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“Spettri di Clint”. Tutto il cinema di Eastwood in un libro

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Chi conosce certi film di Sergio Leone o di Don Siegel sarà rimasto affascinato e turbato da un pistolero cinico e infallibile, a prescindere che l’ambientazione sia quella del Far West o quella delle metropoli statunitensi contemporanee.

E chi ha visto alcuni capolavori cinematografici degli ultimi decenni, da Gli spietati a Mystic River, da Million Dollar Baby a Gran Torino, si sarà commosso davanti a racconti così struggenti e pieni di misericordia.

Più complicato, e per alcuni irrisolvibile, accettare l’idea che l’interprete di personaggi privi di pietà e inclini a un certo maschilismo sia la medesima persona che, dietro la macchina da presa, sa trattare con magistrale garbo e profondità temi ultimi come l’amore, l’amicizia, la fedeltà, il tradimento, la malattia, la morte.

Duro, sex symbol, fascista, pessimo attore, persona incorruttibile, regista geniale, divo controverso, musicista e musicofilo, tradizionalista, sperimentalista… Difficile trovare un altro personaggio che, come Clint Eastwood, abbia collezionato così tante – e così contraddittorie – definizioni.

Ma chi è, in definitiva, Eastwood?

Spettri di Clint

Provano a rispondere, parlando tuttavia dei suoi film (quelli in cui è stato attore, quelli in cui è stato regista e quelli in cui ha ricoperto entrambi i ruoli) Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri, che per Baldini+Castoldi hanno scritto Spettri di Clint. L’America del mito nell’opera di Eastwood, uscito nel novembre del 2023 (con la prefazione di Alessandro Cappabianca e un saggio di Anna Camaiti Hostert).

Gli autori

Come sempre, un cenno ai due autori di Spettri di Clint.

Mariuccia Ciotta, giornalista e critica cinematografica, autrice di programmi radiotelevisivi, ha scritto saggi e libri su autori e generi del grande schermo, e ha diretto il quotidiano il manifesto.

Roberto Silvestri, giornalista e critico cinematografico, conduttore di Hollywood Party. Tra i fondatori del cineclub Il Politecnico, ha diretto i festival di Lecce, Rimini, Bellaria, Aversa, Ca’ Foscari, Sulmona e la collana Illegal and wanted per Raro Video. Ha ideato e diretto Alias, settimanale culturale de il manifesto.

Per Einaudi hanno pubblicato a quattro mani Cinema. Film e generi che hanno fatto la storia.

Il libro

Diciamolo subito: nelle sue oltre 400 pagine, Spettri di Clint è ricco di curiosità e aneddoti che riguardano la carriera cinematografica di Clint Eastwood, i suoi riferimenti culturali ed esistenziali.

Tuttavia, l’organizzazione interna del volume è arbitraria e – saltando su e giù per le epoche – non permette una lettura lineare, né riesce forse ad assolvere al compito che il saggio si è assegnato fin dal sottotitolo. Quello di capire una volta per tutte chi sia l’enigmatico Eastwood, e in che modo le sue opere riflettano (per adesione o contrasto) certi miti degli Stati Uniti.

Spettri di Clint è suddiviso infatti per aree tematiche, nelle quali gli autori hanno raggruppato indifferentemente pellicole che vedono Clint Eastwood impegnato come attore o come regista. Con alcune scelte opinabili: perché, ad esempio, includere Million Dollar Baby nella categoria Reclute, e Gran Torino ne L’età dell’innocenza?

Imperscrutabile Clint

Diciamo però che un certo disordine organizzativo permette a Spettri di Clint di essere letto come un’opera che non risolve ma che semmai conferma il mistero intorno alla figura di Eastwood, artista poliedrico e insaziabile.

Di sicuro, a leggere d’un fiato il libro, si possono trovare punti di continuità nell’ormai quasi settantennale (fa sobbalzare scriverlo) sua presenza sul grande schermo.

Lo sguardo di Eastwood non è mai pacificato, che sia esso un anziano allenatore di pugilato o un giovane pistolero pronto a farsi vendetta.

E proprio nelle pagine dedicate a un suo magistrale western, Gli spietati, leggiamo una nota acuta sul suo sguardo, capace di farsi emblematico, esemplare, quasi come nelle parabole: “La sua non è una redenzione, tentata e fallita, ma la trasfigurazione dell’umano in un’entità celeste contro la sopraffazione e l’abuso di potere, la legge ingiusta, l’indifferenza” (p. 86, corsivi nel testo).

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La coerenza di Eastwood: l’autonomia

Ecco che allora, a lettura ultimata di Spettri di Clint, si ritrova la coerenza di Eastwood nel fatto di aver rispecchiato, come attore e come regista, le contraddizioni degli Stati Uniti, patria della moderna libertà e della moderna emarginazione, di grandi conquiste e altrettanto grandi disparità sociali.

E Clint Eastwood le ha mostrare, queste contraddizioni, lavorando sempre nella completa autonomia, incurante dei giudizi altrui e del ruolo di volta in volta interpretato. Eastwood è sempre stato attento a rispondere alla propria coscienza, non a mostrare al pubblico un personaggio coerente né tanto meno affabile.

Come si legge in questo breve capoverso dedicato a Dirty Harry, più noto al pubblico italiano come Ispettore Callaghan: “Uomo di legge che si identifica con fuorilegge è proprio anche la metafora dell’artista libero incorporato nella propria materia di lavoro, sempre ai confini tra norma e fuori norma, tra canone ed eresia, tra fallimento ed estasi, tra conformismo e criminalità concettuale” (p. 144).

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