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Intelligenza artificiale a scuola di dati personali online: il Garante apre un’indagine

Per verificare l’adozione di misure di sicurezza

L’intelligenza artificiale generativa sta, simbolicamente, per compiere un anno. Sempre se vogliamo riferirci al 30 novembre 2022, data in cui è stato lanciato sul mercato ChatGPT.

Diciamo che in previsione di questa ricorrenza l’IA sta attraversando un periodo non proprio tra i più rilassanti. Basti pensare alle rivoluzioni e controrivoluzioni che in pochissimi giorni hanno investito OpenAI, azienda produttrice di ChatGPT: licenziamento di Sam Altman, sua probabile assunzione a Microsoft, lettera infuocata di buona parte dei dipendenti e reintegro lampo di Altman al timone della società.

E adesso arriva la notizia dell’apertura di un’indagine da parte del Garante, che vuole fare chiarezza sulla modalità di raccolta dati per addestrare gli algoritmi dell’IA. Di cosa si tratta?

Garante della privacy: indagine sulla raccolta dei dati personali per addestrare l’IA

La notizia è apparsa come comunicato stampa pubblicato nella giornata di mercoledì 22 novembre sul sito del Garante per la protezione dei dati personali, più noto come Garante della privacy.

Nel comunicato possiamo leggere dell’apertura di un’indagine sulla modalità di raccolta dei dati personali allo scopo di addestrare gli algoritmi dell’intelligenza artificiale. Più precisamente, “l’iniziativa è volta a verificare l’adozione di misure di sicurezza da parte di siti pubblici e privati.”

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Il webscraping e la sicurezza

L’indagine del Garante della privacy, insomma, ha come obiettivo quello di chiarire cosa facciano i siti Internet pubblici e privati per impedire una raccolta massiva di dati personali con cui far addestrare gli algoritmi di IA da parte di soggetti terzi.

È il fenomeno noto col termine inglese webscraping, attività con cui diverse piattaforme di IA, leggiamo sempre nel comunicato del Garante, “raccolgono, per differenti usi, enormi quantità di dati anche personali pubblicati per specifiche finalità (cronaca, trasparenza amministrativa ecc.) all’interno di siti internet gestiti da soggetti pubblici e privati.”

L’appello del Garante

L’ultima parte del testo è un appello rivolto a organismi e figure che a diverso titolo possono essere interessati all’argomento (associazioni di categoria, associazioni di consumatori, esperti e rappresentanti del mondo accademico) “affinché facciano pervenire i loro commenti e contributi sulle misure di sicurezza adottate e adottabili contro la raccolta massiva di dati personali a fini di addestramento degli algoritmi.”

Sono inoltre indicati un indirizzo mail al quale scrivere (webscraping@gpdp.it) e una data massima, sessanta giorni dalla pubblicazione del comunicato.

A seguito dell’indagine, il Garante “si riserva di adottare i necessari provvedimenti, anche in via d’urgenza.”

L’indagine del Garante e il Dsa

L’indagine del Garante della privacy si prefigge dunque l’obiettivo di chiarire se la raccolta dei dati dei clienti per l’addestramento degli algoritmi di intelligenza artificiale avvenga anche massivamente e senza il consenso dei diretti interessati.

Ciò violerebbe le disposizione del Digital Service Act (Dsa), in vigore da un anno ma ufficialmente operativo da agosto, che tra le altre cosa tutela proprio la privacy degli utenti online.

Il Garante della privacy e ChatGPT

Un precedente che molti lettori ricorderanno ha avuto luogo tra la fine di marzo e l’inizio di aprile.

Quando il Garante ha sospeso ChatGPT nel nostro Paese (ma in realtà è stata un’autosospensione proprio a seguito della denuncia del Garante) per due motivi: la mancanza di una chiara informativa sulle modalità di raccolta dei dati degli utenti (oltre che di una solida base giuridica per la raccolta massima dei dati stessi), e la mancanza di un filtro per la verifica dell’età degli utenti.

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La parola alle associazioni dei consumatori

Plaudono all’iniziativa del Garante le associazioni dei consumatori.

Massimo Dona, presidente dell’Associazione Nazionale Consumatori, dopo aver espresso la sua soddisfazione si auspica che “accanto a questa indagine conoscitiva sulla raccolta massiva di dati personali a fini di addestramento degli algoritmi, il Garante intervenga anche sull’uso che poi si fa di questi dati una volta raccolti.”

Il Codacons allarga il discorso: “Riteniamo che debbano essere del tutto banditi i sistemi di IA che potrebbero essere utilizzati in modo intrusivo e discriminatorio, con rischi inaccettabili per i diritti fondamentali dei cittadini, per la salute, la sicurezza, l’ambiente, la democrazia, lo stato di diritto come, ad esempio, la manipolazione dei comportamenti delle persone o di gruppi vulnerabili o il social scoring, la classificazione delle persone in base al loro comportamento o alle loro caratteristiche.”

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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