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Streaming musicale, più soldi agli artisti e più visibilità alle opere europee. Lo chiede una risoluzione Ue

Un pacchetto di proposte dal Parlamento Europeo

Un tempo si ascoltava musica dai vinili. Che oggi sono tornati in auge come oggetti di modernariato da mostrare ai nipoti, quando non si decide di rispolverare con qualche amico uno dei dischi con cui si è cresciuti, assicurandosi minuti di commozione.

A prescindere da eventuali considerazioni sulla qualità audio (e sul fatto che avere pressoché l’intero patrimonio musicale a disposizione con un clic può essere una perversione), ai giorni nostri quasi tutti ascoltano musica attraverso le piattaforme di streaming.

I supporti fisici si vendono sempre meno, e la domanda sorge spontanea: ai tempi dello streaming musicale, come campano gli artisti?

È la stessa domanda che si è posta il Parlamento Europeo. Che con una risoluzione ha fornito alcune linee guida sullo streaming musicale, a partire proprio dai compensi degli artisti.

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Streaming musicale: la risoluzione Ue

Nella giornata di mercoledì 17 gennaio, il Parlamento Ue ha adottato alcune proposte per “garantire che il settore dello streaming musicale sia equo e sostenibile e per promuovere la diversità culturale”.

La risoluzione non è vincolante: si tratta, diciamo, di un suggerimento formale. Il testo, approvato mercoledì con 532 voti favorevoli, 61 contrari e 33 astensioni, è stato redatto lo scorso 4 dicembre. Ed è la “Relazione sulla diversità culturale e le condizioni per gli autori nel mercato dello streaming di musica europeo.”

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In cui i deputati europei ragionano sull’attuale squilibrio nell’assegnazione dei ricavi nel mercato dello streaming musicale, che lascia un compenso minimo ad autori, interpreti ed esecutori. La richiesta è quella di “un nuovo quadro giuridico dell’Ue per regolamentare il settore, settore al quale attualmente non si applicano norme comunitarie anche se i servizi di streaming sono divenuti il principale strumento di fruizione della musica.”

Verso un compenso equo

Per dare un’idea del giro di affari dello streaming musicale oggi, globalmente le piattaforme danno accesso (gratuitamente o tramite abbonamento) a circa 100 milioni di brani. Lo streaming rappresenta il 67 % delle entrate del settore musicale, con un fatturato annuo di 22,6 miliardi di dollari.

La risoluzione Ue afferma che vanno rivisti i “canoni di royalty pre-digitali”, oggi ancora applicati, fortemente penalizzanti per autori ed esecutori.

Più visibilità alle opere europee, e maggiore pluralismo

Il Parlamento Europeo chiede poi che cresca la visibilità delle produzioni musicali europee, dato il volume ingente (e in costante aumento) dei contenuti sulle piattaforme di streaming musicale. Tra le proposte, quella di imporre misure concrete, come quote per le opere europee.

Inoltre si sollecita un sostegno alla diversità musicale. La maggior parte dei ricavi va alle etichette e agli artisti più famosi, penalizzando “gli stili meno popolari e le lingue meno comuni”.

La proposta è quella di includere nella legislazione Ue “indicatori specifici di diversità per valutare la gamma di generi e lingue disponibili e la presenza di autori indipendenti”. Anche la strategia industriale europea dovrebbe promuovere la diversità del settore.

Musica e deepfake

Tra gli altri suggerimenti della risoluzione c’è quello di pensare a una legge comunitaria che obblighi le piattaforme a rendere trasparenti gli algoritmi e gli strumenti di raccomandazione di ascolto. Questo per prevenire pratiche sleali, come la manipolazione delle cifre dello streaming, “presumibilmente utilizzate per ridurre le entrate degli artisti”.

I deputati suggeriscono poi l’introduzione di un’etichetta che informi gli utenti quando un brano musicale è stato prodotto dall’intelligenza artificiale. E “sollecitano ad affrontare la questione dei deepfake sulle piattaforme di streaming musicale (che utilizzano identità, voci e sembianze degli autori, senza il loro consenso).”

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Il commento

Tra i promotori della risoluzione, lo spagnolo Iban García del Blanco. Che ha detto: “Il Parlamento dà voce alle preoccupazioni dei creatori europei, che sono al centro del mercato dello streaming musicale. La diversità culturale, e la garanzia che gli autori siano accreditati e retribuiti equamente, sono sempre state nostra priorità.

Per questo chiediamo norme che garantiscano che gli algoritmi e gli strumenti di raccomandazione utilizzati dai servizi di streaming musicale siano trasparenti, così come l’uso degli strumenti di IA, ponendo al centro gli autori europei.”

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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