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La macchina del tempoRubriche

C’era una volta un pallone anarchico: il Super Tele. La macchina del tempo

Era tanto simpatico quanto ingovernabile

Tutti gli over quaranta conoscono l’immagine – girata in lungo e in largo in rete – che mostra una musicassetta e una penna Bic. Immagine accompagnata da una didascalia che (il testo può variare, la sostanza no) spernacchia i ragazzi d’oggi, ignari del legame tra i due oggetti.

D’accordo, ma la Generazione Z non sa nemmeno quale sia l’attinenza tra uno spillone o un ferro da uncinetto e un pallone in plastica. Il secondo veniva usato da giovincelli e giovincelle nei giardini pubblici o per le vie dei quartieri, mentre i temibili oggetti puntuti erano presumibilmente nascosti nelle borsette delle signore. Che, se urtate dal suddetto pallone, minacciavano: “Guardate che ve lo buco!”

Ma ora che siamo tutti donne e uomini di mezza età possiamo dirlo: non era colpa nostra, bensì del Super Tele. E adesso spieghiamo ai più giovani lettori di Tech Princess il perché.

super tele fluo

Il Super Tele

Che cos’era, intanto, il Super Tele? A darne una definizione scientifica, ecco che si fatica, perché già la sua data di nascita è controversa. C’è chi dice 1972 e chi il 1967: i filologi continuano ad azzuffarsi.

Quel che si sa è che si tratta di un prodotto italianissimo, messo sul mercato dalla Mondo s.p.A. Inizialmente presentatosi nella veste bianca con pentagoni neri, ha presto invaso il mercato nelle versioni dei più svariati colori.

Ed è proprio vero parlare di invasione del mercato: si trattava di un pallone dal costo decisamente contenuto, che veniva venduto in un’irresistibile (si fa per dire) bustina anch’essa in plastica.

Più che domandarsi quali negozi lo avessero, si fa prima a elencare i pochi che non lo tenevano. Il Super Tele faceva mostra di sé in supermercati, negozi di giocattoli, grandi magazzini, piccoli empori, bar, edicole, tabaccherie, chioschi…

Il mito del Super Tele

Tutti avevano un Super Tele. Costava poco, come abbiamo detto, e somigliava ai palloni da calcio veri e propri. È stato dunque eletto – paradossalmente – a status symbol facilmente raggiungibile: ogni nucleo familiare con uno o più figli in età scolare era riconoscibile per la presenza di almeno un Super Tele.

Inoltre, la sua estrema leggerezza permetteva di limitare i danni alle persone o agli oggetti eventualmente urtati dalla sfera.

Beh, eventualmente è una parola grossa. Vediamo perché.

E la sua ingovernabilità

Non prendeteci per sessisti, era la società a essere così: negli anni Ottanta, quasi tutti i bambini giocavano a calcio, e quasi tutte le bambine a pallavolo.

L’estensore dell’articolo, che apparteneva alla prima categoria, può dunque fornire una preziosissima testimonianza diretta.

Il Super Tele veniva acquistato tramite colletta: ciascun giovinastro donava un paio di spiccioli, e la transazione veniva perfezionata. Di tanto in tanto, ed era un evento epocale, qualcuno spuntava al campetto col Tango, pregiatissimo pallone di plastica dura che, lui sì, rimbalzava davvero come il pallone dei professionisti.

Il Super Tele, poverino, no. Del peso di una piuma, prendeva traiettorie del tutto indipendenti rispetto a quella desiderata, a prescindere dalla perizia tecnica dei giovani calciatori. Quante persone anziane “vittime” di parabole inopinate!

E poi si bucava con una semplicità imbarazzante. Al punto che, in ogni compagnia, il bambino con maggior spirito imprenditoriale domandava se non convenisse, anziché comprare tre Super Tele al giorno, fare una colletta più sostanziosa e acquistare un Tango.

La valvola

Discorso a sé merita la valvola del Super Tele. Tra le leggende metropolitane degli anni Ottanta del Novecento c’era quella secondo cui questo pallone fosse gonfiabile (se anche uno solo dei lettori di Tech Princess abbia mai gonfiato simile pallone, si palesi e avrà una birra offerta).

Ebbene: la valvola, di materiale qualitativamente modestissimo, ogni dieci tiri si staccava, provocando la fine precoce della sfera. Ogni volta che si giocava col Super Tele a calcio, insomma, ci si sentiva come un manipolo di artificieri in azione.

E si invidiavano le amiche pallavoliste, che ne potevano sfruttare le virtù subendone molto meno di noi i vistosi limiti.

Calciatori da giardino pubblico

Il Super Tele è stato uno dei simboli della diffusione del calcio come sport di massa e fenomeno di consumo.

Ma lo è stato con l’ingenuità e la rozzezza di quegli anni. Tutti mimavano di essere calciatori professionisti, ma la natura stessa del Super Tele era come se rimarcasse l’insanabile distanza tra il giocatore da giardino pubblico e quello di serie A. Eppure era un gioco economicissimo che ha fatto divertire milioni di bambini.

Quindi, caro Super Tele, confessacelo: eri democratico o classista?

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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