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Riot Games accusata di discriminazione di genere

Riot Games è stata accusata di discriminazione e creazione di un ambiente a favore degli uomini da una dipendente e una ex dipendente. Pare infatti che questa faccenda tragga origine dalla cultura sessista vigente nell’azienda.

La class-action contro lo studio sostiene che “come molte altre donne dipendenti in Riot Games, alle querelanti è stato negato uno stipendio equo a quello degli altri; una carriera minata solo perchè sono donne. Inoltre, queste hanno visto le loro condizioni di lavoro negativamente variate, a causa degli abusi sessuali, cattiva condotta e stigma nei loro confronti, che sono predominanti nell’ambiente di lavoro in Riot Games.”

Come se non bastasse, pare che Riot abbia violato l’Equal Pay Act della California e le leggi contro la discriminazione, che prevedono una ricompensa ai dipendenti circa stipendi non riconosciuti, danni e altre penalità subite. In agosto, il report di Kotaku aveva ben descritto una cultura sessita vigente in Riot, raccontando la vicenda di 28 dipendenti, attuali e precedenti, ma l’azienda ha replicato sostenendo di avere tolleranza zero su discriminazione, bullismo e altri comportamenti simili.

Nonostante l’azienda abbia rimosso parecchie persone coinvolte nelle faccende, secondo diversi impiegati, continuano ad esserci alcuni dirigenti che ancora perpetrano questi abusi. Jessica Negron, una delle due donne coinvolte, sostiene che poco dopo essere stata assunta, abbia assunto il ruolo di manager, ma senza vedere alcun aumento di stipendio. Inoltre, uno dei suoi supervisori aveva dichiarato che “la diversità non dovrebbe essere un punto focale del design delle produzioni di Riot Games, poiché la cultura gaming è l’ultima spiaggia per gli adolescenti bianchi“.

L’altra querelante, la dipendente attuale in Riot Melanie McCracken, ci lavora dal 2013 e ha parlato delle sue esperienze con la cultura sessista e ha affermato che “le risorse umane non sono riuscite a mantenere confidenziale l’incontro, divulgando le informazioni al suo responsabile”.

La donna ha assunto un nuovo ruolo nel 2015 e il suo precedente supervisore è stato promosso a una posizione senior nel 2016. Da allora le erano stati dati cinque mesi per trovare una nuova posizione o essere licenziata.

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