Il problema non è mai stato fondare una band, ma tenerla unita. È il 1977, e mentre il punk imperversa nelle strade di Londra i Fleetwood Mac stanno affrontando uno dei periodi di crisi più importanti della loro longeva carriera. Difatti le due coppie all’interno del gruppo stanno per scoppiare. Da una parte Lindsey Buckingham e Stevie Nicks stanno per separarsi, dall’altra John McVie e Christine Perfect ci sono vicini. Non va meglio neanche a Mick Fleetwood, che ha appena scoperto che sua moglie ha una storia segreta con uno dei suoi migliori amici. Insomma in sala prove non si respira un’aria serena e il gruppo si rifugia negli eccessi tipici del periodo.
La stampa parla, scrive e serpeggia.
Ed è in questo contesto che il gruppo lavora all’album Rumours. Un titolo che dice tutto: dicerie, voci di corridoio, niente di più. Ed è in Rumours che troviamo Songbird, la canzone che tenne insieme i Fleetwood Mac, come un nastro adesivo applicato su un poster stracciato.
Le canzoni arrivano di notte, come Songbird dei Fleetwood Mac
Chiunque scriva canzoni può confermarlo: a volte ti svegli nel cuore della notte e hai in testa questa melodia bellissima. La canzone perfetta. Il problema è che torni a letto con la convinzione che domani la scriverai, ma il più delle volte al mattino seguente la canzone sarà andata via, tornata esattamente dal luogo magico e sconosciuto dalla quale era arrivata. Molti autori contemporanei sono soliti prendere lo smartphone, avviare la registrazione e canticchiare le idee notturne con la voce rotta dal sonno, nella speranza che nessuno scopra mai l’imbarazzante file originale.
Nel 1977 gli smartphone non c’erano, ma quella magia della canzone che arriva di notte sì. Lo sa bene Christine McVie, che una notte si sveglia con questa melodia bellissima. E probabilmente sa anche che il giorno seguente non la ricorderà, quindi alle 03:30 del mattino si alza e si siede al pianoforte elettrico che, proprio per queste occasioni, ha posizionato accanto al letto dell’appartamento che condivide con Stevie Nicks.
C’è un problema: in casa non ha un registratore, quindi l’unica speranza è quella di scrivere l’intera canzone e di suonarla più volte nel cuore della notte, sperando che il cervello registri l’idea. Lo fa e finisce il testo in circa 30 minuti. Poi torna a letto, dove non riuscirà a chiudere occhio per l’ansia di dimenticare quella bellissima melodia. Al mattino seguente, per fortuna la canzone è ancora lì.
Ecco come Christine McVie ha ricordato la genesi in un’intervista a Mojo nel 2015:
“Avevo un piccolo pianoforte elettrico accanto al mio letto e una notte mi sono svegliata verso le 3:30 e ho iniziato a suonarlo. In circa 30 minuti avevo tutto, parole, melodia e accordi. Era come un dono degli angeli, ma non avevo modo di registrarlo. Ho pensato che non me lo ricorderò mai. Così tornai a letto e non riuscii a dormire. Ho scritto velocemente le parole”
Era come un dono degli angeli.
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Una canzone nata di notte deve essere registrata di notte
Al mattino seguente Christine si fionda in studio e chiede a Ken Caillat, co-produttore di Rumours, di accendere il registratore a 2 tracce per mettere su nastro l’idea. Anche in questo caso abbiamo il racconto diretto dell’autrice:
“Il giorno dopo andai in studio tremando come una foglia perché sapevo che era qualcosa di speciale. Ho detto: ‘Ken, prendi il 2 tracce, voglio registrare questa canzone! Credo che gli altri fossero tutti nell’altra stanza a fumare oppio”.
Il brano è perfetto così: scarno, senza strumenti. Si decide quindi di registrare la versione definitiva mantenendo la modalità piano e voce. Si opta però per una soluzione acustica diversa: Caillat vuole ricreare il riverbero naturale di una sala concerti vuota, quindi lo studio di registrazione non va bene. L’idea era che il brano dovesse suonare come se Christine stesse cantando da sola sul palco, dopo che tutti gli altri, band e pubblico, avessero lasciato la sala dopo il concerto. E difatti il brano chiude il lato A dell’album e, per tutto il tour di Rumours, sarà l’ultima canzone in scaletta.
Inoltre, essendo nata alle 3 del mattino, si decide di registrarla di notte.
Per compiere questa operazione tanto simbolica quanto complessa si decide di portare uno studio mobile presso lo Zellerbach Auditorium dell’Università della California, dall’altra parte della Baia. Su questo palco, in una notte del 1977, Christine registra Songbird suonando un pianoforte a coda Steinway.
Songbird: la canzone che tenne uniti i Fleetwood Mac
Questo nostro articolo è cominciato con una frase ben precisa: il problema non è mai stato fondare una band, ma tenerla unita.
Songbird fu come un vero collante per i Fleetwood Mac, che ritrovarono nel testo tutto l’amore, quello passato e quello presente, che li aveva uniti. Nel libro Making Rumours: The Inside Story of the Classic Fleetwood Mac Album, Ken Caillat racconterà che la prima volta che gli altri componenti ascoltarono il brano si commossero, nonostante il gruppo fosse ad un passo dallo scioglimento e malapena si rivolgessero la parola.
Del resto fu la stessa Christine ad affermare che “Songbird ha tenuto uniti i Fleetwood Mac nei momenti difficili della registrazione di Rumours”.
In merito al significato del brano ha poi aggiunto:
“Non si riferisce a nessuno in particolare, ma a tutti. Molte persone la suonano ai loro matrimoni o ai bar mitzvah o al funerale del loro cane. È universale. Riguarda te e nessun altro. Parla di te e di tutti gli altri. È così che mi piace scrivere canzoni”.
- Caillat, Ken (Autore)
Il testo di Songbird dei Fleetwood Mac
For you, there’ll be no more crying
For you, the sun will be shining
And I feel that when I’m with you
It’s alright, I know it’s rightTo you, I’ll give the world
To you, I’ll never be cold
‘Cause I feel that when I’m with you
It’s alright, I know it’s rightAnd the songbirds are singing,
Like they know the score
And I love you, I love you, I love you
Like never beforeAnd I wish you all the love in the world
But most of all, I wish it from myselfAnd the songbirds keep singing
Like they know the score
And I love you, I love you, I love you
Like never before, like never before,
Like never before
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