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Smartphone vietati fino alla terza media: ecco il progetto di duecento famiglie milanesi

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Ritorna l’annosa questione della liceità o meno di permettere l’uso dei telefonini ai giovani in orario scolastico.

Sembra che il precedente del Liceo Malpighi di Bologna, che vi abbiamo raccontato in un altro articolo, abbia fatto… scuola, è proprio il caso di dire. Nel Liceo felsineo, infatti, è stata scelta una linea dura: smartphone vietati durante l’orario scolastico, dopo che i richiami ad personam non hanno sortito pressoché alcun risultato.

Una cosa simile è capitata a Milano, ma con una differenza non piccola: si tratta di un’iniziativa non imposta dai dirigenti di uno o più istituti, bensì decisa dalle famiglie.

Scopriamo di cosa si tratta.

L’“accordo educativo” e gli smartphone vietati

Dicevamo delle analogie e differenze tra l’iniziativa meneghina e quella bolognese.

Di certo è identico l’esito: smartphone vietati ai ragazzi. A cambiare sono, anzitutto, le età dei giovani: là, a Bologna, erano coinvolti i ragazzi di un liceo, mentre negli istituti milanesi gli smartphone saranno vietati sino alla fine della seconda media.

Attenzione però: smartphone, non telefonini. A sancire questo “accordo educativo” sono state – ed ecco la seconda differenza con il Liceo Malpighi – duecento famiglie milanesi, in collaborazione con gli istituti Olmi e Rinnovata Pizzigoni.

I ragazzi potranno insomma portare con sé apparecchi di vecchia generazione, che consentiranno loro di effettuare e ricevere chiamate, e di inviare e ricevere SMS. Ma dovranno rinunciare al colorato mondo di Internet, e soprattutto alla sempre più vasta gamma di piattaforme social.

La scelta non è casuale: così facendo si permette ai giovani e giovanissimi di avere uno strumento utile, e si evita inoltre di farli sentire discriminati rispetto ai coetanei. Allo stesso tempo, li si tutela dalla sovraesposizione alla Rete, con tutti i rischi (come vedremo in seguito) che ciò comporta per i ragazzi.

“Aspettando lo smartphone” e il Patto digitale

L’iniziativa prende l’eloquente nome di “Aspettando lo smartphone”. Ed è ispirata a due progetti pilota, sviluppati in Friuli-Venezia Giulia e a Vimercate. Progetti che, proprio come “Aspettando lo smartphone”, fanno parte del “Patto digitale”. Ovvero di un percorso promosso dal centro di ricerca “Benessere digitale” della Bicocca, assieme a tre associazioni attive nel campo dell’educazione consapevole all’uso dei media, ossia Mec, Aiart Milano e Sloworking.

L’opinione dell’esperto

Direttore del centro di ricerca “Benessere digitale” è Marco Gui, che proprio alla Bicocca insegna Sociologia dei media.

Marco Gui, intervistato dai colleghi di Repubblica, dice parole nette sull’uso della Rete da parte dei giovanissimi: “Internet è un posto per adulti. Pensiamo alla pornografia accessibile facilmente da tutti, alle dinamiche di approvazione o disapprovazione del gruppo date dalla logica del like sui social, ai contenuti estremi e violenti.

Statisticamente la maggior parte dei fenomeni di cyberbullismo avviene nell’età delle medie, per cui questi ragazzini sono particolarmente a rischio di uso non equilibrato di relazioni online, più di altre età”.

Lo studio della Società Italiana di Pediatria

Nel frattempo, è uscito un nuovo studio della Sip (Società Italiana di Pediatria) sull’uso dei social da parte dei più giovani.

I risultati, come d’altronde sempre accade in ricerche di questo ambito, non sono affatto incoraggianti. Ne possiamo leggere un estratto sul sito della Sip, in una nota pubblicata lo scorso 27 ottobre. Anche se la ricerca è uscita integralmente sulla rivista scientifica International Journal of environmental research of public health.

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I social, i minorenni e la depressione

Lo studio della Società Italiana di Pediatria è più precisamente un’analisi di 68 lavori scientifici condotti dal 2004 al 2022, che hanno indagato i rischi dell’uso dei social negli under 18.

In 19 studi su 68 (dunque nel 27% dei casi) si è riscontrata “un’associazione significativa tra depressione e uso dei social.”

15 studi (il 22% di quelli presi in esame) rilevano che l’uso dei social da parte dei minorenni espone al rischio di cyberbullismo e disturbi alimentari.

Ma la varietà di problemi che derivano dall’esposizione alle piattaforme social è sconcertante. Si va dai disturbi del sonno alla dipendenza, dall’ansia a difficoltà nella sfera sessuale, da problemi comportamentali alla distorsione della percezione del proprio corpo. E poi ridotta attività fisica, grooming (cioè adescamento) online, problemi alla vista, cefalea e carie dentali. E ancora disturbi visivi e posturali, rachialgia, tendinite e il l cosiddetto “pollice da sms”.

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