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Twitter e Elon Musk, il racconto di un ingegnere licenziato

Quando gli hanno tolto l'accesso all'email pensava fossero gli hacker, invece stava per essere lasciato a casa

Un ingegnere di Twitter, licenziato dopo l’arrivo di Elon Musk, ha raccontato all’Economist la sua esperienza nella compagnia nell’ultimo anno. Dai primi rumorii sull’arrivo del miliardario, fino a quando ha dovuto abbandonare una riunione su Google Meet a metà perché il team della sicurezza gli aveva bloccato l’accesso alla mail dell’ufficio. Dopo un weekend passato ad aiutare un collega a lanciare le spunte blu a pagamento di Twitter Blue.

Twitter: il racconto di un ingegnere licenziato

Manu Cornet è un ingegnere software che ha lavorato per quattordici anni per Google e che stava scrivendo codice per Twitter prima che Elon Musk lo licenziasse. Ora, sebbene spieghi che per le sue qualifiche le offerte di lavoro su LinkedIn non manchino, ha deciso di partecipare alla denuncia dei dipendenti di Twitter contro l’azienda per i licenziamenti e di raccontare la propria esperienza. Sia in un articolo dell’Economist, usato come fonte di questo articolo, che in una serie di vignette che ha realizzato.

Nel suo racconto all’Economist, Cornet parte raccontando la fine. Perché è arrivata nel modo più inaspettato possibile. L’ingegnere racconta che dopo l’arrivo di Elon Musk a Twitter, lui insieme ad altri colleghi si era buttato a capofitto nel programmare. Racconta di non essersi domandato se le decisioni di Musk fossero intelligenti o meno, “non avevamo tempo di chiedercelo” spiega. Tutte le novità erano urgenti (“dovevano arrivare ieri”) e i programmatori dovevano battere sulle tastiere a ritmi forsennati.

Maratona di programmazione per Twitter Blue

L’ingegnere spiega all’Economist che un suo collega aveva il compito di sviluppare il sistema di pagamento per il nuovo Twitter Blue, che avrebbe permesso a tutti di acquistare una spunta blu dell’account verificato pagando 8 dollari. Lo stesso programma che ora Musk ha rimandato ripetutamente, dopo che Super Mario ha fatto il dito medio da un finto account Nintendo per ore e che molti inserzionisti hanno abbandonato la piattaforma per paura di infangare il nome della propria azienda.

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Cornet spiega che “quando costruisci un nuovo sistema, devi assicurarti che lavori con consistenza per centinaia di milioni di utenti. Devi programmare soluzioni per ogni variabile immaginabile (un aumento di richieste in un momento della giornata, una breve perdita della connesstione durante il processo di pagamento)”.

Cornet spiega all’Economist che il suo collega non aveva avuto tempo di pensare alle possibili implicazioni della decisione di Musk, perché entro il fine settimana doveva rendere le spunte blu dell’account verificato a pagamento. Quindi aveva aiutato il collega a programmare per tutto il weekend. Spiega: “Ho anche dormito sul divano in ufficio sabato sera“. Dice di averlo fatto volentieri, aveva vissuto questa urgenza come una sfida. Per quanto poi la decisione di lanciare il servizio fosse affrettata e controproducente, in un weekend erano riusciti a superare una sfida di programmazione quasi impossibile: il servizio a livello tecnico funzionava bene.

Il licenziamento durante una riunione online

Dopo aver programmato tutto il fine settimana per lanciare il servizio Twitter Blue, aveva ripreso a scrivere codice per un secondo progetto. Musk voleva la crittografia end-to-end sui messaggi diretti, anche in questo caso la voleva subito. Martedì quindi Cornet era in riunione con altri programmatori. Ma dopo una quindicina di minuti, racconta l’ingegnere, Google Meet lo ha buttato fuori dalla conversazione.

Cornet ha subito visto che qualcuno aveva cambiato la password della sua email lavorativa. “Poi lo schermo del mio laptop è diventato grigio. Mi sono chiesto se fossi stato hackerato” spiega. Poi una notifica: il team di sicurezza gli aveva inviato un messaggio sullo smartphone privato dicendo che dovevano parlare con lui immediatamente.

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Ma con il suo laptop aziendale fuori uso, prima che potesse contattare la sicurezza informatica di Twitter, ha ricevuto una telefonata dal capo del suo capo. Quel che sarebbe emerso è che era stato licenziato, uno tra i primi ingegneri lasciati a casa da Twitter. Entro la fine della settimana, più della metà della forza lavoro del social avrebbe dovuto lasciare l’azienda. Compresi “il mio capo. E il suo capo. Anche il capo del suo capo. E i lori capi”.

Il Twitter di Musk vissuto da un ingegnere

Cronet continua il suo racconto all’Economist dicendo che già dall’inizio dell’anno l’ambiente in Twitter era cambiato. Dopo il primo annuncio dell’interesse di Musk ad acquisire la società, la dirigenza aveva assicurato che non avrebbero venduto.

Cornet racconta all’Economist della prima riunione con Elon Musk a giugno (prima che rinunciasse all’acquisizione per colpa dei bot, per poi ripensarci a fine ottobre). Ricorda che il miliardario non era preparato a rispondere alle loro domande, ma anche che non sembrava affatto turbato dalla cosa. “Chiaramente non aveva preparato nulla per la riunione e non sembrava sapesse di cosa stesse parlando. E non gli interessava di quanto fosse ovvio”.

Poi ricorda dell’arrivo a fine ottobre di Musk con un lavandino negli uffici di Twitter (“let it sink in”), ricorda di aver apprezzato il fatto che fosse disposto a scherzare su queste cose. “All’epoca pensavo fosse divertente. Ecco l’uomo più ricco del mondo, che probabilmente guadagna in secondi quello che io faccio in un mese. Eppure ha preso il tempo e lo sforzo (o perlomeno lo ha chiesto a un assistente) di procurarsi un lavandino da portare negli uffici di Twitter, solo per fare un gioco di parole sciocco”.

Ma spiega che presto l’eccitazione per le novità in arrivo avrebbe lasciato il posto all’ansia di restare senza lavoro. Lui spiega che come ingegnere software le offerte non mancano, ma diversi altri colleghi non hanno professioni tanto ambite. Musk ha reso le persone nervose” spiega, anche se “all’inizio penso piacesse a molti in Twitter“.

Spiega all’Economist di aver postato un tool che aveva sviluppato per scaricare dalla email aziendale dei messaggi utili per chi temeva di perdere il lavoro, come le lettere di raccomandazione o le revisioni per gli incentivi. Un’ora e quattro minuti dopo sarebbe stato licenziato.

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Source
Economist

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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