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Odio il Natale: com’è la serie Netflix con Pilar Fogliati

Odio il Natale è disponibile da oggi su Netflix.

Un po’ Bridget Jones e un po’ Fleabag, con un tocco sbarazzino e autoironico conferito dalla sorprendente protagonista Pilar Fogliati. Stiamo parlando di Gianna, infermiera trentenne al centro di Odio il Natale, serie originale Netflix disponibile da oggi sulla piattaforma. Come tante sue coetanee, Gianna è alle prese col peso delle aspettative sociali, che soprattutto nel periodo natalizio la spingono a mettere su famiglia. Anche se Gianna non è in cerca del suo Pigmalione, come la protagonista dell’omonima canzone di Rino Gaetano, dopo l’ennesima punzecchiata da parte della sua famiglia fa una promessa decisamente azzardata, cioè quella di presentarsi alla cena della vigilia con il suo nuovo fidanzato. Peccato che al momento questo fidanzato non esista; ma ci sono ben 24 giorni per trovarlo.

Odio il Natale è un remake della serie norvegese Natale con uno sconosciuto (anch’essa disponibile su Netflix), manifesta base sia per l’intreccio che per svariati dialoghi. Le sceneggiatrici Elena Bucaccio, Viola Rispoli e Silvia Leuzzi (tutte provenienti dalla fiction) riescono però nel non facile intento di dare vita a un prodotto fresco e godibile, che strizza l’occhio a quella Generazione Y spesso coccolata ma non sempre rappresentata da Netflix e per certi versi supera la serie originale. Merito dell’ambientazione a Chioggia e Venezia, che ben si sposa con l’animo malinconico ma incrollabile di Gianna, di efficaci personaggi secondari (come le confidenti della protagonista, interpretate da Beatrice Arnera, Fiorenza Pieri e Cecilia Bertozzi) e soprattutto della già citata Pilar Fogliati, che si carica letteralmente la serie sulle spalle, dimostrando carisma e innata simpatia. A differenza di tante promesse non mantenute del nostro cinema, lei è qui per restare.

Odio il Natale: il disagio esistenziale e sentimentale dei millennials nella nuova serie Netflix

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Cr. Erika Kuenka/Netflix © 2022

Il più evidente debito nei confronti della già menzionata Fleabag è indubbiamente il frequente sfondamento della quarta parete da parte di Gianna (assente in Natale con uno sconosciuto), che nel corso dei 6 episodi che compongono la prima stagione di Odio il Natale instaura un rapporto complice e giocoso con gli spettatori, invitandoli a scoprire insieme a lei il mistero del suo invitato alla cena della vigilia e soprattutto a comprendere il suo punto di vista ribelle e anticonformista sui rapporti sentimentali.

Come accennavamo poc’anzi, l’altra carta vincente di questa godibile serie italiana Netflix è l’insieme di amiche e parenti che circonda Gianna, meglio caratterizzato e più sfaccettato rispetto alla serie originale e soprattutto funzionale al percorso esistenziale della protagonista. A emergere in questo senso sono in particolare l’amica e coinquilina Titti (Beatrice Arnera), donna intraprendente, indipendente e sicura di sé; la sorella Margherita (Fiorenza Pieri), che simboleggia le imperfezioni e le problematiche che affliggono anche le persone apparentemente risolte e quadrate; l’amica Caterina (Cecilia Bertozzi), che rappresenta invece lo spirito più puro, ingenuo e fragile con cui ci si può approcciare ai rapporti sentimentali.

Punti di riferimento umani e morali fra cui ondeggia Gianna, che nel corso della ricerca di un estemporaneo compagno impara a conoscere meglio se stessa, la sua famiglia e il suo rapporto con gli inevitabili saliscendi della vita.

Aspettando la seconda stagione

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Beatrice Arnera, Fiorenza Pieri, Pilar Fogliati e Cecilia Bertozzi. Cr. Erika Kuenka/Netflix © 2022

Odio il Natale riesce a intercettare il sentimento di una generazione, costantemente in bilico fra aspettative, aspirazioni personali e un mondo in continuo mutamento, in cui è facile trovarsi spiazzati. Un sentimento che emerge dal continuo girovagare fra speranza e rassegnazione di Gianna, dal suo approccio ad anacronistici luoghi comuni e dal suo modo di utilizzare la cultura pop come unica bussola morale e sentimentale (spassosi in questo senso i riferimenti alle commedie romantiche e le riflessioni sulle canzoni Gianna e Margherita).

Non mancano passaggi rivedibili (le reazioni fin troppo pacate a disastri provocati da amiche) e si percepisce costantemente l’approccio fin troppo bonario e consolatorio al disagio esistenziale, sociale e lavorativo che accomuna molti trentenni di oggi. Nonostante ciò, con Odio il Natale Netflix riesce a dare vita a un prodotto italiano di buona qualità e dalla scrittura intelligente, capace di parlare a diverse fasce di pubblico e di esaltare le ambientazioni nostrane. Dopo il thriller soprannaturale Curon, i teen drama Baby e Summertime e il toccante dramma ospedaliero Tutto chiede salvezza, l’Italia della serialità dimostra di potersi confrontare anche con un genere tutt’altro che semplice come quello della commedia romantica.

Fra crisi di identità, solidarietà familiare e amicale e parabole di formazione sentimentale, Odio il Natale si rivela una scommessa vinta, capace di imprimere una virata ironica e leggera al materiale di partenza senza perdere in qualità, e di lasciarci con la voglia di continuare a scoprire il favoloso e bizzarro mondo di Gianna in un’auspicabile seconda stagione.

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Cr. Erika Kuenka/Netflix © 2022
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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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