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Gli errori più grandi causati dalla mancanza di attenzione

Ricorre oggi il World Backup Day, la giornata che ci ricorda quanto sia importante fare un backup dei nostri file – personali e non – per evitare che vadano persi chissà dove. Stando ad alcuni dati risalenti al 2020, infatti, il 65% delle persone al mondo perde i propri dati perchè non effettua un backup ad intervalli regolari. In fondo, a chi non è mai capitato di chiudere un documento senza salvare le modifiche? O di resettare lo smartphone senza aver salvato foto e video su un dispositivo esterno? È capitato a tutti. Ecco perchè abbiamo deciso di raccogliere qui qualche epic fail legato ad un mancato backup dei dati, e non solo. Curiosi?

Epic fail: i peggiori errori dovuti alla mancanza di attenzione

1. Stefan Thomas, il miliardario che non ricorda la password d’accesso al conto

Stefan Thomas è un programmatore tedesco che vanta un patrimonio di 220 milioni di dollari in Bitcoin, ma non ricorda la password per accedere al suo “portafoglio digitale”. Per ben otto volte consecutive è riuscito a fallire nell’accesso al conto, il che significa che gli rimangono soltanto due possibilità. Gli intestatari di conti di criptovalute hanno la possibilità di sbagliare la chiave d’accesso soltanto per nove volte consecutive. Alla decima si vedranno il conto bloccato.

Una misura di sicurezza per evitare gli attacchi degli hacker, che tiene poco conto del fatto che qualcuno possa dimenticare di salvare la password. Il “povero” Thomas, infatti, ha perso tempo fa il foglio su cui aveva scritto la sua chiave di accesso. E da quel momento non ha più avuto modo di accedere ai suoi Bitcoin. Un epic fail bello e buono, che il programmatore avrebbe potuto evitare salvando la password in un file da archiviare su un qualunque dispositivo.

Epic Fail Bitcoin

2. 38 miliardi di dollari cancellati per un pulsante sbagliato

Ogni anno lo Stato dell’Alaska distribuisce una parte dei proventi petroliferi tra i suoi residenti. Ma nel 2007 c’è stata qualche difficoltà per via della disattenzione di un programmatore che cancellò per errore tutte le informazioni sul fondo da 38 milardi di dollari destinati a cittadini. È bastato premere un pulsante sbagliato per generare il caos.

Ogni singola informazione su formato digitale era sparita, tanto da costringere le autorità locali a riprendere l’archivio su carta per poter assicurare ai residenti quanto gli spettava. Sono stati trasferiti su computer tutti i documenti contenuti in oltre 300 scatole, il che è costato alle autorità locali non solo molto tempo, ma anche 200 mila dollari di spese extra per riportare tutto alla normalità. Del povero programmatore, però, non si è saputo più nulla.

3. 610 mila azioni vendute ad uno Yen per un errore di battitura

La disattenzione può rivelarsi fatale. E forse lo ricorda ancora un trader della Mizuho Securities Co., che nel 2015 fece perdere alla società ben 27 miliardi di Yen per un errore di battitura, mettendo in allarme persino il Governo giapponese. L’intento dell’esperto di finanza era quello di vendere le azioni della società di job recruiting J-Com.Co a 610000 Yen l’una. Ma l’errore fu incredibile e il trader finì con il vendere le 610mila azioni ad uno Yen. A nulla sono valsi i tentativi di un collega della Mizuho, che tentò per tre volte consecutive di annullare l’operazione. Il finale è noto: più di 27 miliardi di Yen, pari a 225 milioni di dollari, andati persi.

4. Un errore ortografico costato milioni e milioni di sterline

Tra gli epic fail dovuti alla mancanza di attenzione non poteva certo mancare un tradizionale errore di ortografia. Qualche anno fa i funzionari della Companies House di Cardiff registrarono la liquidazione della “Taylor & Sons“, un’azienda fondata nel 1875 e con ben 250 dipendenti all’attivo. Era il 2009 e la società non era affatto vicina al fallimento. Viceversa, a fallire era stata la “Taylor & Son”.

Sfortunatamente, un errore di scrittura costò la perdita del posto di lavoro ai dipendenti della Taylor & Sons e non pochi danni economici all’azienda. Dal canto suo, l’ex co-proprietario Philip Davison-Sebry chiese 8.8 milioni di sterline di danni, e il Giudice dell’Alta Corte di Giustizia si pronunciò a suo favore nel 2015. Ci vollero sei anni, ma l’azienda riuscì ad ottenere il suo risarcimento (o quasi).

5. Un pulsante sbagliato è costato a Google 10 milioni di dollari

Se pensate che Google non possa sbagliare, ecco la prova che non è affatto così. Succede anche ai migliori, e un errore di un dipendente dell’azienda ha fatto perdere al colosso tecnologico ben 10 milioni di dollari premendo un pulsante sbagliato. Durante un corso sul funzionamento della pubblicità online, il malcapitato ha accidentalmente fatto finire online una pubblicità di prova. Chi conosce le campagne di Google sa che funzionano come fossero una sorta di asta: i siti ricevono denaro per mostrare gli annunci ed assicurare agli inserzionisti le giuste visualizzazioni.

In soli 45 minuti, l’annuncio fasullo del dipendente – che consisteva in un semplice quadrato giallo – è comparso in moltissimi siti, tanto che il colosso tecnologico si è visto costretto a pagarne i proprietari per averlo mostrato. L’intero ammontare dell’incidente è di 10 milioni di dollari, una cifra irrisoria per Google, ma sicuramente elevata per essere dovuta ad una disattenzione. Epic fail? Decisamente sì.

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Chiara Crescenzi

Editor compulsiva, amante delle serie tv e del cibo spazzatura. Condivido la mia vita con un Bulldog Inglese, fonte di ispirazione delle cose che scrivo.

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