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Quanta tecnologia nasconde una stufa a pellet?

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PORCIA – Siamo perseguitati da un pregiudizio terribile, quello che ci fa credere che un dispositivo sia tecnologico solo se questa tecnologia risulta visibile al cliente finale, a chi compra quel prodotto.
Pensiamo che il robot aspirapolvere sia smart perché lo controlliamo con un’app, crediamo che sia tecnologico un frigorifero che ha il display touchscreen all’esterno, consideriamo evoluta una webcam solo se la vediamo tracciare i nostri movimenti.
Eppure la tecnologia non è questo.
Anzi, la VERA tecnologia è un mix tra ciò che c’è dentro il prodotto e ciò che invece consente al prodotto di prendere vita.
Questo vale anche per le stufe a pellet di Palazzetti.

Vi rassicuriamo subito: se volete, c’è l’app. Quindi sì, possiamo considerarle smart e tecnologiche anche limitandoci a questo.
Gli elementi più interessanti però sono altri e per scoprirlo siamo stati a Porcia, dove Palazzetti ha il suo stabilimento da ben 70 anni.
Un posto magico per noi che adoriamo capire come nascono prodotti e oggetti di ogni genere ma anche tecnologicamente avanzato.

Dobbiamo usare moltissimo la tecnologia per l’approntamento e la produzione dei prodotti, per poter monitorare la qualità, la sicurezza e tutti gli elementi che oggi sono necessari per garantire anche la serviceability del prodotto nel tempo”, ci spiega Marco Palazzetti, CEO del Gruppo.

E no, non immaginatevi un uomo unicamente dedito al business e trincerato dietro la sua scrivania. Con il gilet catarifrangente, Marco Palazzetti ci accompagna in giro per la fabbrica con la sicurezza di chi lì dentro ci va spesso e volentieri. Il suo non è solo un lavoro o un’attività di famiglia, ma una vera e propria passione, tanto per il suo settore quanto per il mondo della tecnologia e per la sostenibilità ambientale.

La tecnologia al servizio delle persone

A sinistra Fjona Cakalli, a destra Marco Palazzetti

 “C’è un ecosistema dietro che arriva fino alla produzione del manuale cioè il manuale che scarichi dentro la app è figlio del serial number del lotto di produzione ed è tutto collegato. La tua stufa raccoglie dentro il suo numero di serie informazioni che nascono veramente dall’inizio della linea e finiscono addirittura con tutta la logistica: io so quella stufa lì che giro ha fatto nei nostri magazzini prima di arrivare a casa tua.
[…] Per ogni parte della stufa noi tracciamo il numero di serie e lo abbiniamo al numero di serie della stufa stessa, per sapere di che pezzi è fatta, e quindi anche per rintracciare, eventualmente, tutte le macchine interessate da una eventuale difettosità”.

Capite bene che qui siamo molto lontani da “ma c’è la app”.
La tecnologia delle stufe a pellet Palazzetti è prima di tutto la tecnologia del suo impianto produttivo, che però non è fine a sé stessa.
Questo tracciamento avanzato è frutto della volontà di offrire alle persone il miglior prodotto possibile e di aiutarle anche dopo l’acquisto qualora fosse necessario. Una volontà che si rispecchia anche nella scelta dei macchinari e di una struttura che consente all’azienda di adeguarsi alle richieste dei clienti perché siamo ormai lontani dai tempi in cui un prodotto, fatto in un certo modo, doveva servire qualsiasi genere di utente finale. Oggi la personalizzazione è uno degli elementi chiave e quindi bisogna essere flessibili anche in fase di produzione.

Una postazione con terminale dell’impianto produttivo

C’è però attenzione anche per chi lavora all’interno dello stabilimento, non solo per il cliente finale: “Qui siamo di fronte a una linea per noi “sperimentale” – ci dice Marco Palazzetti fermandosi di fronte ad un’area dedicata all’assemblaggio – Si può adattare al prodotto e alle persone che ci lavorano in modo totalmente dinamico.
[…] Diverse stazioni si possono adattare in altezza e ruotare, inoltre ogni postazione ha un terminale dal quale chi lavora, a seconda della fase, o registra il componente particolare di cui è fatta oppure segnala delle anomalie durante la fase di produzione o  semplicemente l’avanzamento della produzione”.

Poco più avanti ci troviamo di fronte all’area di testing, dove le stufe a pellet pronte vengono controllate.
“Le macchine vengono collegate a degli apparecchi attraverso una porta, la chiamiamo una smart port, che mette in comunicazione la scheda madre della stufa con la macchina di collaudo. Attraverso questa porta i due computer si parlano e dal computer del collaudo vengono comandate tutte le funzioni.  In questo modo possiamo diagnosticare eventualmente dei motori che possono non funzionare bene o avere diciamo delle anomalie che a occhio nudo non vedresti”.

L’area di testing

Tutta questa tecnologia è frutto della già menzionata passione di Marco Palazzetti per la tecnologia: “Io credo, e mi piace vederla così, che l’apporto delle generazioni digitali sia un apporto complementare a quello che accadeva prima e abilitante per una nuova forma se vuoi di comunicazione di servizi per i clienti. È una normale evoluzione”, ci spiega mentre continuiamo a camminare per lo stabilimento fino ad arrivare alla zona dedicata all’imballaggio.

Anche qui niente è lasciato al caso, anche perché i prodotti devono essere spediti in tutta Europa. Anzi, in tutto il mondo, con alcuni prodotti che arrivano persino in Australia e Tasmania.

La stufa a pellet è ecosostenibile?

Una domanda legittima visto che quando parliamo di combustione siamo sempre preoccupati.
Non è tanto la combustione di per sé la cosa a cui dobbiamo guardare ma è che cosa è oggetto di combustione – ci racconta Marco Palazzetti – A seconda di quello che usi per la combustione puoi fare danni grandi o non farne per niente.
Qui la differenza è proprio questa: se bruci una fonte fossile, immetti in atmosfera del carbonio che nell’atmosfera non c’era e quindi arricchisci l’atmosfera di carbonio sotto forma di CO2 e  aumenti questa specie di cortina che blocca il calore dentro il pianeta.”

Le cose cambiano quando bruciamo la legna. Gli alberi infatti catturano la CO2 nel corso dell’intero arco di vita, CO2 che viene rilasciata in fase di combustione ma che può essere catturata da un nuovo albero.
Si tratta quindi di un ciclo chiuso che mantiene stabile la quantità di CO2 nell’atmosfera.

Pellet

A questo si aggiunge il fatto che il pellet nasce dai prodotti di scarto della lavorazione del legno, come segatura e trucioli, che altrimenti finirebbero in discarica. In più le stufe a pellet sono generalmente più efficienti rispetto ai caminetti tradizionali e ad altre forme di riscaldamento a legna, riducendo così il consumo di combustibile.

Il ciclo ovviamente non è ancora perfetto. Ad esempio dobbiamo considerare le emissioni legate a produzioni e trasporto ma, rispetto ad altri sistemi di riscaldamento, è sicuramente più ecosostenibile.

Ok ma queste stufe a pellet Palazzetti come sono fatte?

La stufa Emily

Dimenticate le stufe delle vostre nonne.
La realtà è molto diversa ora.
Le stufe a pellet di Palazzetti sono completamente automatiche e possono essere rese smart con un semplice accessorio. E “smart” significa che potete finalmente utilizzare la famosa applicazione. Con pochi click è possibile impostare la temperatura desiderata nella stanza, programmare la stufa per decidere, ad esempio, quando deve accendersi o controllare parametri come la ventilazione.
In più è possibile collegare la stufa ad Alexa per usare i comandi vocali.

L’app Palazzetti

E siccome ormai adoriamo i dati, sappiate che ogni mese potete ricevere un report che vi dice quante ore l’avete usata, qual è il vostro consumo di pellet mensile, quanta CO2 avete risparmiato usando la stufa e altro ancora.

L’innovazione però non si ferma qui.

“Basta che tu dia l’On alla stufa attraverso l’app oppure direttamente dal display e la stufa si accende in automatico attraverso una resistenza. Il pellet poi casca attraverso un sistema particolare, […] a stella che dosa in maniera molto molto precisa il pellet”, ci spiega Vincenzo Celano, Product Marketing Manager di Palazzetti.

L’azienda ha sviluppato anche un braciere di nuova generazione che permette di minimizzare le emissioni poiché, dopo aver bruciato il pellet, la cenere non cade nel cassetto ma di nuovo nel braciere per essere bruciata ancora e ancora, fino a che non restano solo i minerali che non possono più bruciare. Questo permette di ottenere tutto il calore possibile, riducendo di fatto anche i consumi. In più, i minerali possono essere usati per fertilizzare l’orto o le piante in generale.

“Tutta questa tecnologia – continua Celano, parlando in particolare della stufa a pellet Emilyci permette di avere una stufa che raggiungere le cinque stelle. Cosa significa questo? Significa che è una delle stufe che ha l’efficienza più alta e delle emissioni molto molto basse. Questa stufa può essere praticamente installata dappertutto”.

Grande attenzione anche per la manutenzione, grazie ad un sistema di autopulizia del vetro e al braciere che si svuota da solo ogni volta che la stufa viene spenta. In caso di necessità è possibile chiedere assistenza direttamente all’azienda usando l’applicazione, così il collegamento con Palazzetti è sempre diretto.

Immaginavate ci fosse tutta questa tecnologia dietro una stufa a pellet?

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Ultimo aggiornamento 2024-10-01 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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