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SPID obbligatorio nelle Pa dal 28 febbraio. Ma siamo pronti?

Ci siamo: lo switch off per SPID è stato fissato a domenica 28 febbraio dal Decreto Semplificazioni. Ciò significa che per quella data tutte le pubbliche amministrazioni italiane dovrebbero avere integrato SPID (acronimo per Sistema Pubblico d’Identità Digitale) come unico strumento di identificazione per accedere ai servizi digitali (insieme a CIE, la Carta d’Identità Elettronica).

Tuttavia, un’indagine condotta da Altroconsumo nel dicembre del 2020 mostra forti ritardi e diverse criticità, che analizzeremo.

Cos’è SPID

Il Sistema Pubblico d’Identità Digitale, o SPID, è uno strumento che consente a qualunque cittadino ne faccia richiesta di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione.

Una volta ottenute le credenziali (username e password) sarà possibile eseguire l’accesso da qualsiasi dispositivo. Le funzioni sono svariate: dalle prenotazioni sanitarie alle iscrizioni agli istituti scolastici, dai pagamenti elettronici a favore delle Pa alla richiesta dei bonus cultura e delle carte del docente, dall’accesso alla rete Wi-Fi pubblica alla gestione delle pratiche d’impresa.

Sul sito ufficiale di SPID è consultabile una pagina in continuo aggiornamento che mostra dove è possibile utilizzare il sistema.

Chi può richiedere SPID

Può richiedere l’attivazione di SPID qualunque cittadino italiano maggiorenne, anche se risiede all’estero, e ogni cittadino straniero in possesso di un permesso di soggiorno. Esiste inoltre uno SPID per uso professionale, riservato alle aziende e ai liberi professionisti.

Per attivare SPID – come abbiamo già scritto in una guidaservono un documento di riconoscimento in corso di validità, la tessera sanitaria o il tesserino del codice fiscale, un indirizzo email e un numero di telefono cellulare.

Dove si attiva

SPID è attivabile presso uno dei nove identity provider (gestori di identità) abilitati. Occorre prima di tutto andare sul sito Internet del gestore prescelto e iscriversi, quindi creare le credenziali SPID, infine effettuare il riconoscimento. Ed è qui che le cose iniziano un po’ a complicarsi: vediamo perché.

Anzitutto, scegliendo alcuni gestori d’identità il processo è gratuito, optando per altri è a pagamento. C’è chi fornisce la doppia opzione, gratis o meno, a seconda che il riconoscimento dell’utente avvenga nelle sedi del gestore d’identità o a domicilio.

Il riconoscimento, a seconda dell’identity provider, può avvenire in cinque modalità: di persona, via webcam, con Carta d’Identità Elettronica, con CNS (Carta Nazionale dei Servizi) e con la firma digitale.

Anche il livello di protezione cambia di gestore in gestore: si va dal livello 1, con le sole credenziali, al livello 3.

SPID: l’indagine di Altroconsumo

Al di là delle modalità forse un po’ complicate di attivazione, SPID lascia qualche dubbio sulle sue concrete possibilità di utilizzo, specie da parte dei cittadini meno digitalizzati.

Abbiamo detto che da domenica 28, stando al Decreto Semplificazioni, tutte le Pa italiane dovranno avere integrato SPID. Ma una ricerca di Altroconsumo condotta nel dicembre del 2020 sullo stato di avanzamento del processo di adozione del sistema non lasciava ben sperare. Alla fine dello scorso anno le pubbliche amministrazioni che avevano adottato SPID erano infatti circa seimila su ventiduemila.

Altroconsumo aveva allora scritto una lettera al Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale e all’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) nella quale ha condiviso i risultati dell’indagine, come implicito sprone a velocizzare il processo.

I dati della stessa AGID avevano fatto emergere qualche criticità: il 76% delle attivazioni del servizio avviene con modalità offline, e questo è quasi un paradosso per un sistema volto alla digitalizzazione dei servizi. Inoltre, quasi tutti gli identity provider non permettono un riconoscimento via webcam gratuito. In alcuni casi, ha un costo anche la ricezione del codice di sicurezza OTP, necessario per effettuare le procedure di attivazione.

Sempre secondo AGID, meno del 5% delle richieste di attivazioni proviene dagli over 65: manca evidentemente una rete di assistenza a favore delle generazioni meno digitalizzate. Si segnala inoltre che per l’80 per cento delle attivazioni ci si rivolge a Poste Italiane, che svolge quindi un ruolo di assoluto (eccessivo?) protagonista.

Insomma: se l’impulso alla digitalizzazione è certamente un fatto positivo, sembra che domenica 28 febbraio non possa certo definirsi una data di arrivo, ma piuttosto un punto di partenza.

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