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Xiaomi risponde alle accuse della Lituania

L'azienda respinge le accuse ma vuole un'analisi indipendente per chiarire la vicenda

La scorsa settimana, l’ente per la cybersecurity della Lituania aveva rivolto pensanti accuse a Xiaomi, avendo trovato dei file negli smartphone che avrebbero permesso la censura degli utenti. L’azienda aveva già risposto negando queste affermazioni. Ma ora vuole organizzare anche un’analisi indipendente, per dimostrare di non aver nulla da nascondere. E tranquillizzare clienti e partner.

Xiaomi risponde alle accuse del Ministero della Difesa della Lituania

L’agenzia per la cybersecurity lituana aveva trovato nello smartphone Xiaomi Mi 10T un file, MiAdBlocklist. Secondo l’agenzia del Ministero della Difesa lituano, all’interno c’erano linee di codice che facevano pensare che Xiaomi potesse censurare a distanza gli smartphone degli utenti. In Europa questo file era disattivato ma avrebbe potuto impedire agli utenti cinesi di cercare informazioni su Taiwan e Tibet, per esempio. Già nell’articolo originale avevamo pubblicato una smentita di Xiaomi. Poco dopo confermata anche dai ricercatori di XDA, che avevano spiegato come fosse con ogni probabilità solo un file per bloccare pubblicità aggressive.

Ma ora l’azienda, pur continuando a dissentire sui risultati dello studio lituano, vuole avvalersi di “un ente terzo indipendente per esaminare i punti sollevati nel rapporto“.

Niente censura e trattamento dei dati conforme

L’azienda inoltre spiega che non ha mai limitato né mai limiterà alcun comportamento personale dei clienti. Il rapporto lituano, mette solo in evidenza “l’uso da parte di Xiaomi di un software di gestione della pubblicità che ha la capacità limitata di gestire le pubblicità a pagamento e quelle push presenti sui dispositivi attraverso le app Xiaomi, come Mi Video e Mi Browser. Si tratta di un software che può essere utilizzato per proteggere gli utenti da contenuti offensivi. Come la pornografia, la violenza, i discorsi che incitano all’odio e i riferimenti che potrebbero risultare oltraggiosi per gli utenti. È una pratica comune nel settore degli smartphone e del web in tutto il mondo.

Xiaomi CIVI

Inoltre, Xiaomi reitera di essere “pienamente conforme a tutti i requisiti di GDPR, compresi la gestione, il trattamento e il trasferimento dei dati degli utenti finali“.

Xiaomi sottolinea di essere “assolutamente certi dell’integrità dei nostri dispositivi e delle norme di conformità che regolano il nostro business”. Quindi “riteniamo necessario il coinvolgimento di una società esterna competente in materia per effettuare le opportune verifiche a beneficio dei nostri Partner e dei nostri Clienti.”

Il messaggio di Xiaomi sembra essere chiaro: gli smartphone dell’azienda sono sicuri. Oltre a essere interessanti dal punto di vista commerciale: c’è un motivo se ha superato tutti in termini di vendite. Resta comunque apprezzabile la volontà di organizzare studi indipendenti per tranquillizzare clienti e investitori. Vi aggiorneremo non appena saranno disponibili i risultati dello studio.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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