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Fallout 76, la prova dell’RPG post-apocalittico di Bethesda | Anteprima

Dopo aver messo le mani sulla B.E.T.A. per Xbox One, vi raccontiamo il nostro primo viaggio in Appalachia.

Nel momento esatto in cui vi scriviamo, un certo Red Dead Redemption 2 sta invadendo i negozi di tutt’Italia, dopo essere stato già acclamato unanimemente dalla critica internazionale. Insomma, uno dei titoli più attesi dell’anno è finalmente sbarcato su console, ma tocca ricordare che tra meno di tre settimane arriverà il turno di un’altra bramata produzione, quel Fallout 76 che potrebbe dare il benvenuto ai giocatori che avranno ormai spolpato l’avventura di Rockstar – o a coloro che, a malincuore, avranno rimandato i propri impegni da cowboy.

Certo, parliamo di due opere diametralmente opposte, e il nuovo capitolo della serie Bethesda propone una formula alquanto singolare, persino per gli standard del franchise di appartenenza. L’ultimo progetto di Todd Howard e soci prevede sì un altro gioco di ruolo post-apocalittico, ma legato stavolta a una persistente base online, da cui si innalzerà un’inedita componente multiplayer.

Volgendo lo sguardo al passato di Fallout, l’idea di un capitolo multigiocatore potrebbe sembrare a dir poco folle; dopotutto parliamo di una saga che ha fatto della parola singleplayer il suo trademark. Eppure, non è un caso se nel titolo di questo episodio troviamo ’76’ e non ‘5’: si tratta a tutti gli effetti di uno spin-off di Fallout 4 (2015) e – a detta dello stesso Howard – di un vero e proprio esperimento con cui Bethesda ci catapulterà in un vasto mondo di gioco interamente condiviso.

Il sottoscritto rientrava esattamente in quella (non proprio ristretta) cerchia di fan che guarda con forte scetticismo a Fallout 76 e alla sua natura da semi-MMO. Rientrava, perché la prima prova della B.E.T.A. su Xbox One mi ha offerto la possibilità di schiarirmi le idee e di trovare una risposta a gran parte dei dubbi che mi hanno tenuto compagnia sin dal reveal all’ultimo E3. Voglio allora raccontarvi il primo incontro con la grande scommessa di Bethesda e condividere con voi qualche impressione a caldo, in vista dell’imminente lancio previsto per il 14 novembre.

Reclamation Day: addio Vault 76

West Virginia, 2102. Sono passati 25 anni dall’olocausto nucleare che ha spazzato via la quasi totalità della popolazione degli Stati Uniti d’America: è la Grande Guerra, scoppiata e conclusasi il 23 ottobre 2077. Prima di scendere sul campo di battaglia per affrontare Cina e URSS, il governo americano aveva però progettato – con la preziosa collaborazione della Vault-Tec – una serie di rifugi sotterranei che avrebbero permesso all’umanità di sopravvivere e, un giorno, di tornare in superficie per “ricostruire”.

Tra questi troviamo il Vault 76, inaugurato nel 2076 in occasione del Trecentenario degli Stati Uniti. Secondo i piani, il vault avrebbe riaperto le sue porte vent’anni dopo il disastro nucleare, ma ci sono voluti cinque ulteriori anni per permettere ai suoi ospiti di rivedere la luce: è il Reclamation Day, evento che celebra l’abbandono del vault e il punto di contatto originale con il mondo esterno.

I fan più attenti avranno già dedotto che Fallout 76 rappresenta il capitolo più vicino agli eventi che hanno infine plasmato la temibile Zona Contaminata. Un dettaglio da tenere a mente, dal momento che giustificherà la presenza dei soli superstiti del Vault 76 nel mondo di gioco e la totale assenza di personaggi non giocanti (NPC). Esatto, non potremo intrattenere dialoghi con figure che non siano robot o terminali, i quali si limiteranno a guidarci nelle centinaia di quest a cui prenderemo parte.

Tornando alla nostra esperienza da inquilini del Vault 76, dopo esserci risvegliati nella nostra stanza siamo stati immediatamente accolti dall’editor del personaggio, il quale ci permette di dare un volto (e un nome) al nostro alter ego. Ritorna qui il medesimo sistema introdotto in Fallout 4, che qui presenta qualche opzione aggiuntiva per una personalizzazione più stratificata, ma senza stravolgimenti.

A lavoro ultimato saremo invitati ad abbandonare il vault, come previsto dal programma del Reclamation Day, ma non prima di aver curiosato un po’ in giro. Notiamo così che all’interno del Vault 76 l’interazione con l’ambiente circostante è ridotta al minimo, concedendoci le sole possibilità di scambiare due parole con i Mister Handy che ci sorvegliano e di avviare un paio di terminali – tra cui uno molto importante ai fini della trama; non sarà dunque possibile rovistare in cerca di preziose risorse e toccherà ‘accontentarsi’ di una piccolissima manciata di oggetti offerti dai cartonati sparsi per il vault. Questi fungeranno da tutorial, illustrando le regole fondamentali per la sopravvivenza nel mondo esterno ed elargendoci un kit C.A.M.P., necessario per la costruzione delle nostre basi.

Passerà appena una decina di minuti prima di varcare l’uscio del Vault 76 e dirigere lo sguardo verso l’incantevole paesaggio che ci si parerà davanti: siamo arrivati, West Virginia.

Benvenuti in Appalachia

Alla vista del mondo di gioco la prima reazione è stata senz’altro positiva: si percepisce sin da subito l’apparente vastità dell’Appalachia e la varietà che contraddistingue la conformazione del suo territorio, letteralmente dominato dalla natura. Sul fronte visivo quest’aspetto si riflette in una predominanza della vegetazione, la quale ricopre una generosa percentuale di ciò che vedremo sullo schermo – mettendo in evidenza anche i primi difetti grafici, come osserveremo; anche il sonoro fa la sua parte, riproducendo realistici effetti ambientali e accompagnandoli talvolta con il tema musicale.

Quando ci saremo ormai addentrati nel cuore della regione avvisteremo le prime strutture, ovvero quei pochi edifici sopravvissuti ai bombardamenti nucleari e in cui incontreremo androidi e robot di servizio, se saremo fortunati. Come anticipatovi, questi non faranno altro che fornirci indicazioni sulle nostre missioni o ricoprire il ruolo di mercanti per lo scambio di oggetti; al resto ci penseranno i terminali, dai quali abbiamo attivato alcune quest e riscattato le relative ricompense.

I primi incarichi consistono nel recupero di alcune casse di scorte disseminate nei pressi dello stesso Vault 76. Toccherà poi alle quest dei Soccorritori, la prima fazione con cui entreremo in contatto, che richiederanno il consueto recupero di risorse, l’analisi delle acque di un piccolo corso d’acqua e l’immancabile eliminazione di una serie di bersagli, più o meno ostici. Fin qui nulla di nuovo. Decidiamo allora di assemblare una corazza e un paio di bocche da fuoco mediante il solito (e sempre validissimo) sistema di crafting e di fiondarci direttamente nell’azione.

Abbiamo così sperimentato un’altra grande novità di Fallout 76: il sistema S.P.A.V.. Marchio di fabbrica della serie, quest’originale meccanica ci permetteva di rallentare l’azione per indirizzare il mirino verso il nemico e selezionarne gli arti da attaccare, debilitandolo e infliggendo colpi critici. La componente strategica dello S.P.A.V. viene completamente stravolta con la rimozione dell’effetto rallenty e l’aggiunta di un sistema di puntamento in tempo reale che faciliterà i colpi senza mira. Una scelta che non mi ha fatto particolarmente impazzire, ma che, riconosco, potrebbe avvantaggiare non poco gli estimatori dell’azione corpo-a-corpo – e, perché no, dar vita ad una prima, promettente build.

A tal proposito, è stato decisamente più interessante approcciarsi al nuovo schema dei Talenti. Anche lo S.P.E.C.I.A.L. cambia volto, rinunciando al tradizionale albero di perk a favore di un sistema di carte collezionabili: a ogni carta corrisponderà un’abilità, che a sua volta farà capo a una delle sette caratteristiche del nostro personaggio (Forza, Percezione, Resistenza, Carisma, Intelligenza, Agilità e Fortuna). Questa ‘nuova’ meccanica si incastra alla perfezione nel nuovo contesto multiplayer di Fallout 76, stabilendo una più equa distribuzione delle skill tra i membri di uno stesso party e limitando quell’eccessiva versatilità di cui potevamo disporre nei precedenti episodi – almeno ai livelli più alti.

Non andranno ignorate le abilità legate alla mera sopravvivenza e, dunque, alla resilienza del nostro personaggio e alla sua capacità di adattarsi al mondo in cui si ritrova: qui sarà necessario forzare delle serrature, accedere a dei terminali protetti, rimediare del cibo ed evitare possibili avvelenamenti da radiazioni, il tutto prestando attenzione agli innumerevoli pericoli che ci circonderanno. Il solo fatto di aver eseguito tutte queste azioni – e molte altre – in queste pochissime ore di beta testing vi lascia comprendere la grandezza dell’Appalachia e la mole di attività che intratterranno i suoi visitatori.

Superstiti fantastici e dove trovarli

Ironico: appena usciti dal bunker antiatomico sono stato ‘accolto’ da un altro giocatore, un utente che si era fermato ad ammirare le terre circostanti dall’altura. Ovviamente nulla di tutto questo era previsto, ma ho colto questa chance per interagire con il nostro nuovo amico tramite la ruota delle emoticon – o presunte tali: con queste potremo salutare gli altri avventurieri, invitarli a compiere determinate azioni o, più semplicemente, esprimere uno stato d’animo. Oltre ad essere ben animate, queste ‘reaction’ si sono dimostrate molto utili per rimpiazzare la temporanea assenza di una chat vocale.

Purtroppo ho dovuto presto salutare il mio amico, rimasto ormai imbambolato con lo sguardo rivolto al panorama; non sono mancate però altre occasioni per socializzare con la popolazione di Fallout 76.

Una popolazione scarna, perché il gioco prevede l’inclusione di una limitata quantità di giocatori all’interno della stessa mappa, i quali potranno partecipare insieme a qualsiasi attività dell’Appalachia – fatta eccezione per quelle che hanno luogo all’interno del Vault 76. Avvicinandoci all’avatar di un altro utente avremo due opzioni: scambiare gli oggetti contenuti nei rispettivi inventari o invitarlo nel nostro team; sarà in quest’ultima modalità che potremo condividere la nostra quest con il compagno di squadra, incluse le ricompense previste dalla missione.

Ammetto di aver preferito agire in solitaria per gran parte del test, ma non potevo esimermi dalla prova dei famigerati Eventi pubblici. Proprio come accadrebbe in un più popolare Destiny, queste missioni compariranno in determinati punti della mappa per ospitare una certa quantità di giocatori, ai quali verrà proposto un incarico leggermente più complesso rispetto alla norma: in Fallout 76 si dovrà sopravvivere a orde di nemici, farne fuori diversi per raccogliere materiali specifici o proteggere un luogo d’interesse. Nella mia prova ho potuto partecipare a tre eventi, uno dei quali giocato completamente in singolo – e per il quale, infatti, è stato impossibile completare l’obiettivo.

Tra parentesi, una qualche sorta di bug di questa B.E.T.A. non mi ha permesso di unirmi ai party degli altri giocatori, né tantomeno di invitarli al mio; sono stato così costretto a seguire un altro avventuriero dopo aver scambiato qualche chiacchier- emoticon, limitandoci però alla sola esplorazione.

Questo è quanto avvenuto durante il primo incontro con la componente PvE/co-op di Fallout 76, eppure è ancora troppo poco per poter giudicare l’efficacia di questo inedito sistema. Ora come ora, questa soluzione potrebbe persino risultare un ostacolo nei confronti della stessa narrazione, una storia che verrà raccontata esclusivamente tramite i numerosi olonastri scovati nell’Appalachia e vari documenti di testo, come lettere e note salvate nei vari terminali. Come potremo dedicarci all’ascolto o alla lettura di queste informazioni se saremo in costante compagnia di un amico?

A generare ulteriori dubbi ci pensa anche la modalità PvP, quella che ci spingerà ad affrontare gli altri giocatori connessi al server. Una volta raggiunto il Livello 5 potrete sfidare un altro superstite, attaccandolo per primo e attendendo un eventuale contrattacco: solo in tal modo inaugureremo un duello che si concluderà con il nostro trionfo o con la morte, con la conseguente perdita di Tappi. Personalmente non ho avuto il piacere di provare questa meccanica, ma la modalità sembra fin troppo ‘generosa’ nei confronti dei perdenti, limitando le possibili penalità in caso di sconfitta.

Con ogni probabilità, a rendere più appetibile il multiplayer competitivo ci penserà il famigerato sistema di taglie. Azzerando la salute di un avversario che non risponderà ai nostri attacchi verremo marchiati come Ricercati: un’icona sulla mappa segnalerà la nostra presenza ai giocatori nelle vicinanze, che potranno guadagnare una ricompensa in Tappi dalla nostra eliminazione; una penalità aggiuntiva prevede un consistente debuff temporaneo del criminale. Soluzioni eccessive? Io le trovo a dir poco intriganti, ma rimanderemo tale analisi alla prossima prova.

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Pasquale Fusco

A metà strada tra un nerd e un geek, appassionato di videogiochi, cinema, serie TV e hi-tech. Scrivo di questo e molto altro ancora, cercando di dare un senso alla mia laurea in Scienze della Comunicazione e alla mia collezione di Funko Pop.

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