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Sex Education 4: la recensione dell’ultima stagione su Netflix – Trending on Streaming

La dramedy british più famosa del colosso dello streaming e senza alcun pelo sulla lingua è giunta al termine. In queste quattro, (abbastanza) lunghe stagioni ha saputo scherzare e sfatare miti e tabù sul sesso, in primis sulla sfera sessuale, come si deduce dal titolo. Sex Education 4 chiude il sipario, portando così a compimento la sua missione: fare luce nella nebbia dell’ignoranza sul sesso, soprattutto tra gli adolescenti. Come è terminata? Lo scopriamo in questa puntata di Trending on Streaming.

Sex Education 4: l’inizio della fine, anche per i protagonisti

Ebbene sì, si chiude un capitolo anche per i protagonisti della serie, che stanno per presentarci un nuovo punto di vista nelle loro storyline principali: la conclusione del liceo e la nuova vita che verrà. E si parte proprio da Cavendish, nuovo setting della serie, un luogo forse fin troppo idilliaco per Otis (Asa Butterfield) ed Eric (Ncuti Gatwa), quasi pruriginoso invece per Ruby (Ruby Matthews). Questa infatti cerca di entrare a ogni costo nel gruppo “in” della scuola. Ma che fatica per lei.

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Siamo dunque immersi in questo luogo fittizio, dove persino i colori e le luci e ombre (in tutti i sensi) mettono in contrasto netto questa ambientazione con il mondo esterno, la realtà. Otis sta puntando a portare avanti la sua attività di terapista sessuale, mentre è anche alle prese con la sua storia, per così dire, con Maeve (Emma Mackey), partita per gli States per mettere alla prova le sue doti di scrittura ottenuto. Ma nulla sarà facile per lei, e le difficoltà non stenteranno a farsi avanti.

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Come la sessualità cambia il nostro mondo

Torna anche il classico dualismo sessualità e credo religioso con la storia di Eric, con la famiglia che lo vorrebbe battezzato, e la sua consapevolezza che dovrebbe così mettere per sempre a tacere la sua identità sessuale. Ma non è facile per lui che si sente cristiano e desideroso di far parte di una comunità che sente sua. Ma anche quella LGBTQIA+ lo è allo stesso modo. Come conciliare il tutto?

Tornano anche Jackson (Kedar Williams-Stirling) anche lui alle prese con la propria identità e le sue vere origini biologiche, e Viv (Chinenye Ezeudu) immersa nello studio, ma non senza un incontro che diventa motivo di distrazione, senza dimenticare Adam (Connor Swindells), che molla la scuola per il lavoro.

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Una maturazione a tutto tondo

Non è solo la brigata di ragazzini che crescono, maturano e scoprono sempre più cose su di sé, sulla propria identità e sul mondo, ma anche la tipologia di narrazione progredisce con loro, nei toni e nei contenuti. Lo sforzo compiuto da parte della creatrice Laurie Nunn nella chiusura non frettolosa e sensata delle storyline è evidente, così come la fortuna di poter assistere a mancati happy ending, forzati e forzosi. Rimangono forse punti in sospeso, ma così è la vita. Non tutto si risolve sempre.

Anche l’elemento sessuale assume nuovi contenuti e spessore, diventando qui una parte più matura nel racconto. Tanto gli adolescenti, quanto i genitori, diventano soggetto di un racconto dove la componente sessuale è un punto forte, nel tentativo di sdoganarlo e cercare di affrontarlo senza imbarazzo.

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Qualche scivolone in chiusura

Tutto bene dunque, tranne qualche piccola pecca nei disequilibri di pregnanza delle storyline, dove non tutte hanno lo stesso spessore, in particolare per i nuovi personaggi. Rimane comunque la varietà nei discorsi dedicati alla sessualità vista da diverse prospettive, tra prove ed errori, non solo nell’esplorazione della propria inclinazione, ma anche nelle relazioni in corso o che si apriranno.

Altri background cercheranno di trovare la chiusura del proprio cerchio. Riuscendoci? Non sempre, ma quantomeno la serie ci porta ancora una volta, ancora di più, a riflettere su tanti aspetti spesso scontati, ma mai banali. Un altro scivolone compiuto dalla serie sta forse nella rappresentazione un po’ più edulcorata del dovuto dei suoi personaggi, spesso un po’ troppo “ripuliti” e perbenisti di quello che avrebbero potuto essere.

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Nondimeno la conclusione (senza farvi troppi spoiler) della storia di qualcuno che, purtroppo, conferma ancora la teoria che il mondo femminile debba scegliere tra realizzazione di sé e relazione romantica appagante, in un aut-aut costante che non comprendiamo del tutto. O la realtà è, in fondo, davvero così?

Sex Education 4: recensione della serie Netflix

Giunge al termine in maniera non frettolosa, ma talvolta confusa e tristemente stereotipata, la quarta stagione di una delle serie che si erano manifestate sin dall’inizio come interessanti e rivoluzionarie. Sex Education 4 chiude così il sipario su una sequela di storie di giovani alla ricerca del sé, in un racconto quanto mai quotidiano e verosimile, se non forse per qualche stereotipo che avremmo preferito evitare di incontrare sullo schermo. Anche qui. Sex Education 4 lascia aperti alcuni spiragli, forse in vista di futuri spin-off? Non lo sappiamo, ma intanto è bene attingere a quel che resta dell’insegnamento di questa serie, per qualunque età, e per qualche spunto sulla sessualità vissuta al giorno d’oggi.

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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