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Vezua, la risposta italiana (e green) ad Amazon

Il marketplace globale ecosostenibile nasce dall’idea dei due giovanissimi Giulia Faleri e Francesco Salvi. La nostra intervista esclusiva a Salvi

Nell’ottobre del 2020 è nato Vezua, il marketplace green ideato dai giovani imprenditori Giulia Faleri e Francesco Salvi. Si tratta di un luogo virtuale in cui chi vende e acquista crea valore sociale e ambientale.

Scopriamo come, vendendo o acquistando prodotti ecosostenibili su Vezua, si possono realizzare ecosistemi forestali visitabili.

Cos’è Vezua

La mission di Vezua, che campeggia su sito ufficiale, è meritoriamente ambiziosa: trasformare il commercio in un atto che crea valore sociale e ambientale.

Su Vezua, come in ogni marketplace, si possono vendere o acquistare prodotti. In che modo?

fondatori Vezua
Giulia Faleri e Francesco Salvi, fondatori di Vezua

Vendere su Vezua

Possono aprire un negozio online su Vezua aziende, professionisti, commercianti e realtà locali ecosostenibili. I parametri di ecosostenibilità variano a seconda del settore commerciale, e possono andare dal chilometro zero alla qualità dei materiali di cui si compongono i prodotti. Ci sono tuttavia delle norme comportamentali che devono essere rigidamente seguite da tutti i venditori, come per esempio l’assoluta estraneità a ogni tipo di sfruttamento dei lavoratori.

Il team di Vezua controlla accuratamente ogni profilo dei venditori e la qualità di tutti i prodotti. Gli acquisti sono monitorati e i pagamenti vengono gestiti attraverso il software Stripe, per tutelare gli utenti dalle frodi.

Acquistare su Vezua

Chi acquista ha la possibilità di sostenere realtà e professionisti ecosostenibili di tutto il mondo. Per favorire gli acquisti locali, con tutti i benefici che ne conseguono in termini di impatto ambientale, ogni volta che si cerca un prodotto (o un servizio, o un professionista), le prime ad apparire tra i risultati saranno le realtà più vicine all’utente.

Su Vezua gli acquisti si fanno direttamente dalle realtà e dai professionisti ecosostenibili locali di tutto il mondo, in modo che essi si possano espandere a livello globale.

logo vezua

Intervista a Francesco Salvi

La breve chiacchierata telefonica con Francesco Salvi, trentunenne cofondatore di Vezua assieme alla ventitreenne Giulia Faleri, inizia proprio da qui.

E cioè da una precisazione semantica: Vezua non è un e-commerce (luogo virtuale in cui un’azienda vende i propri prodotti) bensì un marketplace (un luogo d’incontro tra i venditori e i compratori).

Non solo vendere e acquistare

Salvi mi fa poi sapere che, da qualche tempo, su Vezua c’è una funzionalità aggiuntiva: le realtà ecosostenibili possono essere presenti anche tramite annunci (solo se conformi anch’essi a precisi standard di ecosostenibilità), e non necessariamente inserendo uno shop coi propri prodotti.

Vezua: il nome, la nascita, lo staff

L’evocativo nome Vezua è in qualche modo il riflesso del suo spirito globale: si tratta infatti di una quasi italianizzazione, con l’aggiunta della a finale, di due vocaboli foneticamente simili. E cioè vez, che in spagnolo significa tempo, e vezu, che in bosniaco vuole dire unione.

Il marketplace è online dall’ottobre del 2020, e nasce come progetto di O2Forest, startup innovativa sorta nel gennaio del 2019 nell’incubatore Impact Hub.

Oggi i due giovani e temerari fondatori hanno ampliato lo staff, che comprende – mi spiega Francesco – quattro tecnici che gestiscono il marketplace, un paio di addetti al marketing, un legale e un perito edile.

Il principio guida della sostenibilità

Salvi mi dice poi che Vezua non è il risultato degli studi dei due giovani fondatori, bensì l’approdo della loro comune passione. E per dimostrarmi quanto il concetto pervada l’intera operazione, Salvi aggiunge che lo stesso marketplace è stato creato basandosi esclusivamente su codici. E soprattutto che i server sono alimentati unicamente da energie rinnovabili.

vezua terreno
Il primo terreno di circa un ettaro acquistato grazie al progetto Vezua (Monteroni d’Arbia, Siena)

Vezua e gli ecosistemi di foreste

Francesco Salvi mi parla infine dell’aspetto forse più avvincente del progetto Vezua.

Parte dei ricavi generati dal marketplace saranno utilizzati per acquistare terreni in cui si ricreeranno ecosistemi di foreste e si favorirà l’impollinazione. Salvi si sofferma sul concetto di acquisto dei terreni: solo così sarà possibile garantire nel lungo periodo la permanenza e la tutela (nonché la visitabilità gratuita) di flora e fauna.

Il giardino boschivo Vezua, così viene chiamato l’ecosistema forestale, è rappresentato da una fusione tra bosco e giardino fiorito. Sarà cioè un’area esplorabile priva di percorsi prefissati, in cui uomo e natura si trovano a stretto contatto senza eccessiva invasività del primo sulla seconda. Un luogo accogliente sia per gli animali impollinatori che per altri animali selvatici, che potranno sostenersi grazie ai vari tipi di piante.

L’anticipazione

E come in ogni intervista esclusiva che si rispetti, il cofondatore di Vezua mi rivela – poco prima dei saluti – che l’azienda sta lavorando a un proprio marchio di calzature ecosostenibili, prossimamente online. E di cui vi parleremo.

La sensazione è che il connubio tecnologia-ecosostenibilità non solo sia possibile, ma sia semmai l’unica via percorribile in futuro.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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