossibile da tradurre. Il cast di voci italiano ha dovuto adattare un milione di accenti diversi, trovare modi per gestire i giochi di parole in una serie TV che ne fa mille a puntata, imitare celebrità di ogni tipo.

Perché nello show in americano hanno parlato attori come Leonard Nimoy (nella puntata preferita di chi scrive, “Marge contro la monorotaia“) o cantanti come Michael Jackson e tre Beatles: Ringo, Paul e George. Tony Bennet è stata la prima celebrità che ha interpretato se stesso nello show, ma molti hanno avuto ruoli di spicco come Meryl Streep nei panni di Jessica Lovejoy. Lo show detiene il Guinness World Record per maggior numero di celebrità comparse in una serie animata (anche nello show Springfield entra nel libro Guinness come città più grassa d’America).

Ma non importano voci e traduzioni: i Simpson diventano un fenomeno planetario, nel 1999 Time li dichiara “la serie TV del secolo”. Il loro successo è tale che non solo ispirano e sono paragonati a qualsiasi serie animata debutti in TV. Cambiano anche la sitcom, che con loro diventa più nonsense e tagliente al tempo stesso, unendo la satira sociale alle risate perché Telespalla Bob continua a calpestare dai rastrelli. E soprattutto, aumenta il numero di battute per episodio: se la comicità di oggi è dieci volte più veloce di quella nelle sitcom americane classiche anni ’80-’90 è soprattutto grazie ai Simpson.

telespalla bob rastrello

Il calo degli ascolti potrebbe portare alla fine dei Simpson?

Se chiedete a un fan dei Simpson quando c’è stato il periodo d’oro della serie, troverete teorie diverse e vi toccherà ascoltare per ore citazioni di Kent Brockman. Ma più o meno tutti sono d’accordo nel dire che l’episodio due della nona stagione “Il direttore e il povero” segna uno spartiacque nella storia dei Simpson.

I fan danno la colpa a quell’episodio per aver snaturato il personaggio di Skinner. Ma la verità è che non ci sono show che arrivano alla nona stagione senza sbagliare un colpo e i Simpson ci sono andati più vicini di chiunque altro. E se anche nell’attuale 33esima stagione ci sono episodi solidi e anche nelle peggiori puntate ci siano battute brillanti, gli ascolti sono calati.

L’ultima stagione negli Stati Uniti ha esordito con meno di quattro milioni di spettatori. Non è più lo show che ferma l’America intera ogni domenica, come era successo all’inizio dell’ottava stagione per scoprire chi aveva sparato al signor Burns. Ma è anche vero che sono cambiati i consumi degli spettatori. Il numero di persone che hanno visto la prima puntata della trentatreesima stagione aumenterà sommando quelli che la guarderanno su Disney+.

I creatori dei Simpson hanno intenzione di arrivare alla fine?

L’anno scorso ha fatto notizia l‘intervista di Al Jean, showrunner da molto tempo e sceneggiatore dalla prima stagione dei Simpson, in cui parlava di una possibile fine dello show. Jean ha fatto riferimento al primo episodio trasmesso su Fox, alla fine del quale i Simpson adottano Piccolo Aiutante di Babbo Natale come cane della famiglia. “Ho menzionato che ci potrebbe essere una fine dove nell’ultimo episodio tornano allo spettacolo di Natale del primo episodio, così che la serie diventi un loop unico. Io lo finirei così, se dovessi”.

Ma Jean ha anche specificato che “Per essere onesti, il discorso della fine, specialmente visto che stiamo andando molto bene su Disney+ negli Stati Uniti e nel Regno Unito e in altre nazioni nelle Americhe, non penso che nessuno dirà ‘Finiamola qui, o capiamo come andarcene da qui’ per il momento.

La serie è stata rinnovata fino al 2023, quindi vedremo di sicuro una 34esima stagione. Ma già da tempo si parla di chiusura, tanto che Matt Groening nel 2018 diceva Non vedo nessuna fine in vista. Ma è sempre possibile. Vivo in costante diniego della morte, figurarsi della cancellazione dei Simpson”.

Come spiega bene Mike Reiss, lo show potrebbe davvero andare avanti per sempre per come è strutturato. “I Simpson parla del mondo, dell’umanità e quello che succede nel mondo e quello che facciamo come umani. E per noi rinunciare a uno show dove possiamo esplorare tutto quello che gli esseri umani possono fare e ogni cosa che succeda nel mondo. È lo stesso per Saturday Night Live e The Daily Show, tutto quello che copre eventi correnti potrebbe andare avanti, perché fermarlo?.

La prova definitiva che il finale è ancora lontano

Anche se forse la dichiarazione che più ci rassicura come fan, che non solo detesterebbero la fine dei Simpson (e anzi vorrebbero un secondo film) è quella di Yeardley Smith. Che avendo la voce di Lisa, senza dubbio dice la cosa più intelligente: “Siamo stati scritturati per la stagione 33 e 34. Ma credo ci darebbero un grande preavviso per l’ultima stagione. Perché, come minimo, Disney ha comprato Fox (tranne Fox News e Fox Sports) in parte perché volevano comprare i Simpson. Inoltre, se fosse l’ultima stagione, credo che vorrebbero capitalizzare e farci una fantastiliardo in pubblicità“.

Finché i Simpson faranno soldi e porteranno iscritti a Disney+ (e a giudicare da tutti i corti originali su Disney+, lo fanno), la parole fine non ha senso scriverla. E con quel mix di cinismo e ironia che li ha resi un pilastro della storia della TV, tutta la città di Springfield lo sa bene. In quanto a noi, non smetteremo di guardare i Simpson fino a quando non dovremo dare il benvenuto ai nostri insetti signori supremi.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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