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SMS: un messaggio d’amore lungo 30 anni

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Il 3 dicembre 1992 un ingegnere e programmatore britannico chiamato Neil Papworth inviò il primo messaggio breve utilizzando un dispositivo mobile. Era un semplice augurio di Natale ad un collega. Certo, un augurio di Natale inviato con largo anticipo, ma rivoluzionario, perchè fu il primo messaggio inviato sotto forma di Short Message Service. Nasceva quindi, 30 anni fa, il primo SMS della storia.

Ciò che sarebbe accaduto dopo è tutto un enorme medley di trovate. Le promozioni telefoniche, l’invenzione di un intero linguaggio (che oggi fa molto boomer, ma che nei primi anni 2000 era più attuale del corsivio). Addirittura una forma di romanticismo fatta di squilletti e abbreviazioni, tra un TVB e un TVUMDB. Roba che persino gli Elio e le Storie Tese decisero, come solo loro sapevano fare, di scriverci un brano.

Auguri SMS: TVB

La prima azienda ad intuire la potenzialità degli SMS, dopo l’invio del primo messaggio nel dicembre 1992, fu Nokia, che nel 1993 implementò la funzionalità sui suoi (all’epoca non tanto smart)phone. Come andò? Flash forward di soli 6 anni: nel dicembre 1999, tra messaggi di auguri e di panico per l’imminente Millennium Bug, si contavano un totale di ben 17 miliardi di SMS inviati (e, ovviamente, altrettanti ricevuti).

Il primo boom vero arrivò col nuovo millennio, quando anche le aziende cominciarono ad utilizzare gli SMS per comunicare con clienti e dipendenti. Nel solo 2002 vennero inviati 250 miliardi di SMS e nel 2007 i messaggi mandati in un anno furono ben 4.100 miliardi. Intorno a quegli anni anche le banche iniziarono a farne un uso massiccio, sebbene con una finalità diversa: gli istituti bancari inviavano password o altre informazioni che, per motivi di sicurezza, era preferibile non comunicare via mail. Insomma una sorta di autentificazione a 2 fattori ante litteram.

I primi anni 2000 però videro la definitiva esplosione anche di un altro fenomeno: le chat web. Servizi come MSN rivoluzionarono le comunicazioni via computer e non ci volle molto affinchè, complici i primi smartphone, servizi analoghi arrivassero su dispositivi mobili. Nel 2009 arrivò infatti WhatsApp, che pure doveva lottare con la concorrenza di servizi come  Viber, Facebook Messenger e iMessage. Nonostante ciò gli SMS resistevano e proprio nel 2010 si registrò il record assoluto: 6.100 miliardi di SMS inviati in un solo anno.

30 anni dopo: che ruolo hanno gli SMS oggi?

Nel 2022, 30 anni dopo l’invio del primo rivoluzionario SMS, questi non sono definitivamente scomparsi, anzi. Verrebbe da dire che la tecnologia è invecchiata benissimo, avendo assunto un ruolo completamente diverso nella società contemporanea. Gli SMS vengono usati ancora oggi tutti giorni, come forma di autentificazione per i servizi web, o ancora come strumento di marketing da parte delle società. Non solo però, le aziende preferiscono usare gli SMS per le comunicazioni ufficiali con i propri dipendenti (come promemoria di appuntamenti o conferme di turni di lavoro) e le aziende sanitarie li utilizzano per comunicare i risultati di eventuali test.

“L’SMS compie 30 anni, ma non li dimostra. In determinati ambiti si sta, infatti, assistendo a un vero e proprio boom e quest’anno ci si aspetta che ne saranno inviati oltre 30 miliardi”, afferma Domitilla Cortelletti, Marketing Manager di Skebby.it .“Trattandosi di una tecnologia oramai consolidata da molti anni, l’SMS è, infatti, ritenuto molto più affidabile della messaggistica istantanea, quindi, perfetto per comunicazioni di emergenza o comunque importanti come l’invio di password temporanee, avvisi di consegne, conferme di appuntamenti, comunicazione di turni di lavoro e molto altro. Ma questo non è l’unico vantaggio degli SMS, perché rispetto alla messaggistica sono ritenuti anche meno invasivi della sfera privata e raggiungono tutti i telefoni, non solo gli smartphone”

Insomma, difficilmente quest’anno manderemo SMS di auguri ai nostri cari, eppure, senza farci troppo caso, gli Short Message Service sono ancora presenti nelle nostre vite. Auguri SMS: ti vogliamo bene, anzi, TVB.

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