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L’indie da scoprire – Last day of June

Un’atmosfera onirica, una vicenda spaccacuore e strappalacrime, una riflessione potente sul valore dei ricordi e sull’imprescindibile caducità della vita. Sono passati oltre quattro anni dalla prima uscita del titolo pluripremiato di Ovosonico e 505 Games, per il quale abbiamo pianto parecchie delle nostre lacrime sin dagli esordi. Questo è accaduto quando le vite dei protagonisti di Last Day of June, recensito all’epoca della prima uscita e riconosciuto anche agli IVGA per il miglior Game Beyond Entertainment, hanno fatto breccia nel nostro cuore. Un gioco che sfiora la perfezione nella narrazione e nella sensibilità tematica e che dunque vale sempre la pena recuperare. Spieghiamo tutti i buoni motivi per non far cadere nell’oblio questo titolo nel nostro speciale “L’indie da scoprire”, subito dopo un’altra storia emotivamente importante come To the moon.

Last day of June, il valore della vita e l’ineluttabilità della morte

Partiamo da quello che è l’aspetto principale del titolo in questione, la narrazione. Si parla della vicenda di Carl e June, due innamorati follemente l’uno dell’altra che vediamo sulle rive di un lago. Qui June dà un regalo a Carl, che rappresenta una lieta notizia e un passo importante per la loro vita di coppia e il loro progetto di vita. Ma un temporale li coglie alla sprovvista e devono subito rientrare a casa. Un viaggio di ritorno che cambia per sempre le loro vite. Un terribile incidente durante il tragitto fa sì che June non arrivi mai a casa. Inoltre questo causa un forte trauma fisico per Carl e costringerlo su una sedia a rotelle.

Come è immaginabile, Carl deve convivere non solo con le difficoltà quotidiane di una vita ormai cambiata per sempre, ma anche con il lutto per la perdita della compagna. Una notte però qualcosa cambia: i quadri che June aveva dipinto e che sono stati appesi in casa, si illuminano. Al tocco di Carl, questi scopre di poter fare un viaggio a ritroso nel tempo, fino al giorno fatale, per cercare di cambiare il loro destino. Ma a quale prezzo e con quali risultati? Si scoprirà solo giocando e perlustrando il villaggio, dove possiamo incontrare quattro personaggi: un vivace ragazzino, un’amica che sta per traslocare, un cacciatore e un amorevole anziano. La cosa peggiore è che scopriremo che sono state proprio le azioni di loro quattro a causare l’incidente, anche se involontariamente. Saremo in grado di modificare questi fatti per evitare l’accaduto, durante il nostro viaggio indietro nel tempo?

Colori caldi e puzzle facili per una storia emotivamente difficile

Una storia emotivamente di un certo peso, quella di Ovosonico, che non perde un colpo in nessun momento della trama e del gameplay. Un’atmosfera questa che viene accentuata da un comparto grafico realizzato con colori pastello e tinte quasi realizzate ad acquerello. Possiamo inoltre passare da un personaggio all’altro durante il gioco per andare a modificare gli eventi passati e cercare di evitare l’incidente fatale. Il gioco si caratterizza per la risoluzione di puzzle ed enigmi ambientali, non troppo difficili, oltre a dover anche recuperare i ricordi dei quattro personaggi secondari.

Last day of June dunque parla non dell’ultimo giorno del mese di giugno, come avrete capito, ma dell’ultimo giorno della vita di June. Un racconto che si sviluppa per poche ore di fatto, come spesso accade per i titoli indie, considerando che la longevità di questo titolo vanta circa quattro ore, ma saranno decisamente intense. Questo titolo story-driven è in grado di suscitare emozioni davvero forti e una commozione che anche l’anima più fredda saprà difficilmente schivare. Si parla di una lotta contro il destino che, come è normale che sia, ci fa sentire impotenti e frustrati. Ci mostra come ogni singola azione e decisione, anche quella più piccola, sono in grado di modificare anche nei modi più inaspettati e decisivi la vita delle persone.

Perché giocare a Last day of June ancora oggi

Last Day of June è ancora oggi un titolo indie che merita di essere scoperto e riscoperto. Per il suo senso intrinseco, per le emozioni che, lo ribadiamo nuovamente, sa suscitare, e per la terribile verità che ci squaderna. Tutto ha una fine, ma non muore davvero chi vive nel cuore e nei ricordi dei sopravvissuti. Ogni nostra azione può davvero generare il famoso “effetto farfalla”, portando conseguenze quasi inimmaginabili anche a distanza di tempo. Carl è l’emblema della vita umana: una serie di piccole, sfortunate coincidenze portano a grandi e terribili eventi, che non possiamo e non sappiamo controllare. Il tutto ci viene ribadito in queste pochissime ore di gioco, pregne però di sensazioni quasi difficili da riportare e inserite in una cornice che racchiude una vera e propria opera d’arte. Si tratta infatti di un titolo che, oltre alla narrazione pura, merita di essere ammirato anche solo per il suo comparto grafico, onirico, caldo, suggestivo. Una perla che merita di far parte della vostra collana di videogiochi indie.

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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