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Sciame, la serie splatter Prime Video: ci sono più idoli che realtà

Quando la passione e l’ammirazione per un artista diventano culto, perfino fanatismo. Quando non esiste altra ragione di vita se non ambire a conoscere la cantante che da sempre è la tua preferita, dimenticando il resto di quanto ci possa essere al mondo. A ogni costo, anche della vita altrui e della legalità. La storia di Sciame, la nuova serie Prime Video sbarcata lo scorso 17 marzo, riesce a raccontare in maniera cruda e diretta la vita di una ragazza totalmente avviluppata dal turbine del folle fanatismo. Ma non senza difetti, e parecchi. Sarà bastato il riferimento a fatti non del tutto fittizi, da cui è stata tratta la sceneggiatura, e qualche (relativo) colpo basso all’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump? Vi raccontiamo la nostra opinione nel corso di questa recensione.

Sciame, quando Prime Video diventa fanaticamente splatter

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Dre, soprannome di Andrea Jackson, è una ragazza che nel 2016, dopo tanti anni, propone alla sorella maggiore di andare a conoscere la sua icona pop preferita Ni’jah, artista fittizia ma che potrebbe essere un mix tra Beyoncé e Rihanna. In sette episodi verso il concerto della cantante, a cui Dre non vede l’ora di assistere, succede davvero di tutto. L’ossessione per Ni’jah si vede fin dall’inizio, con la gestione da parte della ragazza di un fan account in suo onore, interagisce con i membri sempre in maniera entusiastica e guarda i video del suo idolo fino a tarda notte.

L’attenzione maniacale verso questi dettagli e il modo in cui Dre ribadisce con costanza la sua idolatria per Ni’jah sono elementi pericolosi, che non possono che condurre a un disastro dopo l’altro. Lei del resto fa parte dello “Sciame”, ossia il gruppo di fan della cantante che “pungono” coloro che non la apprezzano. E Dre non si farà alcuno scrupolo nel…”pungere”.

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Sin dal primo episodio sono evidenti i tratti thriller della serie, che mettono in evidenza l’instabilità mentale della ragazza, totalmente disinteressata a condurre una vita normale e a pensare di dover condividere tutto con la sorella, Marissa, proteggendola a volte come una madre. Questa sua protezione però è solo legata alla paura di restare sola, un timore che presto si concretizza. Definitivamente.

Una serie fastidiosa, ma non al punto giusto

Una serie strana e bizzarra, quella che Prime Video ci ha portato sullo schermo con Sciame, tanto quanto il suo formato. Ogni episodio dura dai 25 ai 35 minuti, un formato difficilmente sfruttato per questo genere di prodotto, ma che basta di sicuro a suscitare fastidio nello spettatore, anche in maniera non necessaria. Sciame poteva divulgare il suo messaggio di fondo in maniera molto più efficace, senza concentrarsi in maniera eccessiva sugli eccessi e la trivialità umana.

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Innanzitutto, ci viene spiegato poco e male il significato del ronzio che in determinati momenti popola la mente di Dre. Il rumore dello sciame di api che dà anche il titolo alla serie, e che poco a poco, ma con superficialità, viene raccontato nella serie. Inoltre, il motivo della morte di Marissa rimane poco credibile: un suicidio per l’ennesimo litigio con il ragazzo che frequentava? O addirittura perché Dre l’ha lasciata sola per una volta? Inspiegabile, considerando il carattere forte dimostrato dalla ragazza fin da subito.

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Non manca l’indagine voyeuristica sul rapporto altrettanto morboso e deviato che Dre ha con il cibo, sempre presente intorno a lei e nutrendosi in maniera scorretta e casuale, anche dopo aver compiuto un omicidio per la prima volta. Reato rimasto impunito, come altri a seguire e spesso fini a se stessi, ma la concatenazione di eventi sembra sempre senza un vero legame, un intreccio che fatica a sbrogliarsi anche a distanza di tempo tra una puntata e l’altra.

Uno sciame che punge solo in superficie

Le scelte narrative del nuovo prodotto seriale di Prime Video Sciame hanno dunque diversi difetti, a partire dalle soluzioni scelte che non sono sembrate favorevoli all’economia della narrazione e all’effettivo impatto che ha sullo spettatore. Sciame sa colpire, sa essere pungente, ma non come dovrebbe. La puntura è solo superficiale, il disgusto e il fastidio rimangono il tempo di una scena, lasciano turbati ma per la visione in sé del momento, non per il senso profondo di quanto ci viene raccontato, come avrebbe dovuto e potuto essere.

Sembra quasi che la regia di Donald e Stephen Glover, Adamma Ebo e Ibra Ake si sia più concentrata su aspetti scenici, come le inquadrature interessanti e dall’evidente cura tecnica, che sulla coerenza e sulla spiegazione di quanto viene mostrato. C’è violenza, tanta, troppa, soprattutto perché immotivata. Non si tratta più di una ragazza fanatica e chiusa nel suo mondo di idolatria per una cantante.

Diventa un soggetto con evidenti disturbi che alterano la sua stabilità mentale, circondata da altrettanti soggetti discutibili e con cui starà insieme solo per il tempo necessario. Il tempo per compiere un altro omicidio inspiegabile e non pianificato. La stessa perdita di coerenza si nota anche nel titolo dei singoli episodi, dove per i primi tre viene usato un nome singolo, evocativo e significativo, poi diventa una frase nei successivi. Una scelta che avrebbe richiesto continuità, almeno su questo fronte.

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Qualche piccolo spunto che riesce a diversificare, senza salvare in toto, la serie è in “Girl Bye”, il quinto episodio, dove non mancano nemmeno stavolta momenti di follia pura e dall’intensità estrema, uniti a un riferimento contro l’ex presidente Trump. Di cui però non vi vogliamo rivelare troppo in anticipo. Non un caso che si trovi proprio nell’episodio che Malia Obama, la primogenita dell’ex presidente USA, ha visto come co-sceneggiatrice. Una trovata non sufficiente per far riemergere una serie difficile da salvare. Come la sua protagonista.

La recensione di Sciame in pillole

La nuova serie di Prime Video, Sciame, non ci ha punto come avrebbe dovuto, o voluto. Racconta una storia dura e cruda, complessa, che indaga nei più bassi e triviali aspetti dell’uomo, legati sempre e comunque ai suoi impulsi. Dai bordelli, al cibo ingurgitato in qualsiasi occasione e senza senso, alla voglia di uccidere chiunque la pensi diversamente. Spiegare e giustificare le azioni di Dre semplicemente attraverso la via del fanatismo non ha senso fino a questo punto. Ci sono più idoli, che realtà a questo mondo, diceva Lacan. E questa teoria viene ampiamente dimostrata su Prime Video, dove però il significato profondo viene costantemente annacquato e lacerato da una scrittura poco coerente, ripetitiva, il cui ritmo in loop sembra seguire simbolicamente il circolo vizioso mentale che l’idolatria fanatica e cieca ha come preda la protagonista. Con un risultato però più vicino allo splatter puro che al senso di una psicosi pericolosa e di allerta a cui dovremmo essere condotti.

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