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Batterie ricaricabili e sostituibili: la proposta dell’Unione Europea

Le batterie ricaricabili esistono ormai da tempo, eppure la maggior parte di noi si affida a quelle tradizionali, quelle che, una volta esaurite, dobbiamo buttare, facendo naturalmente attenzione a smaltirle nel modo corretto. Le cose però sono destinate a cambiare: per l’Unione Europea il futuro è fatto di batterie ricaricabili e sostituibili.

Batterie ricaricabili e sostituibili: cosa cambierà nei prossimi anni?

L’UE si prepara a varare un pacchetto di norme dedicato alle batterie, pacchetto che – salvo ritardi o improvvise modifiche – dovrebbe entrare in vigore entro il 2024.
Lo scopo è ridurre gli sprechi e rendere questo settore un po’ più sostenibile. Un obiettivo assolutamente condivisibile che rischia però di mettere in crisi l’elettronica di consumo. Cerchiamo di capire perchè.

batterie ricaricabili

Il primo step prevede una nuova categorizzazione delle batterie, con l’introduzione di quelle dedicate alle auto elettriche, alle bicilette e ai veicoli leggeri. Tutto questo per poter definire una serie di regole che possano essere poi seguite pedissequamente dai produttori. La prima di queste è la presenza, entro il 2030, di una percentuale minima di componenti riciclate, percentuale destinata a salire entro il 2035.

Fino a qui nulla di troppo preoccupante. Anzi, l’iniziativa dell’Unione Europea risulta più che ragionevole e al passo con i tempi. Il problema è che, a partire dal 2024, dovrebbe diventare obbligatorio l’inserimento, all’interno dei prodotti elettronici, di batterie che possano essere facilmente sostituibili dall’utente. E con “utente” non si intende un tecnico o un professionista. Chiunque dovrà essere in grado di svolgere questa operazione utilizzando strumenti alla portata di tutti.
Ma non è finita qui. Ai produttori si richiede un ulteriore sforzo: le batterie di ricambio dovranno essere reperibili per 10 anni dalla data di uscita del prodotto.
Capite bene che, se da un lato la richiesta risulta comprensibile, dall’altro potrebbe mettere in crisi una marea di aziende, che ormai da tempo adottano design che rendono impossibile la sostituzione della batteria da parte del classico consumatore. Pensate, banalmente, al vostro smartphone. Smontarlo per apportare questa modifica pare impossibile, o per lo meno non immediato con qualche anno fa, quando bastava aprire un piccolo sportellino per rimpiazzare la batteria.

batterie sostituibili

La proposta dell’Unione Europea inoltre prevede l’eliminazione delle pile non ricaricabili. Entro il 2023 queste batterie dovranno essere etichettate come “non ricaricabili” in modo chiaro e inequivocabile; entro il 2027 invece dovranno sparire completamente dal mercato, lasciando posto esclusivamente a quelle ricaricabili.

Il nuovo pacchetto di norme sembra destinato a scuotere il mondo dell’elettronica di consumo. Eliminare le pile non ricaricabili significa dire addio a quelle tradizionali, il che comporterà una spesa iniziale maggiore per gli utenti ma soprattutto un investimento enorme per le aziende, che dovranno convertire le proprie linee produttive e adattare il proprio business a questa nuova normativa.
Ancora più complesso il discorso per quanto riguarda la possibilità di cambiare in autonomia le batterie dei dispositivi elettronici. Per le grandi società tecnologiche significa rivedere i propri piani per il futuro, modificare progetti già collaudati e trovare soluzioni alternative, sia ingegneristiche che estetiche, con il rischio di tornare indietro nel tempo.

Al momento naturalmente tutto questo non è ancora una certezza ma la proposta, votata per la prima volta il 10 febbraio, ha raccolto 74 voti a favore e 8 contrari, con solo 5 astenuti. Difficile quindi pensare ad un totale dietrofrónt. Ci potrà forse essere qualche ritardo, le date potrebbero cambiare, ma ad un certo punto dovremo tutti adeguarci.

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Source
Dday.it

Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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