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Clearview AI multata in Gran Bretagna per raccolta illecita di immagini

Il riconoscimento facciale e tutti i suoi rischi

Clearview AI, ovvero l’azienda che più di tutte mostra limiti e rischi di una tecnologia tanto potenzialmente efficace quanto piena di rischi: il riconoscimento facciale.

E se diciamo che Clearview AI è l’azienda che meglio rappresenta il problema, è perché la società capitanata da Hoan Ton-That si è sempre dimostrata particolarmente potente e aggressiva.

Il suo stesso Ceo, come abbiamo riportato in un altro articolo, non si è mai mostrato particolarmente attento ai risvolti etici del riconoscimento facciale. Nelle interviste rilasciate, infatti, Hoan Ton-That si è sempre limitato a lodare le potenzialità dello strumento. Specie sottolineando il concetto che l’utilizzo del riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine soddisferebbe il desiderio di sicurezza dei cittadini.

Atteggiamento che, secondo parte della stampa, collocherebbe Ton-That vicino ad Alt-right, movimento politico statunitense di estrema destra visto di buon occhio anche da Donald Trump.

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Clearview AI multata in Gran Bretagna

Sono però i singoli Paesi a bloccare gli eccessi di Clearview AI. Che ad esempio è stata appena multata in Gran Bretagna, con l’accusa di avere raccolto immagini in modo illecito. La sanzione è salata: 7,5 milioni di sterline, pari a circa 9 milioni di euro.

L’azienda americana specializzata in riconoscimento facciale è stata accusata dall’Ico (Information Commissioner’s Office) di avere raccolto illegalmente le immagini del volto di una moltitudine di persone residenti nel Regno Unito. Attività che, multa a parte, dovrà ora cessare immediatamente.

L’accusa e la difesa

La multa dell’Ico a Clearview AI è lo spunto da cui parte Toby Lewis, Global Head of Threat Analysis di Darktrace, per sottolineare un doppio problema. Ha detto Lewis: “La cattiva gestione da parte di Clearview AI dei dati di riconoscimento facciale non rappresenta solo un problema di privacy, ma anche di sicurezza informatica, soprattutto se l’inosservanza delle leggi in ambito privacy da parte dell’azienda si estende anche alla sua strategia di cybersecurity.

Anche quando i dati raccolti sono ottenuti legalmente, la loro sicurezza è importante quanto la stessa regolamentazione dell’applicazione di tecnologie come, ad esempio, il riconoscimento facciale. I dati che riguardano questa tecnologia rappresentano una tipologia relativamente nuova di informazioni di identificazione personale (PII) e possiedono un valore di mercato particolarmente elevato nel darkweb, il che li rende un bersaglio decisamente attraente per i criminali informatici che puntano a minacciare le organizzazioni chiedendo un riscatto: più i dati sono sensibili, più è probabile che l’organizzazione paghi”.

Intanto Clearview ha fatto sapere che la società non è soggetta alla giurisdizione dell’Ico, dunque non intende pagare nessuna multa.

La multa dell’Italia a Clearview AI

Prima che in Gran Bretagna, Clearview AI era già stata multata in Italia, Francia e Austria.

Nel nostro Paese, il Garante aveva comminato una sanzione di 20 milioni all’azienda per “aver trattato illegalmente dati personali, compresi i dati biometrici e di geolocalizzazione” degli italiani. E anche quella volta Ceo di Clearview AI aveva risposto che l’azienda, con sede negli Stati Uniti, non è soggetta al GDPR.

Clearview AI

Clearview AI è stata fondata a New York nel 2017, e a quanto dice il Washington Post possiede ben 100 miliardi di immagini raccolte online. Ovvero 14 scatti per ogni abitante del nostro pianeta.

Il primo scandalo che ha coinvolto la società ha interessato anche, nel 2020, la polizia degli Stati Uniti, che avrebbe usato la sua app basata sull’intelligenza artificiale per il riconoscimento facciale, “allenando” gli algoritmi in modo illegale.

I problemi che gravitano intorno a Clearview AI sono molti e complessi. E vanno dalla raccolta e archiviazione dei dati antropometrici al consenso all’utilizzo delle immagini. Sino alla loro più o meno lecita diffusione.

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I rischi del riconoscimento facciale

Ci siamo occupati in svariati articoli degli enormi rischi etici del riconoscimento facciale, potenzialmente in grado di istituire un controllo di matrice orwelliana sulla popolazione.

Reuters ha segnalato che anche in Ucraina si sta iniziando a ricorrere a Clearview AI per effettuare i controlli ai posti di blocco. E identificare così i militari russi.

E a questo punto la questione etica si complica ulteriormente: quanto è lecito utilizzare tecnologie ambigue e invasive, anche se per finalità non esecrabili?

Ma forse il punto è un altro, ed è stato ben sintetizzato da Fox Cahn, direttore esecutivo del Surveillance technology oversight project di New York. Cahn, intervistato proprio da Reuters, ha dichiarato: “Una volta che si introducono questi sistemi e le banche dati associate in una zona di guerra non si ha alcun controllo su come verranno usati o abusati”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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