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Dentro la Canzone – Quando Don McLean omaggiò il genio di Vincent Van Gogh

La canzone preferita da Tupac e George Best. Un capolavoro espressionista in musica firmato da Don McLean per raccontare l'animo tormentato di Vincent Van Gogh

24 ottobre 1971. È la data in cui esce un disco destinato a riscrivere la storia della musica americana (e non solo). Trattasi di American Pie: 10 pezzi firmati da Don McLean che comprendono – oltre alla celebre title track – anche Vincent, brano di straordinaria bellezza, oltre che dal significato recondito.

Non si capisce bene come mai non esca mai fuori questo brano quando si parla di capolavori in musica. Eppure non pochi personaggi illustri l’hanno indicata come la loro canzone preferita. George Best, ad esempio, il primo vero numero 7 del Manchester United, che in vita ha più volte segnalato Vincent di Don McLean come una delle sue canzoni preferite, al punto che venne suonata al suo funerale.

Era anche il brano preferito da Tupac Shakur, tanto da essere l’ultima canzone ascoltata da rapper in vita. Trasportato in ospedale in condizioni critiche a seguito della sparatoria che gli costò la vita, la sua ragazza gli fece ascoltare Vincent di Don McLean, per assicurarsi che quella meravigliosa melodia fosse l’ultima cosa che Tupac potesse ascoltare in vita.

Ma di cosa parla Vincent di Don McLean? A chi è dedicato il brano? Come mai è così magico? Benvenuti in un nuovo episodio di Dentro la Canzone, amici lettori.

La storia di Vincent di Don McLean

L’uscita di American Pie svolta totalmente la vita di Don McLean, che può così lasciare il lavoro di insegnante di musica a scuola per dedicarsi alla vita da artista, quella vera. Del resto la leggendaria title track – attraverso otto minuti di unione d’amore tra folk e rock – racconta proprio della necessità di lasciarsi il passato alle spalle e andare avanti.

Nella vita di Don McLean però non tutto era roseo. Il cantautore ha perso il padre a 15 anni – evento che inciderà non poco sulla sua poetica – e nel 1971, proprio mentre usciva l’album che gli avrebbe cambiato la vita,  il suo matrimonio attraversava uno dei periodi più bui.

McLean entra così in forte empatia con l’arte di Vincent Van Gogh, e sulla sua personalità. Del resto c’è questa credenza popolare – ancora molto diffusa – secondo la quale Van Gogh fosse impazzito dopo una delusione d’amore. Una ferita sentimentale che lo avrebbe poi portato al suicidio

Nell’autunno del 1970, quando ancora insegnava a scuola, McLean scopre che la realtà era ben diversa. Il cantautore aveva letto un libro di Theo Van Gogh, fratello del celebre pittore, in cui questi spiegava che sia lui che Vincent erano affetti da una malattia di carattere psicologico. Capisce così che – finanche da morto – Van Gogh non era mai stato davvero compreso.

Decide quindi di scriverci una canzone. Una sorta di lettera a Vincent, in cui Don McLean gli parla come un vecchio amico. Un omaggio alla sua arte, ma anche alla sua vita.

C’è da dire che Vincent non è la prima canzone di American Pie a essere dedicata a Van Gogh. Anche Empty Chairs – sesta traccia dell’album – contiene riferimenti alle celebri Sedie Vuote di Vincent Van Gogh.

Il significato di Vincent di Don McLean

Per comprendere il significato di Vincent di Don McLean è necessario leggere la canzone come una lettera a Van Gogh. Il cantautore si rivolge all’artista dandogli del tu, citando gli avvenimenti di vita vissuta e le opere del pittore olandese. Il risultato è un messaggio di empatia e comprensione, da artista ad artista, da uomo a uomo.

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Starry, starry night
Paint your palette blue and grey
Look out on a summer’s day
With eyes that know the darkness in my soul

I primi due versi sono un chiaro riferimento alla Notte Stellata di Vincent Van Gogh, quadro con predominanza di blu e grigi. Il terzo verso si riferisce invece al periodo in cui il pittore venne ricoverato presso l’ospedale psichiatrico Saint-Paul-de-Mausole di Saint-Rémy-de-Provence. Qui, impossibilitato ad uscire, dipinse ciò che poteva vedere dalla finestra della sua camera. Il riferimento specifico potrebbe essere al quadro Il cortile dell’ospedale di Arles.

Shadows on the hills
Sketch the trees and the daffodils
Catch the breeze and the winter chills
In colors on the snowy linen land

Qui troviamo molti riferimenti ai quadri di Van Gogh: Viale dei Platani vicino alla stazione di Arles, Ciotola con narcisi e ancora Due contadine che scavano in un campo innevato al tramonto.

Now I understand
What you tried to say to me
And how you suffered for your sanity
And how you tried to set them free

Nella società del 1800 non vi era certamente l’attenzione che c’è oggi in merito alla salute mentale. All’epoca una condizione di depressione o schizofrenia bastava ad essere bollato come pazzo. McLean, riprendendo anche i dolori della sua vita, empatizza con Van Gogh, e afferma di “comprendere ciò che hai provato a dirmi” attraverso le opere. “Ora capisco quanto hai sofferto per la tua sanità mentale”. Sembra quasi dirgli: “ho capito che non sei pazzo, sei solo un essere umano che vive un dolore”.

They would not listen, they did not know how
Perhaps they’ll listen now

All’epoca non ascoltavano, perchè la salute mentale era ancora un tabù. La frase “forse ascolteranno ora” si riferisce al fatto che Don McLean ha affermato di aver scritto Vincent proprio per raccontare la verità su Van Gogh, che ancora oggi viene bollato come artista pazzo. Del resto lo stesso cantautore dichiarerà: “Dovevo scrivere una canzone per spiegare che non era pazzo. Aveva una malattia, proprio come suo fratello Theo. Questo lo rese diverso, nella mia mente, dall’appellativo di ‘pazzo’ che gli viene attribuito”

Starry, starry night
Flaming flowers that brightly blaze
Swirling clouds in violet haze
Reflect in Vincent’s eyes of china blue

Sempre citando i suoi quadri, McLean cerca di dipingere a sua volta la personalità di Van Gogh. Oltre alla già citata Notte Stellata, il cantautore omaggia I Girasoli, Campo di grano con cipressi e i numerosi autoritratti caratterizzati dall’onnipresente colore china blu.

Colors changing hue
Morning fields of amber grain
Weathered faces lined in pain
Are soothed beneath the artist’s loving hand

Anche qui due omaggi chiari alle opere di Vincent Van Gogh. Il primo al Campo di grano con volo di corvi, presagio di morte e oscurità, e il secondo al celebre I mangiatori di Patate. Quest’ultimo è descritto come “Volti segnati dal dolore si placano sotto la mano amorevole dell’artista“.

For they could not love you
But still your love was true
And when no hope was left in sight
On that starry, starry night
You took your life, as lovers often do
But I could have told you, Vincent
This world was never meant for one
As beautiful as you

La parte più emozionante dello spettacolare testo scritto da Don McLean è sicuramente il bridge. Qui il cantautore racconta il tragico suicidio dell’artista. E lo fa in modo impressionista, proprio come i quadri di Vincent: “In quella notte stellata ti sei tolto la vita, come spesso fanno gli amanti”. E poi: “Il mondo non è mai stato fatto per qualcuno di così bello come te”. È l’arte che racconta l’arte, quanto di più sublime possa esistere.

Starry, starry night
Portraits hung in empty halls
Frameless heads on nameless walls
With eyes that watch the world and can’t forget

I ritratti sono appesi in sale vuote. Sono lì, ma nessuno li guarda. Come a voler rimarcare che nessuno ha mai compreso veramente l’animo di Vincent Van Gogh. Del resto, anche artisticamente, le sue opere saranno rivalutate solo dopo la morte. Eppure Van Gogh dipinse un numero impressionante di autoritratti, come a voler cercare una forma di riconoscimento nel mondo. Una sorta di grido di solitudine messo su tela.

Like the strangers that you’ve met
The ragged men in ragged clothes
The silver thorn; a bloody rose
Lie crushed and broken on the virgin snow

In quest’ultima strofa Don McLean prende in prestito un’immagine da L’usignolo e la rosa di Oscar Wilde. Nel testo l’usignolo sacrifica la sua vita quando una spina gli trafigge il cuore, affinché l’arido albero di rose produca una sola rosa rossa. Analogamente Vincent ha sacrificato prima il suo orecchio per un amore non ricambiato, e poi la sua stessa vita, dopo aver cercato di mostrare e spiegare agli altri il suo dolore. Ma, riprendendo il testo di Don McLean,  “loro non volevano ascoltare, non sapevano come fare”.

They would not listen, they’re not listening still
Perhaps they never will

L’ultimo ritornello chiude la canzone con un tocco di pessimismo cosmico. McLean prende atto che ancora oggi la figura di Van Gogh non è mai stata definitivamente compresa. “Loro ancora non ascoltano”, dice. Infine chiosa con un “forse non lo faranno mai”

Cover e versioni italiane

Vincent di Don McLean è stata omaggiata da diversi cantautori. Tra le versioni più riuscite vi segnaliamo quella di Ed Sheeran.

Molto toccante anche la versione al pianoforte di quel piccolo genio chiamato James Blake.

Esistono diverse versioni tradotte in italiano. La prima è quella di Little Tony col titolo di Come Un Anno Fa (con traduzione di Francesco De Gregori). Oggi vogliamo però segnalarvi la versione di Roberto Vecchioni (con l’intro che sembra presentare un sottilissimo omaggio anche a Heroes di David Bowie).

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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