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Spotify ed Epic (e con loro altre 32 aziende) contro Apple: non rispetta il Digital Markets Act

E il DMA entrerà in vigore il 7 marzo

Vi abbiamo raccontato in un recentissimo articolo cosa è il DMA (Digital Markets Act) che entrerà in vigore il 7 marzo, e cosa cambia per sei big tech definite gatekeeper.

Eppure una di queste sei big tech, Apple, sembrerebbe non rispettare il DMA. Almeno stando a quanto hanno detto Spotify, Epic e altre 32 aziende, che hanno criticato apertamente la società di Cupertino, tramite una lettera inviata alla Commissione europea. E pubblicata lo scorso 1 marzo sul blog (o meglio sulla newsroom) dell’azienda svedese di streaming musicale.

Ricordiamo intanto cosa è il Digital Markets, e perché tocca in modo particolare i gatekeeper. Dopo di che ci soffermeremo sulle accuse mosse ad Apple da Spotify, Epic e altre 32 compagnie.

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Cos’è il DMA

In breve, il Digital Markets Act, è una legge dell’Unione Europea che mira a regolamentare le grandi piattaforme tech. E a limitarne lo strapotere, con l’obiettivo di favorire la pluralità nel mercato digitale.

La legge è stata formalmente adottata dal Parlamento Europeo il 5 luglio 2022 e dal Consiglio il 18 luglio 2022,  ed è entrata in vigore il primo novembre dello stesso anno.

E si applicherà a sei aziende individuate dalla Commissione europea come gatekeeper.

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I gatekeeper

I sei gatekeeper individuati dalla Commissione Ue sono Meta, Alphabet (che controlla Google), Amazon, ByteDance (azienda madre di TikTok), Apple e Microsoft.

È considerata gatekeeper un’azienda con introiti annuali uguali o superiori a 7,5 miliardi di euro negli ultimi 3 anni, o un valore totale delle azioni di mercato di almeno 7,5 miliardi nell’ultimo anno, in almeno tre Paesi dell’Unione europea.

Altro parametro vincolante è la fornitura di un servizio di “piattaforma principale”, con almeno 45 milioni di utenti finali al mese residenti nell’Ue. Inoltre, su base annua deve poter contare su un minimo 10.000 utenti commerciali attivi.

Spotify ed Epic contro Apple: non rispetta il DMA

La lettera aperta inviata alla Commissione Ue (e più precisamente a Margrethe Vestager, Commissario europeo per la concorrenza, e a Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno) è stata firmata da 34 tra aziende e associazioni. Spiccano, come già detto, i nomi di Spotify ed Epic Games.

I firmatari si dichiarano preoccupati del fatto che Apple sembrerebbe ignorare le regole del Digital Markets Act. “I nuovi termini di Apple non solo ignorano sia lo spirito che la lettera della legge ma, se lasciati invariati, si fanno beffe del DMA e dei considerevoli sforzi della Commissione Europea e delle istituzioni dell’Ue per rendere competitivi i mercati digitali.”

Le accuse

Spotify, Epic Games e gli altri firmatari parlano di una “miriade” di decisioni di Apple non conformi al DMA. Dopo di che ne citano alcuni a titolo esemplificativo.

Il principale è che gli sviluppatori potranno scegliere se restare nell’App Store o meno, ma in questo secondo caso dovranno pagare commissioni significative. “Queste tariffe dissuaderanno gli sviluppatori di app dal fornire esperienze in-app fluide ai consumatori e ostacoleranno la concorrenza leale con potenziali fornitori di pagamenti alternativi”.

C’è poi il problema della privacy. Nella lettera si legge che secondo Apple “le modifiche includono nuovi controlli e divulgazioni e protezioni estese per ridurre i rischi per la privacy e la sicurezza creati dal DMA”. E ciò secondo i firmatari “sta mascherando preoccupazioni infondate sulla privacy e sulla sicurezza a scapito della scelta dell’utente. L’approccio di Apple non farà altro che fuorviare e degradare l’esperienza dell’utente, privandolo della scelta reale e dei vantaggi del DMA.”

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Lo scontro Epic-Apple

Ricordiamo che la polemica in atto ricalca quella scaturita al termine dell’annosa querelle tra Apple ed Epic Games.

Dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti, rigettando i ricorsi di entrambe le società, ha stabilito che Apple avrebbe dovuto aprire ai pagamenti esterni, l’azienda di Tim Cook si è subito adeguata. Ma introducendo una serie di ostacoli agli sviluppatori che scegliessero i pagamenti esterni.

Epic aveva protestato, e la prima azienda arrivata in suo soccorso era stata proprio Spotify. Che aveva dichiarato: “Ancora una volta Apple ha dimostrato che non si fermerà davanti a nulla per proteggere i propri profitti, a scapito di sviluppatori e consumatori sotto il regime di monopolio del proprio app store.

L’ultima mossa negli Stati Uniti, ovvero imporre una commissione del 27% per le transazioni effettuate al di fuori di un’app sul sito Web di uno sviluppatore, è oltraggiosa nei confronti degli sforzi della Corte, compiuti per consentire maggiore concorrenza e garantire la libertà di scelta da parte degli utenti”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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