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Dopo l’annuncio di Galaxy Ring, siamo pronti per gli anelli smart?

Dopo averci preso per il polso, la tecnologia si legherà anche alle nostre dita. La scorsa settimana, durante l’evento Unpacked, Samsung ha annunciato il suo primo anello smart, il Galaxy Ring, che promette di rivoluzionare il mondo dei dispositivi indossabili. Non perché quella degli smart ring sia una tecnologia inedita: anzi, l’azienda coreana entra in un mercato già ricco di soluzioni interessanti. Ma perché l’arrivo del Galaxy Ring segna una certa maturità di questo emergente settore – e forse Samsung potrebbe fare per gli anelli intelligenti quello che Apple ha fatto con gli smart watch.

Anelli smart: l’arrivo di Galaxy Ring di Samsung cambia il mercato?

Fitbit aveva già normalizzato i sensori per analizzare l’allenamento, Pebble aveva raccolto fondi e lanciato sul mercato il primo orologio che leggeva notifiche dello smartphone. Garmin aveva portato il GPS al nostro polso addirittura più di vent’anni prima. Ma fu il lancio del primo Apple Watch (annunciato nel 2014 e arrivato sul mercato l’anno successivo) che cambiò il mondo dei wearable. E fino a un certo punto, anche della moda: se molti subiscono ancora il fascino dei movimenti classici, anche nelle cene di gala e nelle sfilate si vedono orologi smart.

Non si trattò solo di superiorità tecnologica, reale o presunta: fu il peso del brand, la ricchezza dell’ecosistema, il supporto di app e servizi. E Samsung, con Galaxy Ring, spera di fare lo stesso per gli anelli smart.

Monitorare la salute dal dito

All’evento, Samsung non ha praticamente annunciato nulla se non il nome del dispositivo. Ma prima di farlo, ha parlato a lungo di Samsung Health e delle funzionalità per la salute e l’allenamento dei suoi dispositivi – potenziate dall’AI.

Per darci consigli personalizzati sulla salute e lo sport, l’AI ha bisogno di dati. Sembra quindi che Galaxy Ring servirà soprattutto per raccogliere dati sul nostro battito cardiaco, l’ossigenazione del sangue, i movimenti e lo sport. The Verge riporta le parole della portavoce di Samsung Amber Reaver, che pensa che Galaxy Ring serva a “consentire a più persone di gestire la propria salute con un approccio completo ma semplificato al benessere quotidiano a casa”.

L’anello dovrebbe risultare più leggero e comodo rispetto a un orologio smart, soprattutto per tracciare il sonno (qualcosa a cui sia Samsung che il suo partner di lunga data Google lavorano da tempo). E dovrebbe arrivare in tre finiture e in taglie fino a 13, entro la fine dell’anno.

Un mercato in crescita

Samsung non è certo la prima a costatare che, se si tratta di raccogliere dati sulla salute, un anello ha molti vantaggi rispetto a un orologio o una fascia. Al CES di Las Vegas abbiamo visto diversi prototipi e modelli innovativi. Ma ci sono aziende da tempo sul mercato, come Oura (di cui vi abbiamo già parlato).

Oura anello smart Horizon
The Oura Ring 3 | Photo credits: Oura.

Aziende che vogliono sottolineare il proprio “primato tecnologico”: subito dopo l’annuncio di Samsung, il CEO di Oura, Tom Hale, ha rilasciato una dichiarazione ai media americani sottolineando il portafoglio di proprietà intellettuale della loro azienda, “con 100 brevetti concessi, 270 domande di brevetto in attesa e oltre 130 marchi registrati“. E ha sottolineato che “I nuovi player che entrano nello spazio rappresentano una conferma per la categoria e ci spingono a puntare più in alto per servire i nostri membri e la nostra comunità.”

Se il CES ce l’aveva fatto pensare, l’annuncio di Samsung lo conferma: il 2024 sarà l’anno degli smart ring.

Avremo tutti un anello intelligente al dito?

Gli anelli intelligenti, come dicevamo, offrono alcuni vantaggi nel rilevare alcuni parametri corporei rispetto agli smartwatch. Soprattutto in alcuni ambiti: in particolare, il monitoraggio del sonno. Non solo risulta più comodo averli al dito, senza il rischio che una notifica o un’impostazione sbagliata accenda lo schermo (che non c’è) disturbando il nostro sonno. Ma anche perché posizionare l’anello nella parte inferiore del dito si dimostra più precisa per il monitoraggio dell’ossigeno nel sangue e della frequenza cardiaca rispetto al tradizionale posizionamento sul polso.

Se durante il giorno terremo lo smart watch al polso per le notifiche e durante gli allenamenti vorremo avere le statistiche sotto mano (per sapere il passo nella corsa o anche solo il tempo trascorso), di notte gli smart ring hanno un vantaggio.

Alcuni anelli utilizzano anche l’NFC per i pagamenti o come tag per sbloccare smartphone o PC. Al momento, tuttavia, Samsung sembra aver concentrato l’attenzione sulla salute e lo sport. Anche investendo per migliorare Samsung Health – che potrebbe risultare il vantaggio vincente rispetto ai rivali come Oura.

Il vantaggio strategico di Samsung con Galaxy Ring

Per aggregare i dati raccolti da Oura Ring o Amazfit Helio con quelli degli smart watch o quelli delle app di allenamento, servono servizi extra come Apple Health o Google Health. Con l’app Samsung Health e diversi wearable già sul mercato, Samsung può fornire un’ecosistema comune e ben servito. Un po’ come fa per la smart home con i suoi tanti elettrodomestici e l’app SmartThings. È più semplice per gli utenti integrare servizi e dispositivi di altri brand nell’ecosistema di Samsung, piuttosto che trovare un modo per fare il contrario. E, quindi, se dovessero decidere di comprare un anello smart, più probabilmente decideranno di scegliere Galaxy Ring.

Se il Galaxy Ring riscuoterà successo, è probabile che altre aziende seguano l’esempio di Samsung. Magari arriveranno degli Apple Ring o Pixel Ring, inaugurando definitivamente l’era degli anelli intelligenti. O, forse, gli utenti preferiranno brand che lavorano già da tempo in questo campo, come Oura o Amazfit. Di certo, sappiamo che quest’anno il lancio dell’anello di Samsung determinerà se questa categoria di prodotti interessa agli utenti. O se il grande pubblico preferisce avere tecnologia al polso, e non al dito.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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