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Choose or Die: com’è il film horror Netflix

Choose or Die è disponibile nel catalogo Netflix.

Dall’incessante revival anni ’80 che Netflix continua a cavalcare, spunta Choose or Die, opera prima di Toby Meakins. Un’opera nata dalle ceneri di un progetto seriale (che avrebbe dovuto coinvolgere anche Ridley Scott) per la defunta piattaforma Quibi, che si aggancia esplicitamente all’immaginario analogico dell’epoca in maniera del tutto passiva, senza mai mettere in scena nessun guizzo narrativo o stilistico. Nonostante l’apporto alla causa di Asa Butterfield (protagonista de Il bambino con il pigiama a righe, Hugo Cabret e Sex Education, ma anche videogiocatore professionista e sviluppatore), Choose or Die termina la propria spinta inventiva e immaginifica già nell’incipit, quando in una sorta di dichiarazione d’intenti dell’intero progetto vediamo lo sprecato Eddie Marsan intento a giocare a Curs>r, misterioso videogioco testuale creato negli anni ’80 che sembra essere in grado di interagire con la realtà fuori dallo schermo.

Fra rimandi più o meno evidenti a Nightmare – Dal profondo della notte (con tanto di cameo vocale di Robert Englund), Brainscan – Il gioco della morte, Jumanji e The Ring, il regista ci porta poi sulla strada dei protagonisti Isaac (Asa Butterfield) e Kayla (Iola Evans), due appassionati di computer e programmazione che all’interno di un polveroso scantinato rinvengono una copia di Curs>r, scoprendo sia l’esistenza di un consistente premio in denaro (non ancora vinto) per chi riesce a completare il gioco, sia l’estrema pericolosità dello stesso. Le situazioni macabre che coinvolgono il protagonista di Curs>r hanno infatti dei collegamenti con la realtà, altrettanto pericolosi per i giocatori. A Kayla e Isaac non resta quindi che indagare sulle origini del videogioco, nel tentativo di salvare le loro vite e di porre fine a una sorta di maledizione apparentemente inarrestabile.

Choose or Die: anni ’80 e citazionismo nel nuovo horror Netflix

Choose or Die Netflix

Siamo ormai abituati alle opere puramente derivative, anche all’interno della stessa Netflix, ma Choose or Die lascia esterrefatti per l’approssimazione che caratterizza ogni suo aspetto. Dall’attrazione dei due protagonisti alla difficile situazione familiare di Kayla, tutti gli spunti più impegnati del soggetto sono vanificati dalla superficialità con cui vengono affrontati. A peggiorare le cose, il contesto sociale e culturale svaria in maniera confusionaria dagli anni ’80 al presente, con costumi e scenografie che sembrano invece provenire dagli anni ’90. Difetti che potrebbero anche essere perdonabili in presenza di un impianto narrativo solido e votato al puro intrattenimento, sulla scia di quanto visto in progetti analoghi come Stay Alive, Unfriended o Bedevil. Anche se non mancano i momenti gore, Choose or Die delude anche in questo caso, accartocciandosi su una trama sempre più contorta e assurda, che degenera inevitabilmente nel ridicolo involontario e nella cessazione della sospensione dell’incredulità dello spettatore.

Mentre ci si addentra nell’indagine sulle origini della maledizione, la trama vira sempre più velocemente verso il nonsense, vanificando anche lo spiazzante momento del rigurgito della pellicola da una bocca, unico spunto di riflessione sul contrasto fra il presente digitale e il passato analogico all’interno di un progetto costantemente indeciso sulla direzione da prendere. Fra mal sfruttati cenni alla vita dei protagonisti, didascaliche dinamiche basate sul senso di colpa e citazionismo un tanto al chilo, Choose or Die si dirige senza lasciare il segno verso il finale, che lascia tuttavia aperta la porta per un potenziale sequel.

Nell’attesa di conoscere le intenzioni di Netflix in proposito, resta la sensazione di essere di fronte a uno dei tanti prodotti usa e getta della piattaforma, che nello specifico avrebbe probabilmente beneficiato della forma del cortometraggio: non a caso, l’ambito da cui proviene Toby Meakins e il format che avrebbe dovuto contraddistinguere Quibi.

Brainscan - Il gioco della morte
  • Frank Langella, Edward Furlong, Ryder Smith (Attori)
  • John P. Flynn (Direttore)
  • Audience Rating: G (audience generale)

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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