Continua il braccio di ferro tra Spotify e Apple in merito alla vendita di audiolibri tramite app. Il colosso svedese dello streaming ha ora sospeso la possibilità di acquistare audiolibri direttamente in-app su tutti i dispositivi iOS. La manovra arriva dopo che Apple aveva contestato le transizioni su siti terzi che bypassavano l’AppStore.
La nuova funzionalità audiolibri era stata accolta con enorme entusiasmo da parte degli utenti (secondo The Verge). Ora però, ad un mese di distanza, se si prova ad acquistare un audiolibro su Spotify compare il seguente messaggio:
“Vuoi ascoltare? Non puoi acquistare audiolibri nell’app. Lo sappiamo, non è l’ideale”
Inoltre Spotify non indica alcun modo per effettuare l’acquisto al di fuori dell’app. Al di fuori di iOS, al momento dell’acquisto tramite app, Spotify invia un’email all’utente con un link per finalizzare la transazione. Manovra ovviamente sgradita ad Apple, e nel prossimo paragrafo vi spieghiamo perchè.
Apple vs Spotify: due pesi massimi si contendono il mercato degli audiolibri
I due colossi hanno posizioni diametralmente opposte sulla questione audiolibri. Da un lato Spotify vorrebbe, come già fa su altri sistemi operativi, poter vendere liberamente i propri audiolibri, direttamente dall’app, processando i pagamenti su siti terzi. Apple contesta questa manovra in quanto bypassa interamente l’AppStore (dal quale trattiene una percentuale su ogni transazione).
Il sito Apple Insider riferisce che nell’ultimo mese Apple avrebbe rifiutato per ben tre volte l’aggiornamento dell’app Sporify, sostenendo che quest’ultima violerebbe le regole dell’App Store in merito agli acquisti. Per tutta risposta Spotify ha accusato Apple di attuare manovre anticoncorrenziali.
Spotify ha ora esortato i legislatori a regolamentare gli acquisti in app, per consentire agli sviluppatori di vendere servizi e prodotti senza necessariamente passare per l’AppStore. Alla base ci sono sicuramente motivazioni economiche: attualmente Apple trattiene una commissione del 30% su ogni acquisto effettuato tramite App Store.
La questione era già stata al centro delle attenzioni della Japan Fair Trade Commission, che lo scorso anno ha aperto un’indagine in merito alle politiche potenzialmente anticoncorrenziali di Apple.
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