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L’Europa contro Big Tech: nuove leggi antitrust in arrivo

Le normative potrebbero entrare in vigore già a ottobre

L‘Europa ha svelato il DMA (Digital Market Act): una serie di nuove normative antitrust che vogliono bilanciare il mercato tecnologico, limitando lo strapotere delle “Big Tech”. Le aziende, soprattutto americane, che dominano alcuni mercati chiave: social network, sistemi operativi mobile, messaggistica. Dal “diritto a disinstallare” fino alle restrizioni negli app store, l’impianto legislativo sembra essere imponente. E potrebbe diventare operativo già a ottobre.

Europa, al varo leggi antistrust per limitare lo strapotere di Big Tech

Il Digital Markets Act (DMA) annunciato oggi dall’Unione Europea ha un solo obiettivo dichiarato: la libertà di scelta da parte dei consumatori. Qualcosa di essenziale per l’economia di mercato, che le nuove leggi antitrust vorrebbero garantire in diversi rami del mercato digitale.

Gli annunci di oggi per esempio concentrano l’attenzione sulle app di messaggistica come WhatsApp, Facebook Messenger, iMessage e altre. L’Europa vuole chiedere a Big Tech di “aprire e dialogare con le piattaforme di messaggistica più piccole, se lo richiedono”. In sostanza, richiede ci sia più scelta nelle modalità di invio di un messaggio, senza preoccuparsi della piattaforma di ricezione. Qualcosa che sembra rivolgersi direttamente all’adozione degli RCS di iMessage.

Ma le normative hanno un ampio respiro. Per esempio parlano della possibilità degli utenti di “scegliere liberamente il proprio browser, gli assistenti virtuali e i motori di ricerca“.

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Nuove regole entro ottobre

In una conferenza tenuta questa mattina, la Commissaria per la Competizione Margrethe Vestager ha spiegato che il linguaggio nelle norme va prima finalizzato e poi approvato dal Parlamento e dal Consiglio Europeo. Secondo la parlamentare, il DMA dovrebbe passare a ottobre.

Ma con ogni probabilità ci sarà tempo per i proprietari delle piattaforme per sottostare alle nuove norme, dai tre mesi ai quattro anni secondo la complessità dell’operazione di adeguamento.

L’Europa contro Big Tech, chi sono i ‘gatekeepers’ per le nuove leggi antitrust

Il DMA darà nuove regole inoltre alle compagnie riconosciute come ‘gatekeepers‘. Un termine di difficile traduzione diretta che indica letteralmente le guardie all’ingresso di un mercato che lasciano fuori la competizione. Queste aziende hanno:

  • una capitalizzazione di mercato di almeno 75 milioni di euro
  • 45 milioni di utenti mensili attivi
  • una piattaforma: app, sistema operativo, social network

Fra queste aziende entrano senza dubbio i giganti della Silicon Valley come Google, Microsoft, Meta, Amazon e Apple. Ma anche aziende più piccole ma dominanti nei mercati di nicchia tech come Booking.com.

Se i ‘gatekeeper’ non dovessero seguire le regole, “la Commissione può imporre multe fino al 10% degli introiti globali del precedente anno fiscale e fino al 20% per infrazioni ripetute. In caso di infrazioni sistematiche, la Commissione potrebbe bandirle dall’acquisire da altre aziende per un certo periodo di tempo”.

I valori richiesti alla compagnie tecnologiche

Il DMA copre diversi aspetti delle leggi antistrust, che sono state oggetto di scontro anche in passato fra l’Europa e Big Tech. Ma si basano su alcuni valori che potremmo riassumere in:

  • Accesso ai dati raccolti dalle piattaforme. Per esempio, un’azienda che vende su Amazon dovrebbe poter visionare le analitiche.
  • Interoperabilità fra piattaforme di terze parti. Non è ancora chiaro in che modo, ma The Verge ipotizza si tratti di azioni quali la condivisione della lista contatti di WhatsApp su altri servizi simili.
  • Il diritto dei consumatori di disinstallare le app. Per esempio l’app Email di iOS o Gmail di Android.
  • La trasparenza per la pubblicità. Per esempio, Facebook dovrebbe rendere possibile a strumenti software indipendenti di verificare la visibilità dei post
  • Stop alla “auto-preferenza”: Google per esempio non può mettere in testa ai risultati di ricerca le pubblicità dei propri servizi di shopping
  • Meno requisiti negli app store. Google e Apple non possono pretendere che gli sviluppatori usino solo certi metodi di pagamento, per esempio.

Tutte questi valori sono stati già rimarcati in diversi casi specifici. Ma spesso le compagnie hanno preferito pagare semplicemente le multe piuttosto che apportare cambiamenti strutturali, perché le multe erano ridotte rispetto alla possibile perdita economica. Qualche milione di dollari non è un problema, ma il 10 o 20% degli introiti di aziende come Apple o Google potrebbero diventare le multe più salate della storia.

Alcuni senatori americani hanno già scritto al presidente Biden lamentando il fatto che la maggior parte di questi ‘gatekeepers‘ sono aziende americane. E il testo sembra scritto effettivamente come risposta alle Big Tech della Silicon Valley. Ma al momento sembra che la normativa possa continuare fino alle votazioni in Parlamento.

Ci saranno però di certo diverse discussioni riguardo queste norme, che non mancheremo di riportarvi. Vi teniamo aggiornati.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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