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AdBlue: che cos’è, come funziona e a cosa serve | Auto For Dummies

L'AdBlue è ormai compagno delle auto diesel: che cos'è? E a cosa serve?

Bentornati ad Auto For Dummies, la rubrica che ogni settimana vi insegna qualcosa di nuovo sul mondo dell’auto.
Oggi parliamo di un dispositivo anti-inquinamento ormai molto diffuso, ma che in pochi conoscono a dovere: l’AdBlue.

Questo sistema per la riduzione delle emissioni è obbligatorio da qualche anno sulle automobili diesel più moderne.
A causa però della sua relativa complessità è ancora una incognita per molti acquirenti, e le domande sono ancora tante.
Che cos’è l’AdBlue? Come funziona il sistema? Devo fare il “pieno”? Quanto costa? Posso andare in giro senza?
Queste sono le domande più comuni su questo liquido misterioso, a cui oggi noi daremo una risposta.
Pronti? Si parte!

Che cos’è L’AdBlue, o meglio, l’AUS32

Iniziamo partendo da una domanda molto basilare, ovvero che cosa si cela dietro il nome AdBlue.
AdBlue è la denominazione commerciale dato alla AUS32, una soluzione chimica formata per il 32,5% da urea tecnica e dal 67,5% da acqua demineralizzata. Da qui il nome AUS32: Aqueous Urea Solution, con urea al 32,5%.

Questa soluzione è la principale componente usata all’interno del catalizzatore SCR, un particolare tipo di catalizzatore il cui scopo è ridurre le emissioni degli ossidi di azoto, i famosi NOx, principalmente monossido di azoto e biossido di azoto. Complesso? Ora vi spieghiamo meglio.

Intanto, torniamo al nome.
AdBlue è il nome commerciale scelto dalla Verband der Automobilindustrie (VDA), l’associazione tedesca dei costruttori di veicoli. Questa detiene il marchio AdBlue, e concede la licenza a pagamento a tutti i produttori che si impegnano a produrre la soluzione AUS32 in maniera corretta, mantenendo degli standard qualitativi regolati e registrati dall’Unione Europea.
In altre parti del mondo, il suo nome può variare: il nominativo più usato è comunque DEF, Diesel Exhaust Fluid, con cui è identificato negli Stati Uniti.

Da quando si usa?

Il suo utilizzo è piuttosto recente nel mondo dell’auto, ma nasce dal mondo dei mezzi pesanti.
Lo scopo dell’utilizzo di questa sostanza è quella di abbattere notevolmente le emissioni di NOx durante la combustione dei motori diesel, tra cui ovviamente quelli dei mezzi pesanti, da sempre alimentati quasi esclusivamente a gasolio.

Da molti anni tutti i camion con omologazione Euro 4 o superiore hanno l’obbligo di avere catalizzatore SCR e serbatoio dell’AdBlue a bordo.
Sulle auto, invece, la sua storia è stata un po’ più lenta.
Alla fine degli anni 2000 infatti è arrivata la prima auto di grande produzione con sistema AdBlue, Mercedes-Benz Classe E 320 BlueTEC.
Dopo di lei, a parte eccezioni come Mazda CX-7 e poche altre, l’AdBlue ha fatto fatica a farsi strada nelle auto, a causa del costo decisamente impegnativo del sistema.
La svolta però è arrivata 5 anni fa in maniera quasi inaspettata.
In seguito allo scandalo Dieselgate di Volkswagen del 2015, in, l’Unione Europea ha deciso di dare un netto taglio alle emissioni di inquinanti a partire dalla classe di emissioni successiva, l’Euro 6.

Per rientrare negli stringentissimi nuovi limiti di emissioni, i costruttori sono stati costretti a prevedere per tutti i motori diesel di nuova produzione l’adozione di questi catalizzatori e dell’AdBlue.
Grazie al suo apporto, infatti, le emissioni di ossidi di azoto, nocivi per la nostra salute, si abbatte notevolmente.

Fermi tutti… Cos’è e come funziona un catalizzatore?

La componente più importante di tutto questo sistema non è quindi l’AdBlue, lo è piuttosto quella all’interno della quale viene iniettato, il catalizzatore SCR.
Facciamo però prima un passo indietro, e parliamo brevemente di chimica, e del catalizzatore “classico”.
Tranquilli, sarà una cosa breve.

AdBlue catalizzatore

Senza scendere troppo nei dettagli, i catalizzatori sono in grado di abbassare l’energia di attivazione di una determinata reazione, consentendo quindi un aumento della velocità con cui gli elementi reagiscono tra di loro, a volte anche in maniera esponenziale.
Pensate che alcune reazioni chimiche hanno un’energia di attivazione talmente alta da non poter avvenire in assenza di catalizzatori!

Questa è la definizione generale di catalizzatore.
Per le automobili, invece, questa parola si riferisce ad una componente dell’impianto di scarico, chiamata anche marmitta catalitica.
Introdotta alla fine degli anni ’90, questa contiene al suo interno degli elementi catalizzatori come platino o vanadio.
Una volta inseriti all’interno dei diversi modelli di auto, questi catalizzatori hanno permesso di ridurre vertiginosamente l’impatto ambientale dei motori a scoppio, fino a quel momento a dir poco “sporchi”.
Le differenze nell’emissione di inquinanti come monossido di azoto tra le auto Euro 0 (senza catalizzatore) ed Euro 1 (con catalizzatore) erano davvero abissali, e sono andate crescendo con ogni nuova normativa sulle emissioni.

I motori moderni e l’aumento di produzione di particolati e NOx

Un passo indietro necessario per capire a cosa serve un catalizzatore in un’auto.
Il problema è che con il progresso tecnologico non abbiamo avuto solo più il monossido di carbonio e la benzina non bruciata da combattere.
Con l’introduzione dell’iniezione common-rail nei diesel e l’iniezione diretta nei motori benzina, infatti, si è verificato un aumento esponenziale nella produzione di particolati e ossidi di azoto durante la combustione.

adBlue common rail

Questo poiché con l’introduzione di tecnologie sempre più avanzate si sono alzate in maniera incredibile le temperature all’interno della camera di combustione.
Per un moderno benzina arriviamo intorno ai 1200/1300 gradi, mentre per un diesel di ultima generazione siamo oltre i 2000 gradi.
A queste temperature, aumenta vertiginosamente la produzione da parte del motore di particolati ed ossidi di azoto.
Riguardo al primo, infatti, oggi sia motori a benzina che diesel sono dotati di filtro anti-particolato, che raccoglie la maggior parte del particolato prodotto dalla combustione e lo brucia periodicamente a temperature altissime in modo da renderlo il meno nocivo possibile.

Per quanto riguarda gli ossidi di azoto, invece, questi sono purtroppo presenti in grandi quantità nei gas di scarico prodotti dai motori diesel.
Questo è causato dalle elevatissime temperature e pressioni all’interno della camera di combustione, molto superiori rispetto ad un equivalente motore a benzina.
Per ovviare a questo problema, è stato introdotto il catalizzatore SCR, che si occupa proprio di ridurre al mimimo le quantità di NOx emessi nell’ambiente.

E come funziona un catalizzatore SCR?

Un catalizzatore SCR (catalizzatore a riduzione selettiva catalitica) è il vero cuore del sistema per la riduzione degli ossidi di azoto.
I gas di scarico passano attraverso questo speciale catalizzatore, provvisto di una lastra di ceramica e contenente al suo interno anche l’indispensabile elemento catalizzatore, in questo caso il vanadio.
Prima dell’imbocco del catalizzatore SCR però è presente un iniettore, che inietta l’AdBlue all’interno del tubo di scarico.

AdBlue centralina

Questo si occupa di immettere all’interno del tubo di scarico una data quantità di AdBlue, regolata dalla centralina di controllo motore a seconda di temperatura del motore, stile di guida e alti parametri.
Questa soluzione di acqua e urea va a mescolarsi con l’aria “sporca” in uscita dal motore.
Una volta arrivata nel catalizzatore, la miscela aria-AdBlue si scalda molto rapidamente.
Una volta riscaldato a dovere, l’AdBlue si separa producendo vapore acqueo e l’indispensabile ammoniaca.
In questo modo, l’ammoniaca reagisce con gli ossidi di azoto, e dalla reazione si ottiene ancora vapore acqueo e azoto.
Da questo trattamento dei pericolosi NOx però otteniamo all’uscita del catalizzatore SCR del più semplice azoto molecolare.
La molecola di azoto molecolare infatti  è innocua per la nostra salute, al contrario degli ossidi di azoto.
Pensate che è presente per il 78% nell’aria che respiriamo. Più innocuo di così!

Perché si usa l’AdBlue?

Leggendo la parte precedente, sono sicuro che molti di voi si saranno chiesti: “ma se conta solo l’ammoniaca, perché non usare quella al posto dell’AdBlue?”
La risposta è semplice: l’AdBlue ha i suoi difetti, di cui parleremo dopo, ma è un liquido molto stabile e non infiammabile.
L’ammoniaca, invece, è decisamente pericolosa se spostata continuamente all’interno dell’auto.

Questa poi può creare danni alla pelle in caso di contatto durante un eventuale rifornimento, e non dimentichiamo che è anche altamente infiammabile. Diciamo che non è qualcosa che vorrei nella mia auto!
Utilizzando questo sistema con urea, acqua e catalizzatore SCR si ottiene lo stesso risultato di utilizzare l’ammoniaca, senza pericoli in caso di incendio, incidente o poca precisione nel rifornimento.

Ok, ho capito la teoria, ma in pratica per me cambia qualcosa?

Abbiamo visto cos’è l’AdBlue e qual è il suo funzionamento all’interno della nostra auto.
Sono sicuro però che tutti vi stiate chiedendo se all’atto pratico cambi qualcosa a livello di guida.

La risposta è assolutamente no.
Un’auto con AdBlue a bordo non ha controindicazioni né dal punto di vista dei consumi né da quello delle prestazioni.
A livello meccanico, l’auto guadagna qualche decina di kg.
Si aggiungono infatti un serbatoio di AbBlue, dalla capacità compresa tra i 12 e i 30 litri, una pompa ad alta pressione, i tubi del “carburante”, l’iniettore common-rail e la centralina che regola il suo funzionamento.

Alla guida quindi, a meno che voi non siate dei veri e propri collaudatori, non vi accorgerete di nessuna differenza.
L’AdBlue ha un solo “difetto”: è molto delicato.
Va infatti tenuto ad una temperatura compresa tra i -10 e i 30 gradi.
Se, una volta in auto, la temperatura dovesse salire oltre i 30 gradi non ci sono problemi, mentre per lo stoccaggio è sconsigliato, perché potrebbe perdere le sue proprietà e diventare dannoso per l’auto in pochi mesi.
I produttori infatti consigliano di conservarlo in un luogo asciutto, lontano dalla luce diretta del sole e senza eccessivi sbalzi di temperatura.
Si perché sotto i -10 gradi… ghiaccia. Un bel problema per chi vive in Paesi freddi!
Vi consigliamo quindi di conservarlo in box o in cantina, in modo da tenere al meglio il prezioso liquido .

Come faccio rifornimento? Quando lo devo fare?

Il consumo di AdBlue è decisamente inferiore rispetto a quello di gasolio.
Per quasi tutte le auto dotate di questo sistema si stima un consumo pari al 5% di quello di gasolio.
Ogni 100 litri di diesel quindi l’AdBlue scende di 5 litri.
Questa percentuale varia a seconda dello stile di guida e del tipo di strade che si percorrono.
In media, comunque, si percorrono tra gli 8 e i 16 mila km con un pieno di AdBlue.

E come si rabbocca l’AdBlue?
Quasi tutte le auto più moderne hanno un bocchettone adibito a questo scopo di fianco a quello del gasolio.
Altre invece hanno il serbatoio nel vano della ruota di scorta, costringendo a rifornire dall’interno del bagagliaio.
IMPORTANTE! L’AdBlue è corrosivo per i tessuti dei vestiti e per diversi materiali metallici.
State quindi attenti nell’operazione di rabbocco. In commercio esistono diversi tubi e dosatori fatti apposta per non gocciolare dappertutto.
Non risparmiate su questo piccolo oggetto: spendere qualche euro su un imbuto potrebbe risparmiarvi un viaggio dal carrozziere o a comprare nuovi pantaloni..

Dove posso comprare l’AdBlue? Quanto costa? Sono tutti uguali?

Acquistare una tanica di AdBlue è molto facile.
Si trova online su molti siti di e-commerce, specializzati e non, nei negozi di autoricambi, in diverse stazioni di servizio e persino in molti ipermercati.

Il prezzo oscilla tra i 10 e i 20 euro per una tanica da 10 litri.
In alcune stazioni di servizio è presente persino una pompa dedicata al rifornimento di AdBlue.
Costa un po’ di più, però in questo modo eviterete tutti i problemi di rabbocco di cui sopra!

Non cercate una marca in particolare: se hanno la dicitura AdBlue, hanno una percentuale di purezza adeguata e a norma di legge.
L’urea contenuta all’interno della soluzione infatti dev’essere pura, priva il più possibile di calcio o altri elementi, così come l’acqua, che per lo stesso motivo è demineralizzata.
Non cercate di tirare eccessivamente sul prezzo, però.
Usare un additivo di bassa qualità potrebbe rovinare irrimediabilmente il vostro catalizzatore SCR: risparmiare in questo caso non paga.

E se mi sono dimenticato di rifornire?

Abbiamo detto che AdBlue ha un consumo molto lento, nell’ordine di almeno qualche mese, se non di un anno.
Per evitare spiacevoli “secche” nel vostro serbatoio ed avvertirvi del livello, per legge tutte le auto dotate di AdBlue sono anche provviste di un sistema che vi avverte quando la quantità di liquido scende sotto il 20%.
Alcune Case poi hanno un’indicatore nel quadro strumenti o nel contagiri della quantità di liquido nel serbatoio.

AdBlue scadenza

Mettiamo però che vi siate dimenticati di rifornire, e rimaniate a secco.
L’auto sempre per legge dell’Unione Europea vi dice quante accensioni potete fare con il liquido rimasto.
Una volta arrivati a zero, però, l’auto non si accenderà più.
Tranquilli, il motore è ancora perfetto e non avete nessun danno permanente.

Secondo la normativa dell’Unione Europea in merito, però, la centralina di ogni auto con catalizzatore SCR e miscela di urea si blocca, impedendo l’accensione e qualsiasi tipo di marcia.
Per legge, infatti, se un’auto è dotata di AdBlue non può circolare con il serbatoio vuoto, perché altrimenti si avrebbe un’auto che inquina molto di più di quanto dovrebbe.
Quindi visto che ci va così tanto tempo per svuotare il serbatoio, non procrastinate. Potreste rimanere a piedi.

I furbetti dell’AdBlue: centraline illegali per eluderlo

Un problema sempre più comune è quello riguardante molti utenti che, scontenti di questo sistema, cercano dei modi per eluderlo.
Molte aziende di trasporti ad esempio lamentano gli alti costi di gestione dei veicoli dotati di AdBlue.
Altri invece lamentano la scarsa autonomia, e la paura di rimanere bloccati senza urea in posti dove non è facile reperirlo (problema eludibile in realtà con una tanica sempre in cabina).
Il vero cruccio però è quello dei trasportatori o di chi vive in zone molto fredde.
Il suo punto di congelamento a -10 gradi per molti è un problema, e quindi cominciano a spopolare centraline aggiuntive anti-AdBlue.

Queste centraline costano tra i 200 e i 500 euro, esistono sia per auto che per camion e fanno credere al sistema che l’AdBlue sia presente e funzionante.
Questo però rovina precocemente il catalizzatore SCR, ma soprattutto è una pratica illegale.
Sebbene in Italia non ci sia una legge specifica contro questa pratica, questa va di diritto tra le modifiche illegali al veicolo non riportare sul libretto di circolazione.
Pena se venite beccati? Una multa di oltre 400 euro e la sospensione del libretto di circolazione.
Ne vale la pena per risparmiare un pieno da 30 euro? Noi crediamo di no.

L’AdBlue, questo (non più) sconosciuto

Con questo tuffo nell’illegalità da cui usciamo come paladini della giustizia si chiude questa puntata di Auto For Dummies.
L’AdBlue è un additivo sempre più usato nel mondo dell’auto, indispensabile per poterci ancora godere i motori diesel. C’è ancora tanta ignoranza sull’argomento: solo il 20% di chi acquista un’auto diesel sa che la sua auto ha questo sistema.
Spero che con questa guida all’AdBlue ora siate più consapevoli, e ricordate: non procrastinate, rabboccate!
Alla prossima puntata di Auto for Dummies. Dove trovarci? Ma sempre qui, sulle pagine di Tech Princess.
Vi aspettiamo!

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Giulio Verdiraimo

Ho 22 anni, studio Ingegneria e sono malato di auto. Di ogni tipo, forma, dimensione. Basta che abbia quattro ruote e riesce ad emozionarmi, meglio se analogiche! Al contempo, amo molto la tecnologia, la musica rock e i viaggi, soprattutto culinari!

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