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Izzy Miller e l’AI che imita gli amici: un esperimento che rivela molto sulle chat di gruppo

Il data scientist Izzy Miller ha usato LLaMA, l'algoritmo sviluppato da Meta

Il ricercatore Izzy Miller ha clonato la propria chat di gruppo che condivide con gli amici, scaricando oltre 500 mila messaggi e istruendo l’AI (LLaMA, l’algoritmo di Meta e non di ChatGPT e Bing) per ricreare le conversazioni del gruppo. Il risultato rivela molto – ma forse più sulle chat di gruppo come entità sociale, che sull’AI.

Clona la chat di gruppo degli amici con l’AI, con risultati sorprendenti

Le chat di gruppo fra amici, su WhatsApp, Telegram, Discord o in qualunque altro luogo digitale, sono un esperimento sociale in sé. Diventano spesso l’occasione per organizzare pizzate in compagnia, ma possono anche diventare una piazza dove condividere meme, video e altri messaggi divertenti. In maniera diversa da quello che accade quando ci si trova di persona: i più timidi dal vivo possono diventare quelli che condividono più aggiornamenti sulla propria vita.

Izzy Miller racconta a The Verge che “la mia chat di gruppo è un’ancora di salvezza e di conforto, e anche un punto di connessione. Ho pensato sarebbe stato divertente e anche sinistro sostituirlautilizzando l’AI.

Miller ha quindi scaricato centinaia di messaggi dalla chat che ha con i propri amici da oltre sette anni, da quando si conobbero al college. Sei persone che hanno condiviso molto, condensate nei messaggi che si sono mandati. Miller spiega di averci messo solo qualche weekend e giusto un centinaio di dollari per accedere all’AI che avrebbe simulato la sua chat di gruppo – e i suoi amici.

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Risultati sorprendenti – senza troppi sforzi

I risultati non si sono fatti attendere. E sono stati sorprendenti. “Sono rimasto davvero sorpreso dal grado in cui il modello ha imparato intrinsecamente cose su chi eravamo, non solo sul modo in cui parliamo. Sa cose su chi stiamo frequentando, dove siamo andati a scuola, il nome della nostra casa in cui abbiamo vissuto, eccetera.”

Miller, che lavora su questo tipo di tecnologia (LLM, large language model) da un po’ di tempo, sapeva bene come muoversi. Scaricando oltre 500 mila messaggi da iMessage, ha addestrato LLaMA, l’intelligenza artificiale di Meta – che è sul livello di GPT-3, secondo l’esperto. Il codice di questo algoritmo è trapelato online il mese scorso, cosa che ha reso più semplice a Miller l’utilizzarlo.

intelligenza artificiale

Miller spiega che un tempo questo tipo di ricerca (simulare sei diverse personalità) avrebbe richiesto mesi di lavoro a un team intero di data scientist. Lui ha potuto farlo nel tempo libero, per un centinaio di dollari.

“Robo boys”

Una volta costruito il modello, Miller ha creato una chat iMessage con tutti i suoi amici e i cloni digitali. In questo modo, hanno potuto conversare nella chat di gruppo con l’AI che li stava simulando. Miller spiega che alcuni dei discorsi erano tanto realistici che ha dovuto cercare nella chat per vedere che l’AI non stesse semplicemente copiando loro vecchie discussioni. Ma era tutto originale.

“C’è un qualche cosa di delizioso nel cogliere la voce dei tuoi amici alla perfezione. Non è proprio nostalgia, perché queste conversazioni non sono mai avvenute. Ma è un familiare senso di gioia… Questa cosa mi ha fatto fornire più ore di puro divertimento per me e i miei amici di quanto avrei mai immaginato” commenta Miller.

L’AI nelle chat di gruppo degli amici: una finestra sul passato e una sul futuro

chatbot 1

Miller, tuttavia, spiega che ci sono dei limiti. Ogni tanto, la differenza di personalità fra i sei membri diventava più flebile. Inoltre, l‘AI non ha un buon senso della cronologia: non distingue fra il passato e il presente. Quindi a volte parlava di vecchie fiamme del college come fossero le attuali compagne degli amici, per esempio.

Inoltre, l’AI non valuta complessivamente la chat di gruppo degli amici, ma il volume dei messaggi in generale. Quindi, poiché la chat era più attiva ai tempi del college, si comporta come fosse il 2017. “Se gli chiedo quanti anni ha, risponde 21 o 22” spiega Miller, “Se gli chiedo dove sei, mi dice che si trova nella caffetteria del college”.

Questo tipo di progetto dimostra le potenzialità per l’AI di domani. Potrebbe aiutare a combattere l’isolamento sociale, oppure spingere ancora di più verso la solitudine chi fatica a socializzare? Un domani, potrebbe ricreare le conversazioni con una persona cara che non c’è più: questo è un bene terapeutico o un rischio da non correre? I dubbi sono moltissimi.

Ma oltre a pensare al futuro, Miller spiega che ha riaperto anche una finestra sul passato. Ora sta organizzando una gita in Arizona per incontrare dopo tanto tempo i suoi amici del college.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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